L’ultimo accordo a sorpresa sulle ’terre rare’, tra Filippine e Stati Uniti, volutamente non pubblicizzato, è la metafora di un conflitto mortale, che si dipana sotto traccia, alle nostre spalle, per la leadership del pianeta, tra grandi potenze vecchie e nuove.
Fronte del Pacifico e Cina dopo il Giappone
- Washington prima per distacco e la Cina a inseguire. Per ora. Perché i tassi di sviluppo cinesi uniti alla crescita del suo Pil, al di là di tutte le congiunture sfavorevoli, hanno già gettato nel panico la Casa Bianca. Prima con Biden e adesso con Trump. Il clima geopolitico nell’Indo-Pacifico, insomma, assomiglia sempre di più a quello creatosi alla vigilia della Seconda guerra mondiale, con l’inarrestabile ascesa del Giappone imperiale.
La storia che si ripete e non insegna
Cambiano i fattori, perché la forza dilagante di Pechino ha sostituito la potenza nipponica, ma l’equazione non muta: oggi assistiamo a una lotta mortale per le risorse, con gli Stati Uniti impegnati a difendere la loro supremazia. E la nuova frontiera del conflitto titanico, tra Asia e America, non si ferma più all’energia o alle materie prime ‘basic’, per la produzione di massa. No, tocca la terra incognita dei ‘minerali rari’, improvvisamente balzati agli onori delle cronache, perché a livello politico si è finalmente scoperta la loro insostituibile funzione nell’industria ad alta tecnologia. Quella delle armi, prima di tutto e per essere chiari.
Filippine in tresca con Pechino
I Servizi segreti americani hanno scoperto che le Filippine, da molti anni, giocano con due mazzi di carte, perché forniscono alla Cina preziosissime ‘terre rare’, che rafforzano il già ferreo monopolio di Pechino sul mercato internazionale. «Secondo gli addetti ai lavori – scrive il South China Morning Post di Hong Kong (SCMP) – per anni, Manila potrebbe aver inconsapevolmente fornito alla Cina ingredienti essenziali, per la produzione di articoli che spaziano dagli smartphone ai veicoli elettrici, dai missili ai satelliti, fino agli aerei militari». Messo al corrente di questo paradosso (gli Usa spendono miliardi di dollari in aiuti militari per le Filippine), un inferocito Trump ha spedito il Segretario di Stato, Marco Rubio, a cercare di frenare l’emorragia.
L’America a Manila
Rubio si è presentato a un vertice politico, in Malesia, con un codazzo di diplomatici, militari e ‘barbefinte’ per battere i pugni sul tavolo (si fa per dire) della sua omologa filippina, Maria Theresa Lazaro. «Quando i funzionari statunitensi hanno incontrato le loro controparti filippine a Kuala Lumpur, questo mese per discutere di minerali essenziali – chiarisce il SCMP – pochi al di fuori degli ambienti industriali hanno compreso il significato silenzioso di quella conversazione: un nuovo fronte nella competizione globale per le risorse, indispensabili per la tecnologia moderna e la sicurezza nazionale. Ora, un potenziale accordo sulle terre rare tra gli Stati Uniti e le Filippine ha attirato l’attenzione sull’abbondanza, ampiamente trascurata, di queste risorse strategiche nella nazione del Sud-est asiatico e sul flusso decennale di materie prime filippine verso la Cina».
Partita planetaria Usa-Cina
Naturalmente, l’interesse americano per questo vitale settore di materie prime ‘ad alta sensibilità’ è conseguenza del violento confronto, non solo commerciale, con Pechino. La guerra dei dazi doganali non è indolore per Trump e, più in generale, per l’Occidente. Così i cinesi, consapevoli del loro straordinario potere contrattuale nel campo delle ‘terre rare’, si sono immediatamente messi di traverso, rendendone complicata l’esportazione. E mettendo in crisi intere catene di montaggio industriali, negli Usa e in Europa, che proprio di questi metalli pregiati, costosi e sofisticati hanno bisogno, per i prodotti ad alta tecnologia. «La rinnovata attenzione di Washington alla sicurezza delle catene di approvvigionamento dei minerali – sostiene il SCMP – segue la decisione presa dalla Cina in aprile di limitare le esportazioni verso gli Stati Uniti di ‘elementi di terre rare’, un sottoinsieme della più ampia categoria dei ‘minerali critici’, essenziali per la difesa e la tecnologia avanzata. Diciassette elementi metallici – spiega ancora SCMP – sono classificati come terre rare».
