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Trump bullizza Zelensky e l'Ue Meloni che scommetteva sulla vittoria dell'Ucraina ora fa l'equilibrista

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Politica

10/12/2025

da La Notizia

Raffaella Malito

Zelensky a Roma da Meloni: per l’Ucraina è l’ora più buia. Mentre Trump lo scarica, Putin ricorda al leader ucraino che il Donbass è russo

La tappa di Volodymyr Zelensky a Roma coincide forse con l’ora più buia per l’Ucraina. Il numero uno di Kiev arriva nella capitale per incontrare la premier Giorgia Meloni mentre i media di tutto il mondo ribattono le parole di Donald Trump. “Zelensky dovrà darsi una mossa e iniziare ad accettare le cose” perché “sta perdendo” la guerra, dice il presidente americano accusando l’amministrazione ucraina di “usare la guerra come pretesto per non tenere le elezioni”. Un attacco che va di pari passo con le accuse mosse ai leader europei deboli e decadenti che non sanno cosa fare. “Per le elezioni sono sempre pronto”, replica Zelensky parlando con i cronisti di alcuni quotidiani lasciando il suo albergo romano prima di incontrare Meloni.

Zelensky da Meloni nell’ora più buia per l’Ucraina

Ma il sostegno a Kiev da parte degli americani diventa ogni giorno più fragile e l’impressione che Trump stia scaricando Zelensky, proprio quando sono in corso i negoziati, mette l’Ucraina in una posizione ancora più debole di quanto non si trovi già a fronte dell’avanzata dei russi nei suoi territori. E proprio la contesa sui territori e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina restano i nodi più controversi dei negoziati per la fine delle ostilità a Kiev.

Mentre Trump mitragliava con le sue parole Zelensky, il presidente russo Vladimir Putin ricordava al leader ucraino che il Donbass è “storicamente parte della Russia”, compresi i territori che le forze di Mosca non sono riuscite a conquistare in quasi quattro anni di guerra. Ma Zelensky finora ha tenuto il punto, dicendo di non voler rinunciare a quei territori e annunciando un nuovo piano di pace rivisto assieme agli alleati europei, da presentare alla Casa Bianca per cercare di evitare concessioni territoriali alla Russia.

Le pressioni degli Usa su Zelensky

Eppure negli stessi minuti il Financial Times ha fatto sapere che, nel corso della telefonata di due ore di sabato scorso, gli inviati Steve Witkoff e Jared Kushner hanno fatto pressione su Zelensky per avere una risposta nel giro di ‘giorni’ su una proposta di pace che avrebbe richiesto all’Ucraina di accettare perdite territoriali in cambio di garanzie non specificate sui titoli statunitensi. “La Russia insiste affinché rinunciamo ai territori”, ripete Zelensky. “Noi, ovviamente, non vogliamo rinunciare a nulla. E’ esattamente ciò per cui stiamo lottando”.

Prima dal Papa, poi il leader ucraino vede la premier italiana

Nella sua giornata romana, il presidente ucraino ha incontrato prima il Papa e poi Meloni. Il Santo Padre ha ribadito la necessità di continuare il dialogo e rinnovato il pressante auspicio che le iniziative diplomatiche in corso possano portare ad una pace giusta e duratura. Con Meloni “abbiamo avuto un colloquio eccellente e molto approfondito su tutti gli aspetti della situazione diplomatica. Apprezziamo il ruolo attivo dell’Italia nel generare idee concrete e definire misure per avvicinare la pace. L’ho informata sul lavoro del nostro team negoziale e stiamo coordinando i nostri sforzi diplomatici. Contiamo molto sul continuo sostegno dell’Italia: è importante per l’Ucraina”, ha commentato Zelensky dopo il faccia a faccia con Meloni.

Da Meloni solito equilibrismo

Nel corso dell’incontro, recita una nota di Palazzo Chigi, i due leader hanno analizzato lo stato di avanzamento del processo negoziale e condiviso i prossimi passi da compiere per il raggiungimento di una pace giusta e duratura per l’Ucraina. I due leader hanno inoltre ricordato l’importanza dell’unità di vedute tra partner europei e americani. Pari attenzione è stata rivolta, nel corso del colloquio, ai temi della definizione di robuste garanzie di sicurezza che impediscano future aggressioni e del mantenimento della pressione sulla Russia affinché sieda al tavolo negoziale in buona fede.

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