Le forze appoggiate dalla Turchia sono entrate nella metropoli, a lungo contesa nella guerra civile e dal 2016 tornata sotto il controllo del regime di Assad. L'Onu avvia l'evacuazione, italiani a bordo del primo convoglio. Secondo voci non confermate, il presidente siriano potrebbe trovarsi in Russia.
Aleppo è nelle mani delle forze jihadiste appoggiate dalla Turchia. I ribelli hanno preso possesso della metropoli nel nord della Siria, a lungo contesa nella guerra civile scoppiata nel 2011 e dal 2016 tornata sotto il controllo del regime di Bashar al-Assad. Il gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e le fazioni alleate controllano la maggior parte della città, compresi il quartier generale della polizia e l’edificio del governatorato, e hanno annunciato l’imposizione di un coprifuoco di 24 ore da sabato alle 17 ora locale (le 16 in Italia). I miliziani sostenuti da Ankara controllano quattrocento chilometri quadrati di territorio, tra cui l’intera regione di Idlib, e si dirigono senza trovare resistenza a sud, verso la città di Hama: qui le forze governative e quelle russe si sono ritirate da diverse strutture strategiche, tra cui l’aeroporto militare. L’esercito governativo siriano, sostenuto dalle forze aeree russe, ha sferrato un contrattacco in serata: il ministero della Difesa di Mosca comunica che “sono stati effettuati attacchi missilistici e bombe su luoghi di ritrovo dei militanti, punti di controllo, magazzini e postazioni di artiglieria. Almeno trecento terroristi sono stati eliminati. L’operazione per respingere l’aggressione estremista continua”, afferma.
Secondo Cnn Turk, scontri tra fazioni filo-governative si starebbero verificando nella capitale. Secondo altri media arabi sarebbe in atto un tentativo di golpe. Il presidente Assad – stando ad alcune voci non confermate – potrebbe trovarsi in Russia. L’agenzia di stampa governativa siriana Sana non trasmette da almeno 24 ore: il suo sito risulta irraggiungibile dai server. Nel frattempo i ministri degli Esteri di Ankara e Mosca, che in Siria sostengono posizioni opposte, hanno avuto una conversazione telefonica nel quale hanno discusso dei “pericolosi sviluppi della situazione“. Mentre domani primo dicembre il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si recherà in visita prima a Damasco e poi ad Ankara.
L’Onu avvia l’evacuazione – Le Nazioni unite hanno avviato un’evacuazione da Aleppo verso Damasco. Intorno alle 14 ora italiana, un primo convoglio di auto era già in viaggio per uscire dalla città. Alcuni dei veicoli, a quanto si apprende da fonti della Farnesina, hanno italiani a bordo. L’ambasciata a Damasco, in stretta collaborazione con la Presidenza del Consiglio, è in contatto col gruppo e riceverà i connazionali, in maggioranza doppi cittadini. Una volta arrivati a Damasco si valuterà la loro permanenza nella capitale o lo spostamento altrove. Un limitato numero di religiosi ha deciso di restare ad Aleppo, contando sui buoni rapporti stabiliti dai francescani con tutte le comunità. “Non ci sono pericoli per i nostri connazionali anche perché i ribelli hanno detto chiaramente che non toccheranno e non faranno operazioni ostili nei confronti dei civili e in particolare degli italiani e dei cristiani”, ha rassicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Il vero rischio per noi è che a causa di questa nuova guerra civile ci sia un nuovo collasso migratorio“, ha aggiunto.
La situazione sul campo – L’attacco non è avvenuto a sorpresa, ma con inaspettata rapidità. Non è chiaro l’obiettivo dei ribelli, se cioè si tratti di una prova di forza finalizzata al negoziato o vi sia una strategia più articolata. Inevitabile l’impatto sulla popolazione civile, con circa diecimila sfollati in città, che si aggiungono a quelli arrivati dal Libano nelle scorse settimane. The Express Tribune, quotidiano in lingua inglese con sede in Pakistan, riferisce che decine di migliaia di civili sono in fuga dalla città verso le zone rurali di Idlib. Secondo il giornale, Nella notte, intanto, l’Aeronautica militare russa ha effettuato raid sulla città siriana per la prima volta dal 2016 a sostegno di Assad.
Il governo: “Decine di soldati caduti” – Le Forze armate siriane hanno confermato l’avanzata dei gruppi armati capeggiati da Hts e l’ingresso delle fazioni armate “in gran parte dei quartieri di Aleppo”, ammettendo che decine di soldati fedeli al-Assad sono caduti nell’offensiva e parlando di “battaglie feroci“. “Durante i combattimenti decine di unità delle nostre forze armate sono state uccise e altre ferite”, ha fatto sapere il ministero. “Il gran numero di terroristi e i molteplici fronti hanno portato le nostre forze armate ad attuare un’operazione di ridispiegamento destinata a rafforzare le linee di difesa per assorbire l’attacco, tutelare le vite di civili e militari e preparare un contrattacco”. È il primo riconoscimento ufficiale da parte di Damasco dell’ingresso delle fazioni armate ad Aleppo, sotto il controllo delle forze fedeli ad Assad da quando in questa città i ribelli vennero sconfitti nel 2016. Secondo i militari siriani, i bombardamenti avrebbero comunque impedito ai gruppi armati di stabilire posizioni permanenti. L’esercito di Assad appare comunque in evidente difficoltà, al punto che, secondo due fonti militari siriane sentite da Cnn Turk, la Russia ha promesso che ulteriori aiuti militari arriveranno a Damasco entro le prossime 72 ore.
Chi combatte in Siria e perché – Il fronte dei ribelli siriani comprende i gruppi cooptati dalla Turchia, guidati dalla coalizione qaedista di Hayat Tahrir al-Sham(Organizzazione per la Liberazione del Levante), ma anche ascari turcomanni e di cinesi dello Xinjang (Turkestan orientale). Questa alleanza sunnita si muove in sostanziale autonomia contro Assad, ma gode dell’appoggio del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan per il “lavoro sporco” che svolge per gli interessi di Ankara combattendo i curdi nel nord della Siria e favorendo la creazione di una zona cuscinetto che, nelle intenzioni di Erdoğan, serve a ridurre la minaccia terroristica del Pkk. Il fronte filo-Assad invece è composto da militari di Damasco, da Pasdaran iraniani, da milizie irachene filo-iraniane, dagli afgani dei gruppi Fatimiyun arruolati dall’Iran, e sostenuto dall’aviazione di Mosca.
01/12/2024
da Il Fatto Quotidiano