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Russia e Cina: strategia di ‘influenza planetaria’ non solo occidentale

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«Capture the moment», ‘cogli l’attimo’. La storica visita di Vladimir Putin in Cina, mentre la crisi in Medio Oriente e le diverse difficoltà dell’Occidente rafforzano la posizione della Russia in Ucraina. Tanta economia e scambi commerciali, ma soprattutto visione e accordi di partenariato strategico. E il messaggio che è partito nei confronti dell’America, almeno nel linguaggio, è stato di inusitata durezza.

Russia e Cina, sfera di influenza planetaria

Se Biden e l’Europa volevano ‘dividere’ la Russia dalla Cina, con promesse e minacce, non ci sono riusciti. Anzi. «In una lunga dichiarazione dopo il vertice – come scrive il South China Morning Post di Hong Kong – Putin e Xi si sono scagliati contro gli Stati Uniti, accusandoli di tutto, dalla proliferazione nucleare con alleati (tra cui l’Australia), allo sviluppo di armi convenzionali ad alta precisione, per attuare potenziali ‘attacchi di decapitazione’. Le accuse si sono estese fino alle difficoltà economiche create in Afghanistan e alle intimidazioni nella sfera militare e alla provocazione alla Corea del Nord». Valutazioni che vanno oltre un tradizionale blocco Russia-Cina, verso la saldatura di un’immensa sfera d’influenza planetaria alternativa. A sottolineare l’importanza quasi cruciale di un tale rinnovato abbraccio con la Cina, Putin ha selezionato una delegazione di altissimo livello.

Stati Uniti e guerra fredda

Il comunicato finale, rispecchia il contributo offerto da una ‘squadra’ così allargata: «Gli Stati Uniti pensano ancora in termini di Guerra fredda – sostiene il documento – e sono guidati dalla logica del confronto a blocchi, mettendo la sicurezza di gruppi ristretti al di sopra della sicurezza e della stabilità regionali. Il che crea una minaccia per tutti i paesi dell’area. Gli Stati Uniti devono abbandonare questo comportamento».

Programma densissimo ma sempre tanta Ucraina

Putin, dettaglio utile, ha già incontrato Xi più di 40 volte dal 2012 e conosce quindi molto bene il leader cinese, con cui ha sempre avuto ottimi rapporti. Oggi parteciperà a una fiera commerciale bilaterale e al Forum Russia-Cina sulla cooperazione interregionale ad Harbin, capitale della provincia cinese più settentrionale di Heilongjiang. Ma ieri, i due statisti hanno soprattutto voluto far capire al mondo, che al centro dei loro colloqui c’è stata l’Ucraina. «Entrambe le parti concordano sul fatto che una soluzione politica della crisi ucraina è la direzione giusta», ha detto Xi Jinping dopo i colloqui nella Grande Sala del Popolo. «La Cina attende con impazienza il rapido ripristino della pace e della stabilità nel continente europeo ed è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo». Xi Jinping ha poi toccato anche altri temi, sostenendo che Cina e Russia «consolideranno lo slancio positivo nel commercio e libereranno il potenziale in aree all’avanguardia, mantenendo allo stesso tempo la stabilità della catena industriale e di fornitura globale».

Rispetto degli interessi di tutti

Putin, in un’intervista con l’agenzia cinese Xinhua, aveva già descritto il partenariato strategico tra Russia e Cina «ad un livello senza precedenti e costruito su interessi nazionali e profonda fiducia reciproca». Sull’Ucraina, Putin ha detto che «Mosca è aperta al dialogo, ma che tuttavia i negoziati devono tenere conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti nel conflitto, compreso il nostro. Un processo politico e diplomatico che tenga conto delle preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza e contribuisca a stabilire una pace sostenibile e a lungo termine». Una ‘road map’ efficace per discutere di pace in Ucraina, potrebbe essere quella di invitare la Cina al prossimo vertice in Svizzera e promuoverla come ‘mediatrice’, vista anche la situazione sul campo di battaglia. Dove esiste un quadro di progressivo logoramento dei contendenti, senza una chiara strategia di uscita, e, soprattutto, con pericoli di escalation incontrollata, specie per quanto riguarda le armi convenzionali di ‘fascia alta’.

Economia Cina Russia e ‘dedolarizzazione’

Russia Cina dopo l’invasione dell’Ucraina. «La Russia vede la Cina – sempre il South China Morning Post – come un partner economico vitale e un potenziale sostituto per i suoi mercati energetici europei perduti. Il commercio tra Cina e Russia ha raggiunto la cifra record di 240 miliardi di dollari nel 2023, più del doppio dei 108 miliardi di dollari raggiunti nel 2020, in gran parte trainato dalle importazioni cinesi di petrolio russo e dalle esportazioni di automobili, elettronica e attrezzature industriali. Secondo una dichiarazione del Cremlino, Putin ha affermato che il commercio e gli investimenti energetici sono le massime priorità nei colloqui». Ma, il leader del Cremlino ha anche parlato di ‘dedollarizzazione’. Ha infatti affermato che oltre il 90% delle transazioni commerciali tra i due Paesi sono state regolate in yuan o rubli, «proteggendo il commercio e gli investimenti reciproci dall’influenza di Paesi terzi e dalle tendenze negative nei mercati valutari globali». Cioè, tradotto, mettendoli al riparo (almeno secondo Putin) dai pescecani di Wall Street e del Sistema bancario internazionale.

Rispetto reciproco e coesistenza

In conclusione, i due leader hanno firmato diversi documenti bilaterali, inclusa una dichiarazione congiunta sull’approfondimento del Partenariato strategico globale di coordinamento tra le due nazioni. Xi Jinping ha dichiarato: «Le relazioni tra Cina e Russia hanno resistito alle tempeste e ai cambiamenti nella dinamica internazionale e hanno stabilito un modello per i paesi maggiori e vicini nel rispetto reciproco, nella sincerità, nella coesistenza armoniosa e nella cooperazione».

17/05/2024

da Remocontro

Piero Orteca

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