L'Eurostat conferma che i salari italiani crescono molto meno di quelli dell'Ue e dell'Eurozona: retribuzioni ferme al palo.
Quando la presidente della Bce, Christine Lagarde, paventava il rischio di inflazione alta ancora a lungo a causa dell’aumento dei salari, evidentemente non pensava all’Italia. Le retribuzioni nel nostro Paese, infatti, restano ferme al palo, con uno degli aumenti minori in tutta l’Ue nel primo trimestre del 2024. Dopo, peraltro, aumenti minimi – e tra i peggiori in assoluto nel continente – registrati già nelle scorse rilevazioni.
I dati Eurostat evidenziano che nel primo trimestre del 2024 il costo orario del lavoro è aumentato, rispetto al primo trimestre dello scorso anno, del 5,1% nell’Eurozona e del 5,5% in Ue. Il costo dei salari (retribuzione, premi e indennità), invece, è cresciuto del 5,3% nell’Eurozona e del 5,8% in Ue. Mentre il costo di componenti non salariarli (come contributi sociali e imposte a carico dei datori di lavori) è cresciuto del 4,5% nell’Eurozona e del 4,8% in Ue. L’Italia è molto al di sotto di questi livelli: il costo orario del lavoro è aumentato del 3,1%, per i salari del 3,3% e per la componente non salariale del 2,6%.
SALARI FERMI AL PALO, L’ITALIA IN CODA
Gli aumenti più alti del costo del lavoro si registrano in Romania (+16,4%), Bulgaria (+15,8%), Croazia (+15,3%), Polonia (+14,1%) e Ungheria (+13,7%). Superiore al 10% anche la crescita in Lettonia e Lituania. Il livello italiano, come detto, è molto più basso e ben al di sotto della media. Peggio fanno davvero in pochi: il Belgio con una crescita totale del 2,3% e dei salari solo del 2,2%. La Danimarca (+2,5%) e la Francia (+2,7% il costo totale del lavoro, +2,6% le retribuzioni). E basta.
Tutti gli altri big vedono salari in crescita molto più dei nostri: in Spagna del 4,5%, in Germania (seppur in crisi) del 6,3%, l’Austria è vicina al 10%, la Polonia al 14%, il Portogallo va oltre il 6%. E non solo l’Italia fa peggio di quasi tutti gli altri, ma va sottolineato che partiva già da una situazione nettamente peggiore. Da noi l’aumento del potere d’acquisto dopo l’inflazione record praticamente non c’è mai stato. Nel quarto trimestre del 2023, per esempio, eravamo l’unico Paese a crescita zero rispetto a un anno prima, contro una media superiore al 3% in Eurozona e intorno al 4% in Ue.
E già nel primo trimestre del 2023 la crescita italiana era più bassa: 1,8% generale e 1,5% per i salari. I Paesi oggi sotto di noi avevano avuto crescite molto più alte allora: il Belgio intorno al 10%, la Danimarca al 2,9% e la Francia al 4,5%. Da sottolineare come il dato peggiore dell’ultimo trimestre per l’Italia sia quello dei salari dei servizi, praticamente fermi (+0,1% il costo del lavoro e +0,2% le retribuzioni).
18/06/2024
da La Notizia