11/10/2025
da Remocontro
Macron ‘rischia tutto’, reincarica Lecornu a formare il governo dei sacrifici perché la Francia non vada in fallimento. Il rinominato primo ministro dopo 4 giorni dalle dimissioni, ri-accetta: ‘Voglio un governo non imprigionato dai partiti’. Votato da chi? Se cade nuovamente, questa volta ad andarsene toccherebbe a Macron.
Macron d’azzardo, Lecornu ci ripensa
Prime sentenze: i Republicains hanno deciso di non partecipare al governo, salvo garantire di volta in volta supporto esterno. «In questa fase, non sussistono la fiducia e le condizioni affinché Les Républicains partecipino al governo». Al mercato del voto, provvedimento su provvedimento. E così sarà anche per altri interlocutori politici, dall’aria che tira a Parigi. Con Macron che reincaricando Lecornu, per un secondo mandato di governo, rischia di aggravare ulteriormente la crisi politica transalpina. Se cade nuovamente Lecornu, a rischio l’Eliseo.
Crisi della Quinta Repubblica francese
Ancora il 39enne ‘astro nascente di Ensemble’, per partire dalla coalizione di minoranza tra centristi e gollisti di centrodestra e negoziare quella ‘piattaforma d’azione’ di cui lo stesso Lecornu ha richiamato la necessità mercoledì. E ora per il due volte premier, «dopo il primo governo della durata di un ciclo lunare», ironizza Andrea Muratore su InsideOver, «dovrà avviarsi una missione ancora più complessa». Primo pericolo, in casa del centrodestra a cui Lecornu e Macron appartengono.
Rischio dello sganciamento degli alleati
Il centrodestra repubblicano è spaccato in più tronconi, tra chi punta sulla rottura della coalizione per sganciarsi dagli oneri pesanti che attendono il futuro governo e preparare la corsa alle presidenziali del 2027, e i fautori della continuità all’esecutivo, che hanno maldigerito il primo stop a Lecornu per una questione formale di ministeri. Personalismi pesanti ieri a probabili anche domani, la vera spada di Damocle su qualsiasi governo di minoranza riuscirà e partorire Lecornu.
Tutti a farsi i conti su politiche e presidenziali
Rischio elezioni politiche nella rabbia popolare montante, o presidenziali dopo la caduta di Macron? Chi sarebbe disposto a mettere la faccia su un governo a rischio con la partita dell’Eliseo alle porte? Peggio: Lecornu deve dare priorità a una legge finanziaria che eviti a Parigi l’esercizio provvisorio e un nuovo avvitamento del debito pubblico senza i numeri e con il rischio di una mozione di censura all’Assemblea Nazionale. Il Rassemblement National di Marine Le Pen ha già annunciato che intende censurare Lecornu, e lo stesso hanno detto da sinistra La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e il Partito Comunista «saldando i due lati di una tenaglia radicale che schiaccia i centristi»
Il sentiero stretto della manovra
«Restano ecologisti e socialisti, che il mese scorso hanno affossato François Bayrou, ma le richieste sono alte: chiedono lo stop alla riforma delle pensioni e più spesa sociale a fronte di una prevista manovra che prevede una dolorosa austerità per tutta la Francia (meno le forze armate)», sottolinea Adrea Muratore. Tempi stretti: linea guida di manovra da depositare al Parlamento entro il 15 ottobre, e tutti i nodi al pettine. Questo vuol dire che allora tutti i nodi verranno al pettine. Compresa ‘la censura del governo mai nato’, e sostanziale richiesta di dimissioni del presidente Macron.
Censura al governo e colpo al Presidente
«Non abbiamo assolutamente alcun accordo sulla non censura», ha detto Pierre Jouvet, segretario generale del Partito Socialista, mentre il portavoce rincara la dose: «Macron sta insultando il popolo francese stasera. Insiste e firma con questa provocazione estrema, aggravando la crisi politica». Anche la leader dei Verdi ha picchiato duro: «Non vedo alcun argomento per non censurare il nuovo governo. «Lecornu rischia di essere dunque mandato allo schianto mentre il falò delle vanità del macronismo rischia di consumare un intero progetto politico.
Le Monde e l’arcipelago politico Francia
‘Le Monde’ sulle difficoltà del primo ministro di gestire una ribalta frantumata e caotica. «Le possibilità di formare un nuovo governo capace di incassare una manovra di successo sono remote. E ancor più complesse quelle di poter consolidare il fronte moderato mentre le presidenziali del 2027 si avvicinano e i due partiti più radicali oramai sono sostenuti dalla metà dell’elettorato:
i sondaggi danno Jordan Bardella al 34-35% e Jean-Luc Mélenchon al 13-14% in virtù dell’opposizione senza quartiere al macronismo. Progetto politico ormai in totale blocco e senza prospettive se non quella di forzare un tentativo di governare andando in direzione ostinata e contraria a un popolo francese che l’ha da tempo sfiduciato».