Le Inchieste
11/09/2025
da Il Fatto Quotidiano
Serenella Bettin e Ferruccio Sansa
Il primo cittadino: “Non ospitiamo i bambini di Gaza, ma accettiamo chi li ammazza”
“Soldati israeliani nella mia regione? L’ho letto sul giornale”, giura Francesco Acquaroli. Il presidente uscente delle Marche è ricandidato alle elezioni di fine mese. Aggiunge: “Non ne sapevo niente, del resto la Regione con questioni come questa non c’entra”.
Chi l’avrebbe detto che la crisi di Gaza potesse incrociare la politica locale italiana. Una cosa è certa: sindaci e cittadini marchigiani non hanno preso per niente bene di essere stati tenuti all’oscuro di tutto. Di aver saputo che la loro regione, magari il paese dove vivono, ospitano soldati israeliani reduci dai massacri di Gaza.
Amministratori o cittadini di sinistra o di destra non fa molta differenza: “Così non ci va”. “Sconcertato”, esordisce Giancarlo Ricottini, sindaco di Fiastra, paese di 605 abitanti sulle rive di un lago color smeraldo, infilato tra i monti Sibillini. “Sconcertati” si dicono i cittadini di questo paese che nove anni dopo il terremoto vive ancora in parte nei container. “Noi apriamo le porte a tutti, ma questa è gente che ha schiacciato il grilletto”, fa il gesto Ricottini, che del pacifismo ha fatto una delle cifre del suo mandato: “Alla gente di Fiastra questa guerra fa orrore e siamo angosciati per i massacri dei civili. No, non ci va di ospitare i soldati responsabili e di non averlo nemmeno saputo. Ne avevamo il diritto, anche per la nostra sicurezza: questi ragazzi vengono qui dopo mesi al fronte, sono sotto stress. Possiamo stare tranquilli?”.
È più misurato Valerio Vesprini, primo cittadino di Porto San Giorgio, dove nel 2024 e 2025 sono stati ospitati decine di soldati: “Non voglio parlare di politica estera, ma, sì, sono molto sorpreso. Così ci hanno messo anche a disagio con i nostri cittadini”. Scegliere paesi piccoli, spesso lontani dai riflettori. In una regione politicamente, forse, vicina al Governo. Gli israeliani si sono mossi così. Come a Castignano (Ascoli Piceno): forse credevano che nel paesino che conta più tombe che vivi – è la verità – nessuno li avrebbe scoperti. E invece... Un grappolo di case, immerso nei calanchi, ecco Castignano. Venti militari ci si sono rifugiati per una settimana. Non solo: hanno scelto uno degli agriturismi più belli dell’entroterra. Nuovo di zecca. Piscina. Ombrelloni. Tavole imbandite con i più squisiti prodotti marchigiani.
Peccato che il sindaco Fabio Polini non ne sapesse nulla. “Zero – confida al Fatto –Non mi hanno informato. Questi considerano i sindaci come pezze da piedi. Ma dico: vuoi informare almeno un sindaco della presenza di questi soldati? Siamo i responsabili della sicurezza, e siamo gli ultimi a sapere le cose”. Ma lei li avrebbe voluti? “Ma chi li vuole?! Chi?! Sfido qualunque sindaco ad acconsentire a questa follia. Questi stanno perpetrando un genocidio. Non ospitiamo i bambini di Gaza e possiamo accettare anche i soldati che li ammazzano?”. Una presenza di pochi giorni fa: “Sono arrivati il 22 agosto – dice Polini – Una giornalista mi ha chiamato chiedendomi se anche a Castignano ci fossero i soldati. Sono scoppiato a ridere: ‘E come ci arrivano dei soldati da Israele a Castignano?’. Però per scrupolo ho chiamato i carabinieri: non ne sapevano niente neanche loro. Capite che roba? Dopo qualche giorno, però, mi hanno richiamato dicendomi che sì, c’erano i militari ospiti di questo b&b. La situazione era sotto controllo, della questione se ne stava occupando la Digos”.
Il b&b dove hanno pernottato i soldati rientra tra quelli sovvenzionati dalla Regione. In una tabella pubblicata sul sito del gruppo consiliare Marche di Fratelli d’Italia e indicante i beneficiari di sovvenzioni, contributi, sussidi e vantaggi economici, risulta che la struttura percepisce un finanziamento di 22 mila e 750 euro.
Il titolare dell’agriturismo giura di non aver saputo nemmeno lui che si trattasse di soldati: “Ho ricevuto una prenotazione per tutto il b&b da parte di questo gruppo di israeliani. Non è che quando prenotano, mi metto a chiedere che lavoro facciano. Sono arrivati con mogli, bambini, anziani. Ho già avuto abbastanza problemi, la gente ha cominciato a chiamare chiedendo: “Ma sapete chi state ospitando?”. Poi qualcuno prenotava e non si presentava. E qualche altro ha messo la bandiera palestinese fuori dalla finestra”.Non pochi puntano il dito verso il presidente della Regione: “Possibile che non sapesse? Una cosa è certa: adesso non ne vogliamo più di quei soldati”.