12/10/2025
da Il Manifesto
TRUMP POWER . Witkoff e Kushner tra la folla. Gli Stati uniti apriranno un centro di comando per Gaza. Nei Territori occupati l’attesa dei prigionieri
Tel Aviv, era affollata ieri sera da migliaia e migliaia di persone per uno degli ultimi grandi raduni del Forum delle Famiglie degli Ostaggi. La città è pronta a ricevere i sequestrati del 7 ottobre 2023 che saranno rilasciati domani da Hamas. E si prepara ad accogliere anche Donald Trump, eroe della piazza che ha oscurato Benyamin Netanyahu. La folla ha fischiato il premier quando è stato fatto il suo nome. A rappresentare il presidente americano, vicino a Einav Zaungauker, leader delle famiglie degli ostaggi, c’era ieri sera l’inviato speciale per il Medio oriente Steve Witkoff, assieme al genero di Trump, Jared Kushner. «Ho sognato questa notte per molto tempo. È lo spettacolo più potente. Vorrei solo che il presidente fosse qui. Stasera celebriamo qualcosa di straordinario. La prova vivente… che i miracoli possono accadere», ha detto alla folla Witkoff ringraziando tutti, anche i leader arabi e il turco Erdogan. A poche decine di chilometri da Tel Aviv, la popolazione palestinese si prepara accogliere a Gaza e in Cisgiordania i 2.000 prigionieri politici che saranno scarcerati da Israele.
I particolari della liberazione degli ostaggi israeliani non sono tutti noti. Qualcuno la prevedeva già oggi, ma dovrebbe avvenire durante le prime ore di domani in diverse località di Gaza. I rilasciati o parte di essi incontreranno Donald Trump nel primo pomeriggio, al termine del suo discorso alla Knesset. Gli ostaggi vivi sono 20, i corpi dei 28 deceduti saranno restituiti probabilmente più avanti.
Le autorità carcerarie israeliane da parte loro preparano i detenuti palestinesi in attesa di liberazione: quelli che saranno rilasciati in Cisgiordania sono stati portati alla prigione di Ofer, alla periferia di Ramallah. Quelli destinati ad andare a Gaza in quella di Ketziot.
Hamas protesta. Denuncia l’ostinazione di Israele che, afferma, ha cambiato circa 100 nomi nella sue lista di prigionieri da liberare presentata ai mediatori. In particolare, Israele ha posto il veto al rilascio di 25 detenuti di spicco, tra cui Marwan Barghouti e Ahmed Saadat, quelli che più erano attesi dai palestinesi nei Territori occupati. Israele non rilascerà neanche due medici di Gaza. Il dottor Hussam Abu Safiya, pediatra e direttore dell’ospedale Kamal Adwan arrestato alla fine dello scorso anno assieme a 240 medici, infermieri e pazienti, e il dottor Marwan al Hams, direttore degli ospedali da campo di Gaza. Offrendo una dimostrazione unità nazionale Hamas, Fronte popolare (sinistra) e Jihad Islami hanno scritto in un comunicato «di aver compiuto sforzi strenui per garantire il rilascio di tutti i prigionieri, uomini e donne, e dei leader del movimento nazionale palestinese, ma l’occupazione ha impedito il rilascio di un numero significativo di loro».
Steve Witkoff prima di Tel Aviv, si era recato con il comandante del Comando centrale Usa, Brad Cooper, a visitare una base dell’esercito israeliano a sud di Gaza, per verificare che le forze di occupazione si fossero effettivamente ritirate oltre la «Linea gialla» come previsto dall’accordo di Sharm el Sheikh. Come annunciato, gli Usa costituiranno uno speciale centro di comando per supervisionare la situazione nella Striscia in collaborazione con rappresentanti di Egitto, Qatar, Turchia ed Emirati. Sarà situato in territorio israeliano e presidiato da 200 marine che, in qualsiasi caso, non entreranno a Gaza. Il centro coordinerà l’ingresso degli aiuti internazionali, garantirà la sicurezza dei convogli di soccorso e gli sforzi di ricostruzione di Gaza presentando rapporti ai paesi donatori.
Donald Trump è sempre molto ottimista. Secondo quanto riportato dalla Cnn, ha affermato che tra Israele e Hamas esiste un «ottimo accordo» sui prossimi passi da compiere nel piano per porre fine alla guerra. «Penso che ci sia una intesa sulla maggior parte dei punti e alcuni dettagli, come per qualsiasi altra cosa, saranno definiti più avanti, perché scoprirete che quando vi sedete in una bella stanza in Egitto, è più facile raggiungere un’intesa», ha detto aggiungendo che Gaza verrà ricostruita «ci sono alcuni paesi molto ricchi che contribuiranno».
Intanto è confermato che Benyamin Netanyahu non prenderà parte al vertice internazionale di Sharm El Sheikh sul Medio oriente che, alla presenza di Trump, seguirà la firma dell’accordo su Gaza. Pare che a sconsigliarlo ad andare in Egitto sia state considerazioni di politica interna: la sua presenza accanto a tanti leader arabi, quelli del Qatar in particolare, sarebbe considerata sconveniente in Israele, soprattutto per i rapporti già tesi con la destra estrema che ha votato contro l’accordo con Hamas.