27/11/2025
da Remocontro
Più si va avanti, col guazzabuglio di trattative intorno alla guerra ucraina, e maggiori diventano le perplessità. Tecnicamente si procede per ‘prova ed errori’. A casaccio. L’Occidente è clamorosamente spaccato, con gli Stati Uniti da un lato, lanciati all’inseguimento della pace, e l’Europa dall’altro, che frena disperatamente tutti gli sforzi di Trump. Ognuno ha degli interessi ‘prioritar’ da salvaguardare. E quelli di Washington non sono quelli dell’Europa dove, per giunta, le posizioni dell’E3 (Germania, Regno Unito e Francia) divergono da quelle di molti altri Paesi.

Ucraina termometro dell’ordine globale
Ieri ha straparlato la tedesca Von der Leyen. La quale essendo stata Ministra della Difesa di Grosse Deutschland, si intende più di guerra che di pace. Su di lei abbiamo già detto abbastanza. Ci vogliamo occupare, invece, di un altro personaggio che a Bruxelles spopola. Non è una questione di nazionalità. Ma aver nominato l’estone Kaja Kallas Commissario agli Esteri dell’Unione Europea ha significato solo cercare rogne. Cioè alzare ulteriormente la tensione internazionale. Col curriculum (e col carattere) che si ritrova, Kaja dovrebbe fare l’attivista nei cortei. Altro che ‘Alto rappresentante UE’, non scherziamo. Ieri ha dato ai giornalisti altre dichiarazioni che, lette fra le righe, sono abbastanza incendiarie. «Kallas – scrive il Guardian – ex Primo ministro dell’Estonia – ha affermato che tutti hanno accolto con favore l’impegno degli Stati Uniti per la pace», prima di presentare un’analisi del conflitto che si discostava notevolmente dalla visione del mondo che informava il piano in 28 punti. «Al momento non vediamo alcun segnale che la Russia sia pronta per un cessate il fuoco», ha affermato. «Dobbiamo ancora passare da una situazione in cui la Russia finge di negoziare a una situazione in cui deve negoziare. Ci stiamo arrivando», ha aggiunto, riferendosi al ‘fallimento’ dell’offensiva estiva russa e all’impatto delle sanzioni occidentali sull’economia russa.
- «Anche l’idea che l’Ucraina stia perdendo è del tutto falsa. Se la Russia potesse conquistare militarmente l’Ucraina, lo avrebbe già fatto. Putin non può raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia, quindi cercherà di negoziare per ottenerli». Ha affermato che nell’ultimo secolo la Russia ha attaccato più di 19 Paesi, alcuni dei quali anche tre o quattro volte. «Quindi, in qualsiasi accordo di pace, dobbiamo concentrarci su come ottenere concessioni dalla parte russa, affinché cessi definitivamente l’aggressione e non cerchi di modificare i confini con la forza». Beh, in pratica la signora propone che tutto torni come prima. Dopo un milione di morti. Ma che piffero la tengono a fare a Bruxelles?
Quello che l’Europa non capisce
La diplomazia europea, le sue vedute strategiche e tutto il corollario della sua geopolitica sono influenzati da un presupposto sbagliato. Anzi, da una percezione che ormai ignora lo scorrere della storia. Non ci si è accorti, che l’asse principale di interesse politico ed economico del pianeta si è spostato velocemente, verso l’Indo-Pacifico. E lì che cresce e si sviluppa la nuova grande contrapposizione globale: tra Washington e Pechino. Trump ha fretta di chiudere il bubbone ucraino e di concentrarsi, con uomini, mezzi e risorse, sulla vera guerra mondiale (per ora solo economica) con la Cina. Uno scontro inevitabile. Un gioco quasi da ‘Grand strategy’ ottocentesca, ma clamorosamente evidente, da cui l’Europa rischia di uscire con le ossa rotte. Perché, comunque vada, Trump la guerra in Ucraina la deve chiudere. Merz, Macron e Starmer, ognuno preso dai propri impicci nazionali, se ne devono fare una ragione. Evitando di scaricare in politica estera le frustrazioni di una governance nazionale, che lascia gran parte della popolazione insoddisfatta. E la faraonica politica di riarmo che fine fa?
Merz e la battaglia di retroguardia
Certo, diceva qualcuno, a pensare male si fa peccato, ma molte volte si azzecca la verità. Ora, tra i più feroci nemici della proposta di pace trumpiana, come già avvenuto negli ultimi mesi, si è distinto il Cancelliere tedesco Friedrich Merz. Si tratta di un politico chiaramente inadeguato a interpretare il ruolo che fu di figure prestigiose come Willie Brandt, Helmut Kohl e Angela Merkel. Un burocrate che ritiene (come la Von der Leyen) la politica di riarmo (con i soldi dei contribuenti) un ottimo espediente per rilanciare l’economia. E rimanere al potere. Merz è arrivato persino (nel silenzio generale) a far riunire un Parlamento già congedato, per far cambiare la Costituzione. Il motivo? Il nuovo Bundestag, già eletto, non gli avrebbe mai dato l’autorizzazione per fare 1000 miliardi di euro di debiti da spendere per armi e infrastrutture militari. Naturalmente, Merz per giustificare questa spesa ha dovuto dire che Putin potrebbe invadere l’Europa. E, comunque, che si potrebbe essere tutti coinvolti in una guerra generale in Ucraina. Non c’è da stupirsi, dunque, se ieri, come riporta il britannico Daily Telegraph, il Cancelliere si è scagliato contro la proposta di Trump. «L’Ucraina non deve essere sottoposta a una ‘pace del cimitero’», ha detto, e ha poi accettato a un nuovo pacchetto di spesa per l’Ucraina. «Il signor Merz – scrive il Telegraph – ha utilizzato l’espressione ‘Friedhofsruhe’, l’equivalente inglese di ‘quiete della tomba’ o, in termini letterali, un luogo in cui regna la pace solo perché tutti i suoi abitanti sono morti». Il Cancelliere ha suggerito che nel prossimo bilancio del governo verrà annunciato un maggiore sostegno militare all’Ucraina. Ha aggiunto che «bisogna far capire a Putin che l’Europa non è disposta a rinunciare alla propria stabilità e alla propria pace in cambio di un accordo sulla guerra in Ucraina». Herr Merz, in nome della trasparenza, dovrebbe però aprire tutti gli archivi dei suoi servizi segreti. Per spiegarci meglio gli accordi, sotto banco, che i suoi predecessori presero col Cremlino per ottenere la riunificazione delle due Germanie. Forse capiremmo chi sono tutti i veri mascalzoni.
Trump gioca con due mazzi di carte
- Donald Trump se ne frega. Fa finta di dare conto all’Europa, ma in effetti tira dritto per la sua strada. E presto a Bruxelles se ne accorgeranno. Ha insistito sul fatto che la Russia «sta facendo delle concessioni nei negoziati». Secondo il Telegraph, «dopo giorni di frenetica diplomazia, il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che ‘stiamo facendo progressi ma che permangono alcuni punti di disaccordo’. Alla domanda se all’Ucraina fosse stato chiesto di cedere troppo territorio nell’accordo di pace, Trump ha suggerito che ‘nei prossimi due mesi ciò potrebbe essere ottenuto comunque dalla Russia’. Ha anche fatto marcia indietro sulla sua precedente richiesta che Kiev accettasse una proposta entro giovedì. «Intanto, lentamente ma inesorabilmente, i russi avanzano».

