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Stellantis, i sindacati sono sul piede di guerra

Stellantis, i sindacati sono sul piede di guerra

Sarà mobilitazione di tutti gli stabilimenti e dell’indotto. “Questa crisi non ha precedenti”

Una “situazione sempre più critica” di fronte alla quale “si rischiano effetti industriali e occupazionali senza precedenti”. Di fronte alla quale i sindacati ora si muovono annunciando la “mobilitazione”. E se ad aprile aveva riguardato solo Torino, questa volta sul piede di guerra ci sono tutti gli stabilimenti e l’intera filiera dell’indotto. La crisi di Stellantis smuove il settore dell’automotive: Fiom-CgilUilm e Fim-Cisl annunceranno martedì iniziative di mobilitazione dei lavoratori dell’ex Fiat e dell’intero comparto per chiedere una “netta inversione di direzione” senza la quale paventano il rischio di una crisi senza precedenti in un settore che in Italia impiega circa 200mila dipendenti.

Dopo il primo semestre da far tremare i polsi con la perdita del 25% dei volumi produttivi rispetto allo stesso periodo del 2023, la seconda parte dell’anno si è aperta con una raffica di cassa integrazione che indirettamente colpendo anche la galassia dell’indotto, falcidiato dal calo di commesse. Al rientro dalle ferie, Stellantis ha annunciato la chiusura di Mirafiori per un mese e la produzione procede a singhiozzo anche ad Atessa, Pomigliano d’Arco, Termoli, Melfi e Cassino. Non sono più un tabù anche nuovi esodi strutturali se il mercato dell’auto non dovesse dare segnali di ripresa, al netto di quella che i sindacati metalmeccanici descrivono da tempo come una “fuga” del gruppo franco-italiano dall’Italia che neanche il governo è in grado di fermare.

“Di fronte a un tavolo automotive che non ha migliorato ma peggiorato la situazione, stabilimenti quasi fermi, con una produzione al minimo storico e record di cassa integrazione, il disimpegno di Stellantis dall’Italia, con l’assenza di modelli in grado di garantire l’occupazione, lo stop al progetto della gigafactory di Termoli, la mancanza di commesse alle imprese della componentistica e dei servizi che stanno causando la perdita di migliaia di posti di lavoro, non è più rinviabile una grande mobilitazione unitaria che coinvolga i lavoratori di Stellantis e di tutta la filiera”, scrive la Uilm nel documento del coordinamento nazionale di Stellantis mettendo all’indice anche “una politica europea confusa e mal gestita sulla transizione all’elettrico che sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’auto”. Stellantis e il governo hanno “gravi responsabilità e il loro scontro potrebbe fare 200mila vittime e sancire la fine di un intero settore che rappresenta la spina dorsale dell’industria ed economia nazionale”, evidenziato i metalmeccanici della Uil.

Per il coordinamento della Fiom è “concreto il rischio cessazione” con la possibilità che sia “complessivamente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale” del settore: “Questo a maggior ragione a partire dalle novità provenienti dalla Germania che interessano il gruppo Volkswagen e che se non adeguatamente affrontate rischiano di produrre un autentico terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente, mentre in Usa e Cina difendono l’industria con fortissimi investimenti”. I metalmeccanici della Cgil ricordano anche le “molteplici vertenze” delle aziende di componentistica “approdate al tavolo del Mimit” oltre a “tutte quelle di piccole o piccolissime dimensioni che già hanno chiuso”, ma soprattutto – fanno notare – “si registra la tendenza ad uno spostamento della catena che rapidamente sta portando verso altri Paesi europei e non parti consistenti dell’importante filiera”.

20/09/2024

da I Fatto Quotidiano

Andrea Tundo

 

 

 

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