Cosa manca ad occidente
Secondo il Centro per gli Studi strategici e internazionali con sede a Washington, le restrizioni all’esportazione imposte da Pechino hanno preso di mira sette di questi minerali: scandio, samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio e ittrio, oltre ai magneti essenziali per l’industria della difesa, energetica e automobilistica. Per far capire gli effetti di questa ‘falla’ nella catena di approvvigionamento degli Stati Uniti, basterà solo citare le recenti (preoccupatissime) prese di posizione in seno al Congresso. In un’audizione del Sottocomitato dell’Asia orientale e dell’Indo-Pacifico intitolata «Rompere la morsa della Cina sulla catena di approvvigionamento dei minerali critici», la deputata repubblicana Young Kim della California ha avvertito che «ormai Pechino controlla il 92 per cento della lavorazione globale degli elementi delle terre rare e domina la produzione di componenti per batterie e magneti. Questa morsa – ha detto la congressista – rafforzata dalle decine di miliardi di dollari investiti dalla Cina nel settore minerario globale e da tattiche come la manipolazione dei prezzi e le restrizioni alle esportazioni, rappresenta una minaccia diretta per gli Stati Uniti e i nostri alleati». Da qui la pressante richiesta di un necessario ‘disaccoppiamento’, per reperire nuove fonti di rifornimento ‘non cinesi’, possibilmente in collaborazione con gli alleati.
Dazi di prepotenza e diplomazia di convenienza
Ed è quello che, appunto, la missione di Rubio si è proposta di fare durante la missione nel Sud-est asiatico. Anche se, attenzione, la Cina gioca come il gatto col topo. «Le esportazioni cinesi di terre rare sono aumentate a giugno – scrive il SCMP – raggiungendo il livello più alto da dicembre 2009. Secondo gli analisti, questo potrebbe essere un primo segnale che i recenti accordi segreti con gli Stati Uniti sul flusso di minerali essenziali stanno iniziando a dare i loro frutti. Per i dati doganali, le esportazioni di questi elementi hanno raggiunto le 7.742,2 tonnellate il mese scorso, con un aumento del 60% rispetto alle 4.828,7 tonnellate registrate a giugno 2024 e un balzo del 32% rispetto alle 5.865 tonnellate segnalate a maggio». Pechino apre e chiude i rubinetti, in relazione alle sue tattiche commerciali, dimostrando grande spregiudicatezza. Inoltre, il fatto che l’intesa tra gli Usa e le Filippine sia stata quasi ‘nascosta’ fa sorgere qualche interrogativo e molte perplessità. Scava scava (è il caso di dirlo), forse il China Post di Hong Kong ha trovato una spiegazione convincente, che consiglia a tutti di tenere un profilo basso. Parliamo di inquinamento, su una scala da far venire i brividi. E questo spiegherebbe perché la Cina ‘si sacrifica’, cioè importa minerale grezzo e lo raffina in patria, trasformandolo in ‘terra rara’ finale.
Disastri ambientali
- Compra a niente, per tonnellata, e poi vende al chilo, per prodotto finito. Guadagnandoci una montagna di soldi, ma mandando in malora il proprio ambiente. «Il geologo Renè Juna Claveria – scrive il SCMP – ha messo in guardia dai rischi ambientali. ‘Data la possibile associazione di minerali di terre rare con depositi di bauxite e laterite, non ci sarebbe via di scampo dall’estrazione mineraria a cielo aperto’. Claveria ha ribadito queste preoccupazioni, sottolineando nel suo intervento la chiusura delle miniere di terre rare negli Stati Uniti a causa della mancata conformità ambientale. Nonostante le ripetute richieste di maggiori dettagli da parte di ‘This Week in Asia’, Claveria non ha più risposto. La sua conferenza – conclude il giornale di Hong Kong – in diretta streaming, sulle ‘terre rare’, è stata silenziosamente rimossa, anche dalle pagine social dell’Osservatorio di Manila».
Insomma, le ‘terre rare’ che servono a Trump potranno arrivare da ovunque: Filippine, Cina o persino Ucraina. L’importante è però che vengano prodotte lontano dall’America. Per non sporcare
31/07/2025
da Remocontro