12/10/2025
da Remocontro
La capacità più incredibile messa in campo dal potere è stata quella di rendere i cittadini assuefatti, intrusi sciocchi in una storia raccontata dai media, pronti a considerare plausibile ogni efferatezza. Ma non ammansendo o reprimendo solamente. Anche, all’occorrenza. Soprattutto costruendo arene mediatiche nelle quali scontrarsi, ululare, mettere sullo stesso piano sciocchezze e filosofia, arte e spettacolo, come espressione massima della dialettica. Giorno dopo giorno, incessantemente. Come politica e modernità, capacità di adeguarsi al tempo della fretta, delle parole tutte uguali, senza sfumature, senza profondità. Su una solida base di ignoranza di lunga durata, lasciata crescere nel tempo tra le pieghe di un populismo culturale, sociale, politico incredibile.
Un popolo di addestrati. Anzi, di auto addestrati. Di preoccupati a far vedere quanto buone fossero le capacità di adeguamento, quando bravi fossimo a cavalcare ogni innovazione, anche la più perfida, fino a giungere all’autocensura per non infastidire l’algoritmo, per esistere senza che una mano oscura e indiscutibile decida che non va bene dire questa o quella parola.
Se vi fermate a pensare è tutto assurdo eppure logico. Un fascismo autoimposto nel corso degli anni, dimenticando la ricchezza della lingua, accettandone la povertà lessicale e di conseguenza ideale, perdendoci in un latinorum dei tempi moderni fatto di inglesismi assurdi, inutili, capaci di chiudere ogni ragionamento in slogan accettati. Capaci di creare un mondo ignobile in cui chi non capisce è out. Capito? Out.
Il fascismo cammina su tante strade. L’antifascismo su una soltanto. Quella chiara, netta, del diritto dovere di dire di no.
Sembra che i cittadini, così travolti dalla catastrofe etica del mondo, siano ormai convinti di essere al cinema e di vedere scorrere davanti agli occhi la barbarie come necessità della storia. Qualcosa che non arriva mai alla coscienza. Da decenni funziona cosi. Si inventano pretesti, si raccontano attraverso i mass media con una potenza di fuoco straripante, si agisce per dare risposte ai cittadini obnubilati. E le risposte sono le tesi che precedono ogni domanda, ogni pretesto.
Il potere agisce così. Con forza, infingimenti, cinismo. Costruendo scenari di menzogne che servono per alimentare una mentalità pubblica accettabilmente passiva o risentita. Perché quel tanto di consenso pubblico basti a giustificare la crudeltà implicita e necessaria per il raggiungimento degli scopi bellici ed economici prefissati.
- Però poi le piazze si riempiono di uomini e donne, giovani, bambini, meno giovani che chiedono giustizia, verità, umanità. Un popolo bello, che ha coscienza, e non vuole passare alla storia come complice dei criminali e dei collaborazionisti. Persone che non si sentono più rappresentate da una politica di bizantinismi e obbedienze, da media ridicoli e al servizio dei peggiori, di cincischiamenti inutili.
Anche nel mio paese di poco più di 2000 abitanti sono scesi in piazza per la Palestina centinaia e centinaia di cittadini in una manifestazione organizzata da un pugno di ragazze splendide che hanno coinvolto tutto il tessuto sociale, le associazioni culturali, quelle sportive, l’Anpi, le istituzioni, la chiesa. Tante voci a parlare in un attraversamento del paese lento, composto, indignato, potente.
- Cambia il vento. Occorre riappropriarsi delle proprie idee, spegnere la tv, accendere il cervello, riprendere la strada della partecipazione come atto di democrazia, e di libertà. Il discorso di aperture, letto insieme da due di quelle donne, si chiudeva così: “Siamo qui a batterci sapendo che la marea bella dei cittadini cambia la storia. Per chiedere non solo di togliere il coltello dalla ferita palestinese, ma di curarla. Siamo qui per la cura e il diritto. Per la libertà di tutti e quindi per la pace”.