Tsunami giudiziario a Venezia: in manette l'assessore alla mobilità e indagato il sindaco Brugnaro. Decapitato il comune
Dopo Genova, Venezia. Dopo Giovanni Toti, Luigi Brugnaro che con Toti nel 2021 era stato cofondatore del partito Coraggio Italia. Un destino ora legato, anche dal punto di vista giudiziario.
Il sindaco di Venezia, infatti, oggi ha ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria che ha terremotato la città lagunare. Agli arresti è finito, tra gli altri, l’assessore comunale alla Mobilità, mister preferenze, Renato Boraso. Una nota della Guardia di finanza fa riferimento a “ipotesi di reati perpetrati ai danni della pubblica amministrazione”.
DECAPITATO IL COMUNE DI VENEZIA
Indagati, tra gli altri, anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini, e il direttore generale dell’Actv, Giovanni Seno.
In mattinata sono stati perquisiti gli uffici del Comune di Venezia e quelli della sede del gruppo della mobilità lagunare Avm/Actv, oltre alla casa di Boraso. In tutto gli indagati sono 18, sette sono finiti ai domiciliari e per sei è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici.
BORASO, ENFANT PRODIGE DELLA DESTRA VENEZIANA
Capopopolo della rivolta contro il tram divenuto poi assessore, Boraso, 56 anni, è stato un enfant prodige della destra con la prima elezione vinta a Favaro Veneto (quartiere veneziano dove vive) a soli 23 anni nel 1997. Da allora non ha più perso un’elezione ed è sempre stato in consiglio comunale.
L’AFFARE DEI PILI DI BRUGNARO
La vicenda che coinvolge Brugnaro riguarderebbe le trattative di vendita all’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell’area dei “Pili” che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro.
IL TRUST SEMPRE INVOCATO DAL SINDACO IMPRENDITORE
L’area, all’imbocco del ponte translagunare Mestre- Venezia, è una zona fortemente inquinata dalle lavorazioni di Marghera, acquistata da Brugnaro (all’epoca non ancora in politica) nel 2006, per circa 5 milioni di euro. Fu il solo partecipante all’asta del Demanio. Successivamente però, con Brugnaro già sindaco, la zona dei Pili è tornata al centro dell’attenzione perché individuata nel nuovo Piano comunale urbano di Mobilità Sostenibile come potenziale insediamento di un terminal intermodale e del nuovo palazzetto dello sport.
IL CONFLITTO DI INTERESSE
Progetti che ne hanno aumentato esponenzialmente il valore. La società è ora controllata da ‘Porta di Venezia’, che fa sempre capo a Brugnaro, ma che, assieme a tutte le altre aziende e partecipazioni del sindaco (dalla Umana, alla Reyer), è in mano dal 2017 ad un blind trust di diritto newyorkese, al quale l’imprenditore ha trasferito il patrimonio, una volta eletto a Ca’ Farsetti. Proprio sui meccanismi del blind trust starebbe indagando adesso la Guardia di Finanza.
ANNI DI DENUNCE DELLE OPPOSIZIONI
La speculazione dei Pili da anni è al centro delle denunce delle opposizioni come un gigantesco caso di conflitto d’interessi, per il doppio ruolo di imprenditore e sindaco. A questo filone aveva recentemente dedicato una puntata anche “Report”, parlando di una trattativa, poi sfumata, di Brugnaro con l’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, per la vendita proprio dei “Pili”.
LA REAZIONE DI BRUGNARO: “SONO ESTERREFATTO”
“Sono esterrefatto. In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici”, ha fatto sapere Brugnaro in una nota, “Per entrare nel merito, l’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata, come ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente e pubblicamente più volte”.
“Quella, come noto, è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione e mai ho pensato, né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature” si legge poi. “Stessa cosa riguardo la vendita di Palazzo Papadopoli, che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo. Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni”, conclude Brugnaro.
L’M5S CAPPELLETTI: “A VENEZIA PRESUNTI INTRECCI TRA PA, POLITICA ED ECONOMIA”
“Anche Venezia viene travolta dalla marea di inchieste della magistratura che colpiscono in tutta Italia presunti intrecci illeciti tra politica, PA e mondo dell’economia, con l’ipotesi del solito assalto alla diligenza degli appalti e in generale dei fondi pubblici”, attacca in una nota il deputato veneto del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti.
“Sono elementi pesanti che lasciano pensare a un quadro di malaffare ramificato, con l’ormai “solito” sospetto di pratiche corruttive con cui alcuni ottengono affidamenti delle gare pubbliche. Un governo e una maggioranza minimamente responsabili risponderebbero con una forte reazione anticorruzione. Al contrario, la presidente Meloni e i suoi alleati stanno smantellando pezzo dopo pezzo gli strumenti di contrasto ai reati contro la PA”, conclude Cappelletti.
16/07/2024
da La Notizia