ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Riaperto l’azzardo delle tariffe energetiche

Riaperto l’azzardo delle tariffe energetiche

Si gioca forte ma vince sempre il banco. Perde l’Europa e i suoi Stati più vulnerabili, come l’Italia. La chiusura dei flussi di gas russo attraverso l’Ucraina tradotta in soldi. Nostri. La Commissione Ue prova a rassicurare: «l’impatto sull’approvvigionamento sarà limitato», ma non parla dei rincari che stanno già piombandoci addosso. Ma è bastata la notizia e il prezzo del gas è schizzato ai massimi di 50 euro a megawattora, + 25% in una settimana.

Problema non di forniture ma di prezzi

Come sostengono molti analisti, in questo momento nell’Unione Europea non c’è un problema di forniture ma solo di prezzi. In pratica, imprese e soprattutto i cittadini devono fare i conti con la speculazione finanziaria. Per uscire dalla dipendenza dal gas russo l’UE ha dovuto ricorrere in misura sempre maggiore alle forniture via nave di Gnl, il gas liquefatto che costa di più di quello naturale via tubo. E non a caso, gran parte dell’aumento proviene dal gas degli Stati Uniti, il cui prezzo si è impennato proprio per effetto delle notizie del blocco operato in Ucraina.

Non ‘domanda-offerta’ ma scommesse rialziste

Questo non dipende dalle condizioni della domanda e dell’offerta reali, ma dall’infinita mole di scommesse rialziste realizzate sui contratti di compravendita. Stiamo parlando dei futures, ovvero di prodotti finanziari che hanno la funzione principale di coprirsi da eventuali fluttuazioni di prezzo tramite un contratto, valido fino alla consegna della merce. Una pratica in uso da tempo, lecita e comprensibile, nel commercio internazionale. Tuttavia, vi è anche una funzione speculativa, per cui degli operatori acquistano e cedono futures con l’unica finalità di trarne profitto, scambiando i titoli prima della scadenza.

Vittime delle speculazioni

Le vittime designate della speculazione sono cittadini e imprese europee. Quest’ultime da ormai due anni acquistano energia elettrica a prezzi fino a tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti. Il che erode ulteriormente la competitività delle industrie energivore, come per esempio i settori dell’ alluminio, acciaio, prodotti chimici e cemento. L’energia nella UE costa tre volte che negli USA e questo ne sta distruggendo la competitività. Un’altra componente aggiuntiva del costo dell’energia è rappresentato dalle tasse che gli Stati applicano sui costi accessori della fornitura

Tasse indirette e clientelari

In UE le tasse sull’energia sono stabilite individualmente dai singoli Paesi, dove l’UE non ha giurisdizione. Al costo della speculazione finanziaria si aggiunge quindi il peso di quel  groviglio di interessi lobbistici che un limitato numero di grandi aziende di distribuzione di energia hanno con la politica. Un esempio concreto ce lo offre l’Italia e lo segnala Federico Fubini su Corriere Economia. La legge di bilancio ha inserito in extremis una proroga ventennale delle concessioni sulla distribuzione elettrica al dettaglio che prevede l’addebito al consumatore di una quota degli investimenti che queste aziende effettuano.

Sconto semi perpetuo in corso d’opera

Non ci sarà alcun bisogno per gli attuali concessionari di confrontarsi con altre offerte, come era invece previsto dalle liberalizzazioni fatte all’epoca dal ministro Bersani, nei primi anni 2000. La distribuzione dell’energia elettrica, gestita da pochissimi, vale circa 15 miliardi all’anno di fatturati e un vasto margine di 7-8 miliardi l’anno (al lordo di tasse, interessi passivi, svalutazioni). Quelle lucrose concessioni, in manovra, vengono riassegnate dallo Stato agli attuali titolari per altri vent’anni senza neanche aprire ad altri potenziali aspiranti. Qualcuno poteva offrire investimenti più efficienti e prezzi più bassi. Ma non lo sapremo mai.

Commissione Ue distratta o complice?

E la Commissione europea zitta. In sintesi, il capitalismo speculativo arricchisce i monopoli finanziari e impoverisce i consumatori. L’intreccio di interessi tra politica e affari completa, o forse sarebbe il caso di dire integra, l’opera.

09/01/2025

da Remocontro

Valerio Sale

share