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«Rompere l’assedio». Da Tunisi parte la solidarietà nordafricana

«Rompere l’assedio». Da Tunisi parte la solidarietà nordafricana

Politica Estera

07/09/2025

da Il Manifesto

 

Matteo Garavoglia

Palestina. Alla Flotilla diretta a Gaza si uniranno gli attivisti in partenza dal porto tunisino di Sidi Bou Said. Alla finestre bandiere palestinesi

Affacciato sul golfo di Tunisi, il piccolo porto di Sidi Bou Said sta per diventare uno dei luoghi di riferimento per la partenza della Global Sumud Flotilla. Situato ai piedi di uno dei promontori più turistici del Paese, dove l’omonima cittadina ospita ogni anno migliaia di turisti che vengono ad ammirare il labirinto di strade e case tipiche dell’area, oggi la popolazione tunisina riempirà di bandiere palestinesi il porticciolo per salutare le decine di attivisti che da giorni si stanno preparando per partire in direzione di Gaza. Il piano è di ricongiungersi intanto con il convoglio partito con qualche giorno di ritardo da Barcellona, attendere nelle prossime ore quello in arrivo da Catania e poi dirigersi verso est.

DURANTE l’ultima settimana, all’interno della sede dell’Unione Generale Tunisina del Lavoro (Ugtt), il più grande sindacato del Paese, centinaia di militanti provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati per partecipare a corsi di formazione di tutela personale e di protezione legale nel caso molto probabile di un intervento dell’esercito israeliano. Una tutela personale che si è fatta ancora più urgente dopo la proposta del ministro della sicurezza nazionale di Tel Aviv Itamar Ben Gvir di considerare la flotilla come un convoglio di terroristi e le esercitazioni al largo di Gaza delle forze armate israeliane.

NONOSTANTE i timori per un convoglio navale civile che si prepara a essere uno dei più grandi mai visti prima con oltre cinquanta imbarcazioni e centinaia di attivisti a bordo, la partenza da Tunisi rappresenta un elemento cruciale per un paese e una regione, quella nordafricana, che fin dai giorni immediatamente successivi al 7 ottobre non ha mai smesso di esprimere la propria solidarietà nei confronti della popolazione palestinese. Dalla capitale tunisina sono stati lanciati appelli per formare equipaggi da Tunisia, Algeria, Libia, Marocco e Mauritania. La risposta non si è fatta attendere e da Sidi Bou Said la flotta della Maghreb Sumud Flotilla è pronta a far sentire la propria voce: «Il nostro slogan è uno, la nostra meta è Gaza. La nostra prima missione è rompere l’assedio, la seconda è stabilire un corridoio umanitario per portare aiuti di fronte a questo crimine contro i nostri fratelli in Palestina», sono le parole del militante Mohamed Amin Bal-Nour.

LA GIORNATA di oggi si inserisce all’interno di un quadro storico più ampio dove la Tunisia, sia a livello di società civile che di istituzioni, non ha quasi mai fatto mancare il proprio sostegno. Come nel 1982, quando pochi giorni dopo l’invasione israeliana del Libano, l’Olp di Yasser Arafat trovò rifugio a Tunisi nel quartiere di Hammam Chott. Qui, l’1 ottobre 1985 l’aviazione israeliana lanciò un raid aereo contro la sede dell’Olp che causò decine di vittime. Un’ospitalità che non venne mai dimenticata da Arafat: «Per la prima volta c’è un ritorno senza andare in un altro esilio, un ritorno dall’amata Tunisi alla terra sacra di Palestina», dichiarò il leader palestinese nel 1994 prima del suo rientro in patria.

La partenza della flotilla segue tuttavia un altro triste evento che ha riguardato la Global March to Gaza, la spedizione via terra partita nel giugno scorso sempre da Tunisi che aveva come obiettivo di raggiungere il valico di Rafah passando via terra dalla Libia e dall’Egitto. Arrivati nei pressi di Sirte – nell’est della Libia – centinaia di persone sono state bloccate, una decina di militanti arrestata, sono stati registrati una serie di violenze da parte delle forze di sicurezza fedeli a Khalifa Haftar e il convoglio è stato costretto a rientrare nella capitale tunisina dopo la liberazione degli arrestati.

ALL’EPOCA non è stata registrata alcuna dichiarazione a favore dei propri connazionali da parte del presidente della Repubblica Kais Saied il quale, nonostante utilizzi una dura retorica nei confronti di Israele e del sionismo, anche questa volta ha deciso di rimanere in silenzio rispetto alla partenza prevista per oggi. Un dettaglio poco importante per il convoglio tunisino che al di là del carico emotivo legato alla Palestina e al genocidio in corso, ha in testa un solo obiettivo: provare a rompere il blocco totale imposto da Israele su

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