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Salvini fa la guerra allo sciopero per depistare il dibattito sul governo (che ha fallito)

Salvini fa la guerra allo sciopero per depistare il dibattito sul governo (che ha fallito)

La protervia con cui Salvini a nome del governo Meloni attacca lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil definisce bene le caratteristiche del governo: dopo aver vinto le elezioni trasformando in capri espiatori i migranti, nel primo anno è stata la volta dei percettori del reddito di cittadinanza e adesso delle organizzazioni sindacali – quando fanno il loro mestiere – e dei lavoratori e lavoratrici che lottano. Il tipo di argomentazione è simile: i migranti ci tolgono il pane di bocca, i disoccupati sono dei poltronai che vogliono vivere alle spalle degli altri e i lavoratori che scioperano sono cicale che vogliono fare il weekend lungo sulle spalle dei “cittadini”.

Tutte queste motivazioni sono false e pretestuose banalmente perché uno sciopero lo paga chi lo fa e perché è evidente che i lavoratori dei trasporti e dei servizi di emergenza – che sono al centro della discussione sulla regolamentazione dello sciopero – lavorano normalmente anche il sabato e la domenica. Il governo però usa ugualmente queste fandonie per due ragioni di fondo.

La prima è spostare il centro del dibattito: il governo vuole che si discuta se un lavoratore che fa sciopero è un fannullone, non del completo fallimento dell’azione del governo. Questa azione di depistaggio per il governo è fondamentale: lo sciopero – in particolare nei settori pubblici – serve soprattutto ad attirare l’attenzione del complesso della popolazione sui disastri che sta combinando il governo, in modo che tutt@ se ne rendano conto. Lo sciopero generale è lo strumento con cui la classe lavoratrice oggi può cercare di cambiare l’agenda della discussione pubblica, è la precondizione per poter mettere sul tavolo i veri problemi sociali. Si tratta di un problema reso drammatico dal degrado del sistema informativo italiano che, in larga parte, invece di informarci sulle ragioni dello sciopero e sulle alternative concrete all’azione di governo, ci riempie le orecchie sulle dietrologie che ci sono nello scontro tra Landini e Salvini.

Questa attitudine alla disinformazione in cui tutto è ridotto a dietrologia e a conflitti tra persone è il principale elemento su cui Salvini appoggia la sua azione da ciarlatano. In primo luogo, occorre quindi sottrarsi a questa azione di depistaggio e stare al merito delle questioni: l’azione del governo fa schifo nel merito delle scelte concrete e per questo deve essere contestato e occorre costruire un fronte di lotta ampio contro la sua azione, contro i contenuti di classe su cui si muove. Basti pensare alle tanto sbandierate tasse sulle banche risoltesi, per come il governo ha scritto la norma in una bolla di sapone.

In secondo luogo, Salvini & C. vogliono depotenziare il significato dello sciopero cercando di minarne le fondamenta morali. I nulla facenti che sono al governo – da Salvini alla Meloni – da bravi servitori dei poteri forti mettono tutta la loro protervia nella difesa dei poteri costituiti – verso cui sono sempre ossequiosi – e denigrando i lavoratori che scioperano. Il governo vuole ridurre lo sciopero generale ad un fatto privato dei sindacati che lo hanno dichiarato e dei lavoratori e delle lavoratrici che scioperano, un fatto privato agito per futili motivi in contrapposizione agli interessi degli altri cittadini. Il governo vuole impedire che lo sciopero generale interroghi la generalità della popolazione italiana che non è per nulla contenta di cosa sta facendo il governo ma non sa come mostrarlo, come trasformare il suo disagio in una azione efficace. Lo sciopero generale viene denigrato dal governo perché ha paura che la maggioranza degli italiani possa individuare nella lotta, nella costruzione di una mobilitazione popolare la strada attraverso cui esprimere la propria insoddisfazione e la propria rabbia.

Non a caso la narrazione che viene vomitata dal governo è che loro lavorano “per gli italiani” e sono ostacolati solo nei nullafacenti che vogliono vivere sulle spalle dei cittadini. Emblematici a questo riguardo i titoloni dei giornali della destra: “Sindacati selvaggi: Sciopero illegale, la Cgil blocca l’Italia”, “Chi vuole fermare il paese: Cgil fuorilegge”, “I sindacati si mettono fuorilegge, Il garante dice che non ci sono i requisiti per uno sciopero generale però Landini e Bombardieri vogliono lo stesso paralizzare il Paese venerdì con una manifestazione che negli anni ha manifestato la sua inutilità: piazze occupate e stipendi sempre più bassi”. Con questi titoli apparsi stamane su Libero, sul Giornale e sulla Verità, il messaggio della destra è univoco: lo sciopero è il male assoluto e i governi di estrema destra, che siano quello italiano o quello israeliano, sono dalla parte della ragione, sempre!

E allora sciopero generale, che arriva troppo tardi e non troppo presto. Sciopero contro le politiche del governo e contro il demenziale aumento di spese militari – votato da destra e centro sinistra – che da solo si mangia 7 miliardi di euro. Perché l’alternativa non è buttare giù questo governo per averne un altro di centrosinistra ma di costruire una forza dal basso, una unione popolare che sia in grado di imporre una alternativa sociale, non l’alternanza tra i simili. Anche per questo occorre ribadire come il taglio delle spese militari sia la strada non solo per costruire la pace ma anche per affrontare positivamente i bisogni sociali del popolo italiano: questa è la vera alternativa che lo sciopero generale deve mostrare al paese.

15/11/2023

Paolo Ferrero

Rifondazione Comunista – del coordinamento nazionale di Unione Popolare, da il blog su “Il Fatto quotidiano”