ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Taiwan circondata dai cinesi (per esercitazioni)

Taiwan circondata dai cinesi (per esercitazioni)

Politica estera

312/12/2025

da Remocontro

Piero Orteca

Trump cerca la pace in Ucraina, ma intanto sposta risorse militari nell’Indo-Pacifico, per fronteggiare l’ascesa della Cina, considerata la vera minaccia. Ieri sono cominciate massicce esercitazioni aeronavali delle Forze di Pechino nello Stretto di Taiwan. Un’escalation dovuta anche alla decisione della Casa Bianca di vendere 11 miliardi di dollari di nuove armi all’isola separatista.

Il fuoco cova sotto la cenere

Il contenzioso tra la Cina e gli Stati Uniti (assieme all’Europa) non riguarda solo gli ambiti squisitamente commerciali. La guerra doganale, è vero, in questa fase rappresenta il terreno di scontro più caldo. Ma sullo sfondo si agitano vecchi problemi, tra cui il più grosso resta, senza dubbio, quello della sovranità di Taiwan. Ed è il Mar Cinese meridionale (non l’Europa), il luogo che gli “strategist” del Pentagono ritengono sia il più a rischio, quello destinato a fungere da detonatore per lo scoppio di una catastrofica Terza guerra mondiale. Per cui, gli Stati Uniti hanno alzato la guardia, monitorando la crescita (esplosiva) del potenziale militare cinese e attrezzandosi di conseguenza. Indipendentemente dal colore politico delle Amministrazioni presidenziali, ci si è convinti che, prima o dopo, i cinesi tenteranno l’azzardo della riunificazione di Taiwan attraverso la forza. Quindi, qualsiasi esercitazione che assomigli agli esordi di un’invasione simulata, fa entrare in fibrillazione gli alti comandi a stelle strisce e quelli dei nazionalisti di Taipei. Come quella cominciata ieri, che sta impegnando non solo un grosso numero di aerei e navi lanciamissili, ma anche molti mezzi da sbarco. Certo, nell’era della tecnologia d’osservazione e di captazione elettronica tanto sofisticata che stiamo vivendo, i Servizi americani, in casi estremi, avrebbero già dovuto essere stati allertati. Ma abbiamo esempi, anche recenti, di eventi storici inaspettati, in cui le agenzie di Intelligence occidentali si sono dimostrate inadeguate. Proprio per questo, la Situation room della Casa Bianca non abbassa mai la guardia quando si tratta della Cina. È un avversario temuto e rispettato.

Gli Usa non si fidano

Il motivo per cui qualsiasi esercitazione cinese viene soppesata con attenzione a Washington e mai sottovalutata, è spiegato efficacemente dal South China Morning Post (SCMP) di Hong Kong. «Il maggior generale Meng Xiangqing, dell’Università di Difesa nazionale, ha dichiarato al China Military Bugle che l’Esercito popolare di liberazione aveva ‘molte opzioni strategiche per punire le forze indipendentiste a Taiwan e per scoraggiare gli Stati Uniti’. Forze che possono trasformare l’esercitazione in una guerra in qualsiasi momento». Chiaro? Meng ha poi aggiunto che le manovre riguardavano “regioni sensibili” dell’isola contesa. «Aree vitali per le forniture essenziali – riporta SCMP – come l’energia e le vie di trasporto civile. Hanno messo sotto pressione il porto di Keelung a nord e quello di Kaohsiung a sud, sede della più grande base navale dell’isola, Zuoying». Il colonnello Shi Yi, uno dei portavoce dell’Esercito popolare di liberazione, ha invece ribadito che l’esercitazione (denominata Justice Mission 2025) è un monito «contro le forze indipendentiste e contro le interferenze esterne. Si tratta di un severo avvertimento contro le forze separatiste che sostengono l’indipendenza di Taiwan – ha detto – ed è un’azione legittima e necessaria per salvaguardare la sovranità e l’unità nazionale della Cina». E per toglierci qualsiasi dubbio residuo, sul reale messaggio che Pechino vuole lanciare attraverso le sue manovre militari, Lin Jian, portavoce del Ministero degli Esteri, ha pesantemente criticato le vendite di armi a Taiwan appena approvate da Trump (ma non ancora dal Congresso). «Le forze esterne che utilizzano e armanoTaiwan per contenere la Cina – ha sostenuto – non fanno altro che incoraggiare i separatisti e spingere lo Stretto di Taiwan verso il pericolo».

