Oxfam: in 10 anni +33.900 miliardi per 1% più ricco del mondo. Più di 22 volte le risorse per riportare sopra gli 8,30 dollari al giorno la parte della popolazione mondiale che vive oggi sotto la soglia di povertà. Allarme diseguaglianze, dal G7 -28% aiuti allo sviluppo nel 2026. Nuovo rapporto Unctad: 3,4 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono più in interessi che in salute o istruzione. Bond decennali africani alle stelle a fare debiti per pagare i debiti.
33mila 900 miliardi di dollari
La ricchezza dell’1% degli uomini più facoltosi al mondo è aumentata, in termini reali, di oltre 33.900 miliardi di dollari nell’ultimo decennio. Provare a comporre il numero: 33.900.000.000.000. Potremmo arrotondare a 34 con 12 zeri a seguire. Lo rivela una nuova analisi di Oxfam, in vista della quarta Conferenza sul finanziamento per lo Sviluppo, che si svolgerà a Siviglia a partire dal 30 giugno e vedrà la partecipazione di oltre 190 Paesi.
Ma chi è ricco taglia gli aiuti
Secondo l’analisi di Oxfam i governi delle economie avanzate stanno tagliando gli aiuti pubblici allo sviluppo peggiori dagli anni Sessanta, periodo in cui l’aiuto pubblico allo sviluppo è stato rilevato. I soli Paesi del G7, che rappresentano circa tre quarti degli aiuti globali, prevedono per il 2026 tagli del 28% rispetto al 2024. La crisi del debito: «Il 60% dei Paesi a basso reddito sempre sull’orlo di una bancarotta, con i Paesi più poveri costretti a spendere per il debito somme più alte di quelle che destinano a scuole e ospedali pubblici».
‘Momento drammatico’
Vertice di Siviglia in un momento drammatico per l’umanità. «Tagli draconiani agli aiuti allo sviluppo, crisi del debito, più conflitti con il moltiplicarsi delle crisi umanitarie, guerra commerciale senza precedenti, multilateralismo profondamente avversato dall’amministrazione Trump», denuncia Francesco Petrelli di Oxfam Italia. «Subordinazione di lungo corso, da parte delle istituzioni preposte al sostegno dello sviluppo globale, agli interessi particolari di pochi e privilegiati attori».
Nel silenzio il debito stritola i Paesi fragili
Tra i pochi ‘giornali ufficiali’ a riportarlo, Avvenire, che segnala come lunedì alla Conferenza Onu di Siviglia, già si annuncia l’assenza degli Usa di Trump. Intanto a New York ieri l’agenzia Onu per lo sviluppo e il commercio (Unctad) ha diffuso nuovi inquietanti dati sul debito globale e in particolare sulla situazione dei Paesi in via di sviluppo, le cui economie sono stritolate dagli interessi sui passivi dovuti a creditori privati e pubblici.
- 3,4 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono più in interessi che in salute o istruzione, sottolinea Paolo M. Alfieri. E schizza il rendimento dei bond decennali africani
‘Un mondo di debiti’
A quota 921 miliardi di dollari, il totale degli interessi netti sul debito dei Paesi vulnerabili, chiamati a indebitarsi a tassi sempre più alti sul mercato globale del credito. In generale, il debito globale ha raggiunto quota 104mila miliardi di dollari (in crescita dai 97miliardi del 2023): un terzo di questo ammontare, 31 mila miliardi, è il rosso dei Paesi in via sviluppo. Il ritmo a cui negli ultimi dieci anni il debito è cresciuto nei Paesi fragili è doppio rispetto a quello delle economie avanzate.
Tagli agli aiuti Usa ma non solo
Mentre nel mondo crollano gli aiuti – soprattutto quelli Usa legati al programma Usaid, ma diminuiscono anche quelli di diversi Paesi europei -, 3,4 miliardi di persone nel mondo (in crescita dai 3,3 miliardi di un anno fa) vivono in Stati costretti a spendere più in interessi sul debito che in salute o educazione. Si tratta di 61 Paesi, rispetto ai 54 di un anno fa. Il risultato è che l’accesso ai servizi di base resta un miraggio per una buona parte della popolazione globale. Una situazione che peraltro aumenta il malcontento delle comunità locali, con il risultato di scontri di piazza violenti, come si è visto ancora nei giorni scorsi in Kenya.
E risorse a scendere
Paesi in via di sviluppo, calo netto di risorse per il secondo anno consecutivo, rimborsando ai creditori esteri 25 miliardi di dollari in più per il debito rispetto a quanto ricevuto in nuove erogazioni. Trasferimento netto di risorse negativo. Agli Stati fragili, inoltre, il mercato del credito non fa sconti. Considerati ‘rischiosi’, senza potere negoziale alle spalle, i Paesi in via di sviluppo hanno visto schizzare in alto i rendimenti dei propri bond.
- Un titolo decennale africano rende in media il 9,8%, un titolo dell’America latina il 7,1%, un bond della regione Asia-Oceania il 5,5%, contro un 2,8% della media 2020-25 di un decennale Usa: per gli Stati fragili, assicurare rendimenti maggiori ai creditori pur di avere denaro fresco con cui andare avanti. Un mercato del credito sempre più in mano ai privati, mentre i default sono già 14 in 9 Paesi diversi dal 2020 a oggi.
28/06/2025
da Remocontro