Sabato 22 febbraio riparte la contestazione popolare al disegno di legge paura voluto dalla maggioranza di Governo e già bocciato dalla bella manifestazione nazionale di Roma il 14 dicembre e da una messe ininterrotta di iniziative sui territori.
La Rete NO DDL Sicurezza ha potuto discutere nel Parlamento europeo con il Gruppo parlamentare The Left a inizio febbraio il ruolo, l’agibilità politica e le risposte alla politica repressiva autoritaria del Governo Meloni.
Avevamo anticipato nell’articolo DDL sicurezza (paura) ora viene il bello! la potenzialità di un movimento unitario che ha oggettivamente ritardato l’iter del procedimento legislativo dopo l’approvazione alla Camera e, perora, non vede cedimenti da parte delle organizzazioni più istituzionali e concertative. Le manifestazioni di sabato vedranno un’evoluzione nelle parole d’ordine contro la repressione e la fascistizzazione delle istituzioni: non solo la bocciatura senza appello dell’atto Senato n. 1236, ma anche il contrasto del venir meno dell’agibilità politica nelle Università e della creazione delle zone rosse nelle città che interdicono a particolari categorie di cittadini pregiudizialmente definite pericolose in base a ordinanze dei questori.
La critica non può omettere i provvedimenti che concretizzano, ancor prima dell’approvazione del DDL, norme di impunità per gli aguzzini, come Al Masri, e di controllo occhiuto nei confronti dei giornalisti d’inchiesta e dei militanti che salvano i migranti in mare. Spiate in anticipo sull’approvazione dell’art. 31 del DDL che – come giustamente segnalato dalle e dai Giovani Comunisti – apre la strada nelle Università, o ad altra PA, alla collaborazione coi Servizi segreti in deroga a qualsiasi norma sulla riservatezza.
Saremo tutte e tutti mobilitate e mobilitati anche sabato: in corteo da Napoli a Milano e Bologna oppure in assemblea e in piazza come a Padova, Brescia o a Campobasso. Sapendo che più alta sarà la agitazione e più la scadenza, già incerta, dei primi di marzo per la discussione e l’approvazione nell’aula del Senato dell’a.s. n. 1236 si allontanerà nel tempo.
Dobbiamo non dismettere mai lo sforzo unitario tra i tantissimi che subiranno il ddl, da un lato, e, dall’altro, coloro che si troveranno ad applicare norme platealmente incostituzionali come i magistrati italiani. Vittime sacrificali del disegno governativo di manomissione del titolo IV della Costituzione che, attraverso la separazione delle carriere, schiaccia gli inquirenti sugli ufficiali di polizia giudiziaria.
Vorremmo che le manifestazioni di sabato dialogassero, dunque, con lo sciopero generale dei magistrati del giovedì seguente perché anche in questa manifestazione, e non solo per i partecipanti, sono in gioco i principali valori costituzionali: l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e il ruolo di emenda e recupero sociale di chi sbaglia.
Vorremmo vincere con l’affossamento del disegno di legge perché le bandiere della militanza comunista non ci permettono di subire un arretramento tanto smaccato nei diritti dei nostri ceti di riferimento.
20/02/2025
da Rifondazione