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Trump muove i B2: vuole attaccare l’Iran?

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Si muovono solo quando c’è da fare un bombardamento mirato e pesante. I ‘mitici’ jet americani ‘B2’, aerei invisibili ai radar dal costo stratosferico di circa 2 miliardi di dollari l’uno. È stato calcolato che ogni esemplare del velivolo, valga letteralmente il suo peso in oro: qualcosa come 72 tonnellate. Grammo più, grammo meno. L’asse Trump-Netanyahu e i segreti svelati da Haaretz e quelli scappati di mano agli Usa

Trump e Netanyahu sottobanco

La notizia è che forse Trump e Netanyahu, sottobanco, stanno preparando qualche colpo a sorpresa in Medio Oriente. O, più probabilmente nel Golfo Persico. Ecco la rivelazione su cui titola Haaretz, autorevole quotidiano liberal di Tel Aviv: «Gli Stati Uniti schierano bombardieri stealth B-2 vicino a Yemen e Iran, rafforzando la posizione in Medio Oriente». Il giornale prosegue, fornendo altri dettagli importanti. «In particolare, immagini satellitari e dati aeronautici ‘open source’ rivelano che i bombardieri stealth sono arrivati ​​in una base statunitense nell’Oceano Indiano. Inoltre, sono aumenti i voli di trasporto militare verso il Medio Oriente, in mezzo agli attacchi statunitensi nello Yemen».

Che vuol dire?

Significa che le fonti che imbeccano Haaretz, e che arrivano sicuramente anche dall’Intelligence israeliana, sanno (o addirittura condividono) i piani strategici del Pentagono. Trump e Netanyahu, insomma, vanno molto più d’accordo di quanto tutti possano pensare. E arrivano non solo a scambiarsi informazioni ‘sensibili’, ma pure, sicuramente, a congegnare assieme eventuali piani d’attacco.
Un altro esempio clamoroso arriva, quasi in tempo reale, dagli Stati Uniti, dove il Wall Street Journal ha pubblicato (in esclusiva) una notizia che chiude il cerchio della nostra analisi. Dunque, scrivono a New York, «Israele ha fornito informazioni di intelligence sull’attacco aereo discusso nella chat di Signal, affermano alcuni  funzionari. L’esperto di missili Houthi è stato rintracciato con l’aiuto di una fonte umana legata a Israele nello Yemen».

Inciampo dei segreti svelati

Il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Mike Waltz, come ormai è di dominio pubblico, ha gestito il briefing sull’attacco agli Houthi del 15 marzo, in maniera dilettantesca. Ha invitato per sbaglio un giornalista, del The Atlantic, che ha poi spifferato tutto. Mettendo in piazza i particolari di una riunione decisamente riservata. Le ricadute negative meno visibili ma adesso denunciate dal Journal, riguardano ora i rapporti tra Servizi di intelligence e, nel caso specifico, quelli con il Mossad israeliano e l’Aman, l’agenzia di informazioni militare dello Stato ebraico. E le ragioni sono chiare: se i funzionari di Trump sono così maldestri, rischiano di mettere in pericolo tutta la rete spionistica faticosamente costruita dagli israeliani. Insomma, gli americani, come si dice in gergo ‘bruciano’ tutti i ‘contatti’ assoldati da Tel Aviv.

Relazioni tossiche Usa-Israele

La disavventura di Waltz, ha anche scoperchiato una botola, che copriva le relazioni molto fluide, a volte tossiche, tra la destra israeliana e le Amministrazioni americane. Il ‘flirt’ politico tra gli Usa ‘Maga’ e il ‘Grande Israele’, nazionalista e messianico, di Netanyahu, non riguarda solo i Repubblicani. Nel caso degli Houthi, per esempio, sostiene il Wall Street Journal, «Biden ha cercato l’anno scorso di sviluppare opzioni per colpire i leader militari e politici senior degli Houthi e si è rivolto agli israeliani e ai sauditi per chiedere aiuto, secondo persone a conoscenza della pianificazione classificata. Non ha deciso di portare a termine quegli attacchi – aggiunge il Journal -ma il lavoro su quelle opzioni sembra aver dato all’Amministrazione Trump un inizio nello sviluppo di obiettivi per il loro attacco del 15 marzo scorso contro i militanti Houthi nello Yemen».

Due destre estreme

Ora, però, la saldatura tra la nuova Casa Bianca e il vecchio leader israeliano si è fatta più che evidente. Per cui, tornando a quanto dicevamo all’inizio, le preoccupazioni su una possibile azione militare comune aumentano. Contro di chi? L’unico bersaglio plausibile, per un’arma così sofisticata e impegnativa come il bombardiere B2, dovrebbero essere i bunker nucleari iraniani. Nulla avviene per caso. Torniamo allo scoop di Haaretz, che annuncia il riposizionamento in configurazione da attacco, dei micidiali B2: «Nell’ultima settimana, decine di aerei da trasporto militari americani sono atterrati nelle basi in Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Kuwait e Diego Garcia, in quello che sembrerebbe essere un significativo aumento del traffico nella regione. Un’analisi dei dati di volo mostra che gli aerei erano pieni quando sono arrivati ​​a destinazione.

Trasporti pesanti, come le bombe anti bunker

Almeno tre aerei da trasporto pesanti – sostiene Haaretz – sono decollati dalla base aerea Whiteman Air Force in Missouri, la base dell’aeronautica militare statunitense che ospita la flotta B2. Prima dell’arrivo del B-2, circa sette aerei hanno consegnato rifornimenti logistici a Diego Garcia, una base strategica che in precedenza era stata utilizzata per le sortite dei B-2 in Afghanistan e Iraq. La base è abbastanza vicina all’Iran e allo Yemen da condurre un attacco massiccio, pur essendo allo stesso tempo fuori dalla portata dei droni e dei missili balistici di Iran e Yemen».

«Inoltre, a completare lo schieramento – conclude il quotidiano israeliano – circa 10 aerei da trasporto militare hanno anche fatto il loro viaggio dalla Hill Air Force Base nello Utah a Riyadh. La Hill AFB è la sede di uno squadrone USAF F-35 e almeno otto dei suoi jet hanno volato la scorsa settimana dagli Stati Uniti al Regno Unito, e poi verso il Medio Oriente». Che sta succedendo? Al posto di Khamenei, non saremmo tranquilli…

29/03/2025

da Remocontro

Piero Orteca

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