Ci si son messi in tanti, tranne quelli che hanno sfogliato un atlante storico o hanno un minimo di memoria del fatto che chi ha dato il là a una serie infinita di tragedie ha nome Mussolini, quello che esportava la civiltà italica a colpi di cannone. Gli svarioni storici, politici, di senso comune addirittura, sono assiepati invece come nulla fosse nel treno storico che parte oggi da Trieste binario 1 della Stazione Centrale (nata Südbahnhof per la cronaca). Il Treno del Ricordo 2024 è promosso dal ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi e messo a disposizione da Fondazione Fs: ci sono una mostra multimediale, l’annullo filatelico e le masserizie degli esuli da uno dei magazzini del vecchio porto di Trieste. Nato da una risoluzione della Commissione Cultura della Camera dei deputati, è realizzato dalla Presidenza del Consiglio in collaborazione con il ministeri della Cultura, dell’Istruzione e della Difesa nonché la Rai, l’Archivio Luce e Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata. Il treno girerà l’Italia per arrivare il 27 febbraio a Taranto.
Stupisce che nessuno dei tanti collaboratori abbia avuto un momento di perplessità davanti alle belle immagini di Istria e Dalmazia ritenute di provata appartenenza all’Italia essendo state romane fin da un paio di secoli prima di Cristo. Con questa logica si potevano rinverdire «ricordi» di un gran pezzo di Europa e di Nord-Africa ma forse si è pensato fosse fuori tema. Fuori tema alla grande, invece, questo treno delle baggianate revansciste ci va quando accomuna gli esuli ai militari italiani internati nei campi di concentramento tedeschi. L’intento? La confusione massima evidentemente. I nostri militari mandati nei Balcani per occupare terre altrui che, dopo l’8 settembre 1943, in decine di migliaia si rifiutarono di servire i nazisti e preferirono l’internamento sono semmai un chiaro esempio di antifascismo e, non a caso, vengono ricordati il 27 gennaio con tutte le vittime del nazifascismo (pesa però la damnatio memoriae dei 10mila partigiani italiani morti combattendo in Jugoslavia). Ma forse mescolare foibe e Shoah aiuta a cassare pezzi di storia per dare enfasi solo a quanto fa comodo.
La presenza, nella mostra, dei militari internati ha fatto sbigottire la loro Associazione – come tutto il Forum delle associazioni antifasciste e della Resistenza – che sottolineano come il richiamo insistente all’italianità, ancora una volta, non faccia che evocare l’esproprio dell’identità di sloveni e croati perseguita dal fascismo e dall’occupazione di quelle terre nel 1941. Ma questo treno che porta a spasso vergognose falsità di Stato è anche una provocazione che sembra smentire la flebile voce del Presidente Mattarella sulla «rinnovata amicizia tra Italia e Slovenia». «Ricordiamo le vittime delle foibe e quanti furono costretti ad abbandonare le proprie case, ma caliamo quelle tragiche vicende nel corretto contesto storico – ha commentato l’Anei – non per favorire il proprio nazionalismo».
Marinella Salvi