SANATORIA 2020. Accolto il ricorso di cittadini stranieri e datori di lavoro sostenuti dalle associazioni. Il tribunale: violati i loro diritti
I ritardi nelle procedure di regolarizzazione dei cittadini stranieri violano i diritti di chi vuole lavorare in regola. Per questo il Tar lombardo ha condannato il Viminale e la prefettura di Milano: dovranno concludere l’esame delle richieste entro 90 giorni rimediando all’abbonante sforamento dei sei mesi, stabilito come limite massimo dal Consiglio di Stato. Le pratiche si riferiscono alla sanatoria del 2020 disposta dal governo Pd-5S per l’emersione dei lavoratori nel settore agricolo e dell’assistenza domestica.
Il ricorso è stato presentato da nove persone fisiche con l’intervento di un centinaio tra cittadini stranieri e datori di lavoro. L’azione legale fa parte di una class action pubblica promossa da diverse associazioni: Cild, Asgi, Oxfam, Spazi Circolari e Naga. «Ci auguriamo che la prefettura di Milano si uniformi alla pronuncia del tribunale e ponga rimedio alla situazione. E che lo stesso facciano le molte altre prefetture inadempienti», scrivono le organizzazioni.
Secondo i dati ottenuti da Ero Straniero, al 21 settembre scorso nelle città di Roma e Milano erano state esaminate meno del 60% delle domande. Dopo tre anni.
«Ritardi gravissimi» dovuti principalmente alla carenza di personale nella pubblica amministrazione. «Un’emergenza su cui devono intervenire governo e parlamento», aveva scritto l’associazione che chiede di destinare 105 milioni di euro alla soluzione di queste inadempienze.
Soldi che per l’Italia sembrano non esserci, ma che il governo è evidentemente convinto di trovare, e in misura sicuramente maggiore, per i centri che vorrebbe costruire in terra albanese.
Intanto il 7 marzo è attesa una sentenza del Consiglio di Stato su un’azione legale analoga a quella meneghina che le stesse organizzazioni hanno promosso nella capitale. Un terzo ricorso sarà presentato nelle prossime settimane contro la questura di Napoli.
I ritardi nelle pratiche dei permessi di soggiorno, anche oltre la vicenda della sanatoria, costituiscono un problema strutturale che si è aggravato negli ultimi anni. Scaricando sulla pelle dei cittadini migranti il malfunzionamento della pubblica amministrazione.