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Tasse ai super-ricchi e niente dazi: il giorno dei Brics, gli anti-G7

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Vertice Brics. Oggi a Rio il summit del Sud globale: quasi metà della popolazione mondiale e quasi il 40% del pil, ma l’unità politica fa molta fatica

Sette mesi dopo il G20, Rio de Janeiro ospita oggi e domani un altro incontro internazionale di assoluta rilevanza: il 17.mo vertice dei Brics, il blocco inizialmente composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che oggi comprende anche Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Indonesia. Un evento tanto più significativo in quanto si tratta del primo vertice dell’organismo dopo l’attacco israeliano-statunitense a uno dei suoi membri, l’Iran, e dopo il processo di apertura del gruppo ad altri paesi.

E SARÀ PROPRIO un test della solidità dell’organizzazione in un periodo di forti tensioni internazionali il vertice ospitato dal Brasile, a cui sono stati invitati anche i 10 paesi accolti come partner: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam, tutti in attesa dell’ammissione definitiva. Una sfida ulteriore per un organismo quanto mai eterogeneo, ancora in cerca di una chiara definizione – al di là dell’obiettivo di rafforzare la cooperazione economica, politica e sociale dei suoi membri e di accrescere il protagonismo del Sud globale – ma, al di là degli interessi distinti e delle rivalità geoopolitiche, sempre più influente a livello planetario. Non a caso, il blocco rappresenta quasi il 50% della popolazione mondiale e circa il 40% del Pil globale, mentre gli scambi interni sono cresciuti in media del 10,7% all’anno nell’ultimo decennio: più del triplo della crescita media del commercio internazionale nello stesso periodo.

PER QUANTO forse un po’ depotenziato dalle pesanti assenze di Xi Jinping (al suo posto, il primo ministro Li Qiang) e di Vladimir Putin (che interverrà in videoconferenza a causa dell’ordine di arresto emesso dalla Corte penale internazionale), il vertice si annuncia comunque molto ambizioso, mirando a offrire risposte concrete alla crescente ondata di protezionismo e alla sempre più profonda crisi di legittimità delle tradizionali istituzioni multilaterali, come il G7.

Tanti temi in agenda, dal cambiamento climatico alla gestione dell’intelligenza artificiale, dalla riforma della governance globale alla sicurezza internazionale, in un periodo in cui, secondo l’Institute for Economics and Peace, sarebbero 56 i conflitti attivi nel mondo – il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale – per un totale di 92 paesi interessati.

IL BRASILE, che ha assunto la presidenza di turno del gruppo, sembra che abbia già messo a segno un punto importante: l’appoggio formale dei Brics alla Convenzione Onu sulla fiscalità internazionale, con una esplicita menzione nella dichiarazione finale, secondo quanto trapelato, alla tassazione dei grandi patrimoni. Altro tema centrale sarà quello della riforma dell’architettura finanziaria e della riduzione della dipendenza dal dollaro nelle transazioni internazionali, anche a fronte della necessità di rispondere ai dazi dell’amministrazione Trump: non a caso, nella dichiarazione dovrebbe trovare posto la «seria preoccupazione» dei leader del gruppo in merito all’imposizione di «misure tariffarie e non tariffarie unilaterali». Sul rafforzamento dell’uso delle monete locali tra i paesi del gruppo insiste invece in maniera particolare il Brasile, ma su di esso punta anche la Nuova Banca di Sviluppo dei Brics con sede a Shanghai, presieduta da Dilma Rousseff, diventata uno strumento essenziale nella promozione della sovranità finanziaria e nel finanziamento di progetti strategici per i paesi emergenti.

A QUATTRO MESI dall’apertura della Cop 30, anche questa ospitata dal Brasile ma a Belém, la questione climatica non potrà non essere prioritaria. Ed è senza dubbio un buon segnale la firma da parte del blocco di un documento congiunto sul finanziamento climatico – con raccomandazioni e linee guida sulla mobilitazione di risorse finanziarie destinate ad azioni di lotta al riscaldamento globale – al fine di assumere una posizione comune alla Cop di Belém.
Restano, tuttavia, diversi nodi critici, a partire dalle tensioni riguardo alla proposta iraniana di una condanna dura ed esplicita dei bombardamenti realizzati da Israele e Stati Uniti o al tenore della risposta agli attacchi israeliani a Gaza, sullo sfondo di uno dei grandi nodi irrisolti dell’organismo: quello della sua natura anti-occidentale o semplicemente non occidentale.

DIVERGENZE si registrano anche tra le forze progressiste, in relazione alle aspettative sul ruolo dei Brics nello scenario internazionale. A escludere che l’organismo possa rappresentare «un passo avanti per liberare l’umanità dalle sue catene» è, tra molti altri, l’intellettuale e militante uruguayano Raúl Zibechi, il quale, pur ritenendo auspicabile e ragionevole il superamento dell’egemonia Usa in direzione di un mondo multipolare, evidenzia come il «capitalismo genocida ed ecocida», per non parlare del marcato autoritarismo di tanti paesi, non sia esclusivo dell’Occidente, ma interessi da vicino anche i Brics.

06/07/2025

da il Manifesto

Claudia Fanti

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