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Trump a Netanyahu: gli Usa potrebbero occupare e ricostruire Gaza. Ma senza i palestinesi

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Il vertice alla Casa bianca Il presidente degli Stati uniti accoglie il leader israeliano e rilancia progetti di deportazioni e occupazioni militari in una striscia da trasformare in resort

Alla fine del suo incontro con il leader israeliano Benjamin Netanyahu, Donald Trump ha proposto che gli Stati Uniti assumano una “posizione di proprietà a lungo termine” su Gaza, spianandola e trasferendo i residenti in un “pezzo di terra buono, fresco e bello”, che purtroppi però si trova in un (generico) altro Paese, in modo da sviluppare il territorio devastato dalla guerra sotto il controllo degli Stati Uniti. Un’idea che regala la visione dello spostamento di massa del popolo palestinese, visione che probabilmente infiammerà gli animi in tutto il mondo arabo.

La proposta di Trump in pratica è quella di rimuovere definitivamente i 2,2 milioni di residenti di Gaza dal territorio palestinese, e di riallocarli fuori dalla loro terra, trascinando gli Usa ancora più profondamente nel conflitto, prendendo il controllo del territorio che appartiene ai palestinesi.

La Striscia di Gaza, ha detto Trump, è un “simbolo di morte e distruzione” da molti decenni, e un posto “sfortunato”, che non dovrebbe “attraversare un processo di ricostruzione e occupazione da parte delle stesse persone che hanno vissuto un’esistenza miserabile lì”.

Quindi la soluzione migliore è spostare i palestinesi altrove, senza specificare dove: “Potrebbero essere più siti o potrebbe essere un unico grande sito, dove le persone vivrebbero in tutta comodità e pace”, visto che “l’unica ragione per cui i palestinesi vogliono tornare a Gaza è che non hanno alternative”.

Questa nuova brillante idea, fra le altre cose, è un indicatore dell’approccio spavaldo di Trump alla questione dei rapporti fra Israele e Palestina, entrando a gamba tesa in un conflitto vecchio di generazioni con la certezza di poter risolvere in poche ore, ciò che anni di sforzi diplomatici statunitensi non sono riusciti a realizzare, e senza tenere in alcuna considerazione ciò che i palestinesi hanno detto di volere.

Alla domanda di un giornalista riguardo la possibilità che gli Usa mandino delle truppe a Gaza per mantenere la sicurezza, il presidente americano ha risposto senza esitazioni: “Se necessario, lo faremo”.

Per la ricostruzione, comunque, ha rassicurato Trump, “Ci occuperemo di smantellare tutte le bombe inesplose e altre armi pericolose, spianeremo il sito ed elimineremo gli edifici distrutti, creando uno sviluppo economico che fornirà un numero illimitato di posti di lavoro”.

Difficile non pensare a quanto aveva detto suo genero Jared Kushner durante un’intervista all’Università di Harvard il 15 febbraio 2024, elogiando il potenziale “molto prezioso” della “proprietà costiera” di Gaza, suggerendo ad Israele di rimuovere i civili per “ripulire” la Striscia.

“La proprietà sul lungomare di Gaza potrebbe essere molto preziosa – aveva detto Kushner – se le persone si concentrassero sulla creazione di mezzi di sostentamento (…) C’è una situazione un po’ sfortunata lì, ma dal punto di vista di Israele farei del mio meglio per far uscire la gente e poi ripulire tutto”.

Intanto, per cominciare, Trump ha promesso che “presto” visiterà  Israele, Gaza e l’Arabia Saudita.

“Sei il migliore amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca” ha detto Netanyahu rivolgendosi a Trump durante la conferenza stampa.

05/02/2025

da Il Manifesto

Marina Catucci

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