Uno sfoggio di forza

Secondo la Reuters, le esercitazioni cinesi cominciate ieri mostrano uno spiegamento di forze mai visto negli ultimi anni. «Il Ministero della Difesa di Taiwan – scrive l’agenzia – ha dichiarato che lunedì 89 aerei militari cinesi, 14 navi militari e 14 imbarcazioni della Guardia costiera hanno operato attorno all’isola, mentre altre quattro navi da guerra sono state avvistate nel Pacifico occidentale. Le autorità hanno affermato che alcune imbarcazioni cinesi erano impegnate in scontri con navi taiwanesi, nei pressi della zona contigua dell’isola, 24 miglia nautiche al largo. Il Ministero ha sostenuto che l’esercito di Taiwan è in stato di massima allerta e pronto a svolgere ‘esercitazioni di risposta rapida’, studiate per trasferire le truppe nel caso in cui le manovre si trasformino in un attacco». È la stessa valutazione che fa il think tank Stratfor, che parla di «esercitazioni da accerchiamento record intorno a Taiwan». I raffinati analisti del pensatoio Usa danno però un’interpretazione più ragionata dell’escalation: «È probabile che Pechino continui a normalizzare esercitazioni più ampie e frequenti che provino scenari di blocco, sequestro di porti e attacco – dicono a Stratfor – senza arrivare a un’escalation cinetica. Taipei risponderà principalmente segnalando risolutezza, mantenendo una maggiore prontezza e ricercando e rafforzando il sostegno politico internazionale, piuttosto che tentare di adeguarsi simmetricamente alla portata o al ritmo dell’attività militare cinese. Strategicamente, le esercitazioni sottolineano l’intenzione della Cina di dimostrare opzioni coercitive credibili, in particolare l’isolamento marittimo e aereo, senza innescare una risposta militare diretta da parte degli Stati Uniti o dei suoi alleati».

Trump vende armi aTaiwan

Senz’altro una rappresaglia, ma non solo quella. Ormai la politica del botta e risposta fa parte integrante del confronto sempre più aspro tra Washington e Pechino, nell’Indo-Pacifico. Le grandi manovre cinesi in corso di svolgimento seguono, è vero, l’annuncio degli Stati Uniti di una vendita record di armi a Taiwan. Gli Stati Uniti hanno avviato le procedure di notifica al Congresso per una proposta del valore di 11,1 miliardi di dollari, la più grande della storia, che comprende sistemi di artiglieria missilistica ad alta mobilità, obici, droni e missili anticarro. «Taipei – afferma Stratfor – ha accolto con favore la mossa come fondamentale per rafforzare le sue capacità di deterrenza e di guerra asimmetrica, mentre Pechino l’ha denunciata come destabilizzante e minante la pace». Tuttavia, quella cinese non è solo una reazione alle decisioni della Casa Bianca, ma è anche parte integrante di una strategia completamente rivoluzionata, che ha portato Pechino a prendere di mira la crescente integrazione militare tra Stati Uniti e Taiwan. Le manovre, si basano infatti su un nuovo protocollo, disegnate apposta per simulare il blocco dello Stretto di Taiwan e l’ipotetica invasione dell’isola.

Il rischio miscalculation

  • Anche se si tratta solo di “giochi di guerra”, e di manovre che hanno lo scopo di saggiare la preparazione dell’apparato militare cinese, valutando al contempo la capacità di reazione americana, i rischi restano alti. «Dal punto di vista operativo e commerciale – conclude Stratfor -la portata e la prossimità delle esercitazioni aumentano le possibilità di errori di calcolo e di interruzione del traffico aereo e marittimo regionale, rafforzando al contempo l’instabilità dello Stretto di Taiwan come area persistente di crisi, piuttosto che come hotspot episodico».
share