ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Tempesta e «tregua» senza aiuti uccidono 14 palestinesi a Gaza

Tempesta e «tregua» senza aiuti uccidono 14 palestinesi a Gaza

Politica estera

13/12/2025    13.00

da il Manifesto

Eliana Riva

Fredda Guerra Dal 10 ottobre non entrano né tende né caravan. Alluvioni e gelo fanno crollare gli scheletri degli edifici e trascinano via i rifugi

Servirebbero montagne di sabbia, sistemi per il prelievo idrico, materiali in legno per riparare e bloccare il vento, sostegni in ferro e di altro genere per tenere in piedi le tende. È solo il minimo indispensabile per affrontare una tale emergenza, resa catastrofe in una terra bombardata senza sosta per due anni, con un sistema fognario inesistente, infrastrutture civili distrutte e quasi due milioni di sfollati.

Ma Israele non permette l’ingresso dei kit di emergenza. Ancora una volta, lo denunciano le Nazioni unite: «Set di strumenti base, sacchi di sabbia e pompe dell’acqua, materiali da costruzione come legname e compensato rimangono bloccati a causa di restrizioni di accesso di lunga data».

LO CONFERMA l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che fa parte del sistema Onu: «Questi materiali sono fondamentali per riparare e rafforzare le sistemazioni temporanee contro le continue piogge e mitigare le inondazioni», ha aggiunto l’agenzia intergovernativa, sottolineando che la tempesta Byron ha messo a rischio elevato quasi 795mila sfollati interni. Israele impedisce l’ingresso anche delle aste di supporto per le tende, sostenendo, come per centinaia di altri prodotti di uso comune, che potrebbero essere usate per scopi militari.

Ventisettemila tende sono state distrutte in 24 ore, secondo i dati della protezione civile. Forti piogge e violente raffiche di vento hanno trasformato i rifugi in trappole mortali e almeno tredici edifici sono crollati. «È un altro tipo di guerra – ci dicono da Gaza – Chi non ha una casa sicura è costretto ad andar via. Ancora una volta». A Beit Lahiya, nel nord della Striscia, cinque persone sono morte ieri quando la casa-rifugio in cui si trovavano ha ceduto. A Rimal, Gaza City, il muro di un’abitazione bombardata è caduto sulle tende degli sfollati, causando due vittime.

A Sheikh Radwan, sempre nei pressi della città di Gaza, un edificio di cinque piani è crollato all’improvviso. All’interno si erano rifugiate otto persone, tutte appartenenti alla stessa famiglia. La protezione civile ha scavato tra le macerie per ore: i soccorritori si sono infilati sotto i solai, hanno ricavato tunnel per raggiungere i sopravvissuti. Alla fine hanno salvato sei persone, mentre altre due sono state ritrovate cadavere. Sempre a Sheikh Radwan, le squadre di soccorso hanno portato in salvo i residenti di una casa semi crollata.

SONO STATE QUATTORDICI in tutto le vittime di ieri. Altri due bambini sono morti assiderati, tre in 24 ore. La famiglia di Hadeel al-Masri viveva in una casa rimasta senza tetto dopo un bombardamento israeliano e il bambino di nove anni è diventato viola dal freddo. Suo nonno ha raccontato ad al-Jazeera che il piccolo è arrivato all’ospedale al-Rantisi con una temperatura di 33-34 gradi. I medici hanno detto che gli organi erano in sofferenza e nel giro di poche ore Hadeel si è spento. Dopo Fahaf Abu Jazar, di otto mesi, deceduta giovedì nella sua tenda, un’altra neonata, Taim al-Khawaja, è morta ieri nel campo profughi di Shati, a Gaza City.

L’ORGANIZZAZIONE internazionale per le migrazioni ha dichiarato che è necessario e urgente consentire l’ingresso di mezzi pesanti per rimuovere le macerie e cominciare la ricostruzione. Ripulire Gaza dalle tonnellate di detriti e bombe inesplose è fondamentale anche per la realizzazione del piano Trump per la Striscia, che vedrebbe una prima zona di ricostruzione «modello» a Rafah: il progetto non sembra essere cambiato dopo l’uccisione di Abu Shabab, il leader della milizia mercenaria pro-israeliana che controllava parte della città del sud. Secondo il sito israeliano Ynet News, il presidente degli Stati uniti starebbe facendo pressioni su Tel Aviv perché si assuma l’onere e l’impegno della rimozione delle macerie. Il Qatar ha dichiarato questa settimana che Doha non intende finanziare ciò che Israele ha distrutto e che dovrebbe dunque ricostruire. Secondo fonti citate dall’articolo, Tel Aviv avrebbe accettato di pagare e sovrintendere sia alla rimozione dei detriti sia alla ricostruzione. Le stime del Wall Street Journal parlano di 68 milioni di tonnellate di macerie.

SECONDO IL SITO d’informazione statunitense Axios, Trump avrebbe anche invitato Italia e Germania a sciogliere gli indugi e prendere parte al «Board of peace», l’organismo che controllerà Gaza sotto la guida del tycoon. I funzionari statunitensi avrebbero inoltre informato i diplomatici europei che, se non si decideranno a inviare truppe a Gaza all’interno della Forza internazionale di stabilizzazione (Isf), l’esercito israeliano non si ritirerà dalla Striscia. Le pressioni di Washington sugli Stati occidentali e su quelli arabi si fanno più consistenti, mentre Trump avrebbe deciso di nominare due generali statunitensi alla guida della Isf.

share