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“Sfruttavano i braccianti e li aggredivano se si ribellavano”: due arresti nel Cuneese

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Sfruttavano i braccianti e, quando si ribellavano, non si facevano scrupoli a picchiarli. Con queste accuse due persone sono finite ai domiciliari e una terza è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare attività professionali su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Asti. Nei loro confronti si ipotizzano i reati di intermediazione illecitasfruttamento del lavoro e violazioni alla normativa relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale.

I braccianti agricoli erano impegnati a lavorare nelle vigne nel territorio delle Langhe e sarebbero stati sfruttati dai due finiti ai domiciliari – un uomo marocchino e un macedone – insieme all’uomo di nazionalità albanese per il quale è arrivata l’altra misura cautelare. Le indagini della squadra mobile di Cuneo sono partite lo scorso anno, a seguito di diverse segnalazioni da parte di associazioni preposte alla tutela dei diritti delle persone e dei lavoratori, nelle quali si evidenziava lo sfruttamento dei braccianti, in gran parte di origine africana, impiegati nelle attività di coltivazione dei vigneti.

Nel corso dell’attività investigativa sono stati accertati anche casi di violente aggressioni fisiche nei confronti dei lavoratori che protestavano per le condizioni di sfruttamento. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari sono stati posti sotto sequestro preventivo un immobile e cinque veicoli, tra automobili e furgoni, tutti utilizzati dagli indagati per accompagnare i braccianti sui luoghi di lavoro.

Non si tratta della prima inchiesta che riguarda il territorio delle Langhe. A marzo erano state indagate 9 persone perché nelle vigne sulle colline, patrimonio dell’Unesco, dove si producono Barolo e Moscato era emerso “un quadro diffuso di sfruttamento lavorativo”: i braccianti erano pagati meno di 6 euro all’ora e costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, sette su sette. L’indagine dei carabinieri aveva portato alla luce una quarantina di lavoratori vittime di sfruttamento. La maggior parte proveniente dal Gambia e dal Senegal, ma anche dall’Egitto e dal Bangladesh. Per trenta di loro era stato chiesto il nulla sta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo.

10/07/2024

da il Fatto Quotidiano

Redazione

Noi di Rifondazione Comunista siamo convinti che sia necessaria una legge che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro. 

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