ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Siena, mezzo migliaio in piazza per la Beko

Siena, mezzo migliaio in piazza per la Beko

Delocalizzazioni. Il corteo aperto dallo striscione “Rsu Beko in lotta”. Intervenuto anche l'arcivescovo Lojudice per testimoniare la vicinanza della chiesa. Daniela Miniero (Fiom Cgil): "Norme come la golden power non sono abbastanza stringenti né funzionali, non per questo settore. I giochi sono fatti, bisogna fare pressione sul governo per avere ammortizzatori sociali e reindustrializzare il sito"

Mezzo migliaio di persone sono scese in piazza alla manifestazione contro la chiusura dello stabilimento Beko di Siena e il licenziamento dei 299 lavoratrici e lavoratori. Aperto dello striscione “Rsu Beko in lotta”, il corteo si è mosso da piazza della Lizza, dove c’era anche l’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice che è intervenuto per testimoniare la solidarietà e la vicinanza della chiesa ai lavoratori in lotta, fino a piazza Salimbeni dove c’è stato il comizio finale.

“Una piazza consapevole, solidale e arrabbiata – ha tirato le somme Daniela Miniero, segretaria della Fiom senese – perché da tempo abbiamo denunciato il pericolo che poi si è concretizzato il 20 novembre al tavolo del ministero del ‘made in Italy’: vista la debolezza del governo e l’inesistenza di politiche industriale, qui di italiano rischia di rimanere solo la voragine occupazionale”.

La dirigente sindacale dei metalmeccanici Cgil non crede al successo del ricorso al “golden power” da parte del governo Meloni, ricorso annunciato sia dalla sindaca Nicoletta Fabio, alla guida di una giunta di centrodestra, che dagli esponenti locali di Fdi Fi e Lega. “La golden power è uno strumento che viene applicato per scongiurare le delocalizzazioni ma solo a settori strategici, non certo quello dell’elettrodomestico”.

“L’abbiamo sempre detto che quella della golden power era una trovata elettorale – ha puntualizzato Miniero – perché sarebbe stata di difficile applicabilità. E che nel nostro caso si tradurrebbe in una semplice raccomandazione del governo alla proprietà”. Cioè dal gruppo turco Arçelik che ha rilevato mesi fa le attività europee della Whirlpool, con il placet dell’Antitrust, e che ora ha annunciato la chiusura sia della fabbrica senese che di quella di Comunanza (Ascoli Piceno), con un piano di esuberi che riguarderà complessivamente 1.935 lavoratori sui 4.440 dipendenti totali. Nello stabilimento di congelatori di Siena lavorano appunto 299 persone, e in quello di Comunanza, dove si producono lavatrici e asciugatrici, altri 320.

Più che il timore c’è la certezza che la Beko sia un nuovo caso Bekaert o Electrolux, ha spiegato ancora Miniero: “Le norme non sono abbastanza stringenti né funzionali. Nell’immediato si gioca in difensiva, ora i giochi sono fatti, bisogna solo fare pressione sul governo per dare un ammortizzatore sociale di lungo respiro, e avere il tempo per reindustrializzare il sito”.

“Non molliamo mai”, hanno gridato i lavoratori in un corteo che ha visto fra i tanti la partecipazione dei rappresentanti sindacali di Fiom Fim e Uilm, la sindaca Fabio e i primi cittadini della provincia senese, oltre ai i parlamentari eletti nel territorio e il segretario dem toscano Emiliano Fossi.

Anche Eugenio Giani, rimasto a Firenze per il tavolo della moda, è comunque intervenuto a distanza, dopo che venerdì scorso era andato ai cancelli dello stabilimento: “La Regione è vicina ai lavoratori. Con le valutazioni dell’Antitrust il governo sosteneva che non c’ era alcun pericolo, sei mesi dopo ci troviamo invece di fronte al `tutti a casa´. Non è accettabile. Vogliamo fare un ragionamento serio con il ministro Urso sulla golden power, per costringere la proprietà a fare i conti con il fatto che non può mandare a casa 300 persone”.

26/11/2024

da Il Manifesto

Riccardo Chiari

share