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Soldati Idf nelle Marche per smaltire lo stress (sorvegliati dalla Digos)

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Le Inchieste

07/09/2025

da Il Fatto Quotidiano

 Stefania Maurizi e Ferruccio Sansa

Arrivano a gruppi grazie a canali diplomatici o organizzazioni di militari. Dopo aver combattuto, “decomprimono” l’orrore lontano

“Non era una ragazzo come gli altri, spensierato come noi che prendevamo il sole sotto gli ombrelloni. L’ho capito quando gli ho chiesto di fare una foto e lui si è messo una mano davanti alla faccia, ‘no, niente foto’, ha quasi urlato”. Valentina è una ragazza di 22 anni di Porto San Giorgio in provincia di Fermo. Così racconta il suo incontro con i soldati israeliani in Italia. Sì, perché, nel 2024 e nel 2025 gruppi di militari dell’Idf sono venuti nelle Marche. Periodi di decompressione li chiamano: in pratica, dopo aver combattuto per mesi, vengono mandati lontano dal teatro di guerra per superare lo stress. Arrivano, secondo le testimonianze raccolte dal Fatto, a gruppi di dieci, venti, in missioni organizzate con l’aiuto di canali diplomatici o di organizzazioni di militari.

La domanda è: esiste un accordo tra i due paesi? Mentre facciamo venire i bambini palestinesi a curarsi da noi, ospitiamo anche chi gli spara.

La presenza è discreta, tanto che quasi nessuno se n’era accorto. Nemmeno i sindaci erano informati. Quasi tutti li avevano scambiati per turisti. Valentina no: “Quel ragazzo aveva detto che il suo nome era Omer e invece un suo compagno, appena mi ha visto, l’ha chiamato Yosef. Ma tante cose ora mi suonano strane: stavano sempre insieme, non parlavano con l’altra gente della spiaggia, come se rispondessero a una disciplina. E quel ragazzo non lo dimenticherò: aveva gesti meccanici. Parlava a scatti. Ora capisco, era un soldato: se ci ripenso non so se provo anche pena per lui o solo una rabbia terribile”.

È una tecnica collaudata: dall’inizio della guerra, che impegna 130mila soldati israeliani, i casi di disturbi post traumatici da stress sono stati 3.770 con 16 suicidi nel 2025. Così è nata una rete che prenota soggiorni all’estero di un mese per i reduci. Le destinazioni sono selezionate accuratamente: luoghi nella natura, appartati, per non finire sotto i riflettori ed evitare pericoli. Proprio come questi angoli delle Marche: le grotte di Frasassi; i monti Sibillini; Fiastra, dove c’è un lago incastonato tra le montagne, o Sirolo, un piccolo borgo sospeso sul blu zaffiro del mare del Conero.

Come hanno avuto conferma i cronisti, consultando le forze dell’ordine italiane, gli israeliani non si sono mai mossi da soli. “Sono sempre accompagnati da uomini della Digos. Non si tratta di un servizio di scorta”, tengono a precisare le autorità, “ma di un servizio di protezione preventivo che forniamo anche in altri casi”.

I soldati, uomini tra i venti e i trent’anni, non alloggiano in alberghi o strutture. Meglio scegliere case private, che ospitano due o tre persone per volta. Impossibile sapere se i documenti forniti riportino le reali generalità. Le giornate sono organizzate secondo programmi precisi: “A volte, però, la sera sono venuti nel mio bar. Si sedevano tutti agli stessi tavoli. Sembravano dei turisti”, racconta Luciano Sgambetterra che cura anche il giornale locale Inchiostro. Il suo locale è uno dei punti di ritrovo a Porto San Giorgio.

Ma alla fine la presenza è stata notata. A giugno il media Pressenza aveva pubblicato la testimonianza anonima di una guida dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche (Aigae): “Un amico guida Aigae a dicembre 2024, mentre stava a Sirolo, ha visto un gruppo di giovani, alcuni indossavano la kippah”, raccontava Pressenza, che continuava: “Con loro un uomo di età più matura, un italiano che la guida conosceva, un agente della Digos”. Così si è scoperto che si trattava di soldati.

A Fiastra raccontano che all’ultimo Giro d’Italia la presenza lungo il percorso del pullman dei militari ha suscitato preoccupazione per il timore che i tifosi potessero prendere di mira gli israeliani. “Non abbiamo mai avuto problemi”, dice qualcuno. Ma altri parlano di episodi in cui i militari si sono mostrati “indisciplinati”.

Il Fatto ha interpellato numerose guide naturalistiche e operatori turistici: confermano che le spedizioni vanno avanti almeno dal 2024 e sono continuate nel 2025. Quando le atrocità compiute dai militari dell’Idf erano note a tutti. Resta, infine, una questione politica da chiarire: le Marche hanno istituito un programma per i turisti che vogliano scoprire le testimonianze della storica presenza ebraica nella regione. Si chiama “Itinerari Ebraici Marchigiani”. Questi progetti hanno impegnato 20mila euro nel 2024 e 10mila nel 2025. Sono stati utilizzati anche per la “decompressione” dei militari israeliani? La Regione Marche, interpellata dal Fatto, afferma di non essere a conoscenza della “eventuale partecipazione di soldati israeliani in tour naturalistici previsti dal programma”.

A Porto San Giorgio e a Fiastra la gente non l’ha presa bene: “Soldati israeliani nel nostro paese? È una vergogna che le autorità non ci abbiano avvertiti”.

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