Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta, Microsoft. Le ‘Big Tech Usa’, che hanno il monopolio delle ‘piattaforme digitali’ in Europa al centro delle negoziazioni sui dazi di Trump. Gli Usa vogliono vincere la competizione sull’Intelligenza Artificiale con la Cina e la corsa passa dall’Europa, bastione commerciale dell’impero tecnologico americano.
Trump senza regole
L’ostacolo principale, equiparato da Trump alle barriere tariffarie, è rappresentato da un sistema di regole per il commercio elettronico. Il Digital Markets Act (DMA) è in vigore dal 2023, e stabilisce un elenco di cose da fare e da non fare, volte a limitare il potere delle sei aziende americane e a offrire ai consumatori maggiore scelta. Per garantire ai cittadini europei il controllo della conformità a queste regole, l’UE sostiene dei costi cosiddetti di ‘monitoraggio’. I legislatori tedeschi del Parlamento europeo avevano chiesto di applicare una tassa di vigilanza sulle Big Tech per aiutare le autorità antitrust dell’UE a far rispettare meglio il Digital Markets Act.
Conti salati delle Big Tech all’Europa
Nel pieno della negoziazione tra Washington e Bruxelles, l’agenzia Reuters ha anticipato la notizia che la vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Henna Virkkunen, ha dichiarato che non è previsto alcun piano per far sì che le Big Tech paghino i costi di conformità alla legge digitale. Ora, chiedersi se l’esenzione di questo costo non sia parte integrante di un possibile accordo, può esser lecito. Ben inteso, i costi di monitoraggio non sono che una minima parte (stimati allo 0,5%) dell’enorme conto che i servizi digitali americani fatturano all’Europa, ma la forma potrebbe anticipare la sostanza.
Equilibrare il potere di mercato
La legislazione europea sul digitale può comportare per le Big Tech significativi costi di adeguamento e una possibile riduzione del loro potere di mercato. In caso di violazioni, le sanzioni possono essere pesanti, arrivando fino al 10% del fatturato globale, con un incremento fino al 20% in caso di recidive. Ciò implica la necessità per le aziende, in particolare quelle che basano il loro modello di business sulla raccolta e monetizzazione dei dati personali, di rivedere le proprie strategie.
Dimmi chi sei oppure paghi
È di questi giorni la richiesta che hanno ricevuto gli utenti di Facebook per scegliere tra le due opzioni: abbonamento mensile di €7,99 oppure consegna gratuita dei propri dati personali per la profilazione pubblicitaria. Non che prima di adesso i dati personali non fossero commercializzati da Meta (la società proprietaria di Faceboook). Ora però la legge europea obbliga a dichiararlo direttamente all’utente, offrendogli un’opzione commerciale dal costo contenuto.
Regole contro mercato selvaggio
Ma è l’intero impianto normativo per il digitale che è sotto il tiro. OpenAI, Google, Meta e altri dovranno decidere nei prossimi giorni e settimane se sottoscrivere una serie di regole volontarie che garantiranno loro di rispettare le severe leggi dell’Unione in materia di intelligenza artificiale, oppure rifiutarsi di firmare e affrontare un esame più approfondito da parte della Commissione europea. Bloomberg segnala che «Meta e Google avevano criticato duramente le precedenti versioni del testo e cercato di annacquarlo». Ciò mette le aziende in una situazione difficile.
Europa e Intelligenza artificiale
Le nuove leggi dell’UE imporranno di documentare i dati utilizzati per addestrare i loro modelli e affrontare i rischi più gravi dell’intelligenza artificiale a partire dal 2 agosto. Devono decidere se utilizzare le linee guida elaborate da esperti accademici sotto la supervisione della Commissione per soddisfare tali requisiti oppure prepararsi a convincere la Commissione che si conformano in altri modi. Le aziende che aderiscono alle norme «beneficeranno di una maggiore certezza del diritto e di un minor onere amministrativo», ha dichiarato il portavoce della Commissione, Thomas Regnier. La società francese di intelligenza artificiale Mistral è stata la prima ad annunciare che avrebbe firmato. Per ora è la voce di un Davide contro il Golia dei Big Tech, ma è anche il segnale che costruire un ecosistema digitale indipendente può iniziare da qui.
‘Trumpiani’ anti regole tra i 27
- La pressione negoziale sull’UE è favorita dalla commistione di forze politiche ed economiche che all’interno dei 27 reclama lo smantellamento delle regole in nome della lotta alla burocrazia di Bruxelles che rallenta l’adozione di nuove tecnologie e scoraggia gli investimenti compromettendo la competitività e la crescita del mercato. Sono le medesime ragioni addotte per demolire l’impianto normativo a tutela dell’ambiente e per la decarbonizzazione, dove Trump ha già vinto. Le sorti dei servizi digitali per i cittadini europei si stanno giocando in questi giorni e in molti si chiedono se la partita è ancora aperta.
26/07/2025
da Remocontro