08/11/2025
da Il Fatto Quotidiano
Il presidente Usa cambia idea sui rifornimenti ungheresi da Mosca: "Non hanno sbocco al mare, per loro è difficile"
Dopo l’incontro con Viktor Orbán alla Casa Bianca, Donald Trump ha abbandonato la posizione tenuta finora e ha concesso all’Ungheria l’esenzione a tempo inedeterminato dalle sanzioni sugli acquisti di petrolio e gas russi, che coprono l’85% del fabbisogno di Budapest. Lo ha confermato il premier ungherese in un incontro con la stampa all’ambasciata, dopo che Trump, nella conferenza stampa congiunta, aveva detto di stare “esaminando la questione“: “Per l’Ungheria è difficile avere gas e petrolio da altre parti, non hanno il vantaggio di avere lo sbocco al mare e ai porti“, ha detto il presidente Usa, ripetendo l’argomentazione sempre usata da Orbán sul tema. E ne ha approfittato per rimproverare gli altri Stati Ue: “Se guardate a quello che succede in Europa, ci sono Paesi che non hanno il problema dell’Ungheria e comprano molto petrolio e gas dalla Russia. Sono molto disturbato da questo perché noi li aiutiamo e loro vanno a comprare petrolio e gas russo”. Trump ha poi ribadito che vorrebbe organizzare a Budapest l’eventuale prossimo incontro con Vladimir Putin.
Il tycoon ha elogiato l’autocrate ungherese definendolo “una persona speciale” e “un grande leader” (video): “Ha fatto un lavoro fantastico, è molto potente nel suo Paese ma è anche molto amato”. Poi si è rivolto ai leader europei: “Voglio dire loro che devono rispettare Orban e l’Ungheria”. In conferenza stampa accanto a Trump, Orbán ha detto di essere volato negli Usa per “spiegare chiaramente quali sarebbero le conseguenze per il popolo e l’economia ungherese” del divieto “prendere gas e petrolio dalla Russia”. “Noi siamo riforniti da oleodotti che non sono una questione politica o ideologica, sono una realtà fisica. Questo punto è vitale per noi“, ha sottolineato. Appena una settimana fa, quando Orbán aveva annunciato di voler chiedere l’esenzione, Trump aveva assicurato che non sarebbe stata concessa. Il premier di Budapest però non si è arreso, insistendo sugli svantaggi legati alla posizione geografica del Paese: “Giochiamo per vincere, la posta in gioco è alta. Se la richiesta verrà accolta, il 90% della nostra economia e delle nostre famiglie sarà risparmiato dalle difficoltà; in caso contrario, ci attendono tempi difficili”, ha detto durante il viaggio verso Washington.
Nelle stesse ore, in un tweet, il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha sottolineato che “mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria”. In realtà nelle scorse ore l’unica società di raffinazione del petrolio ungherese, Mol Nyrt, ha dichiarato di avere la capacità di rifornirsi di petrolio da fornitori diversi dalla Russia: la società, che gestisce raffinerie in Ungheria e Slovacchia, ha osservato che l’oleodotto dalla Croazia potrebbe effettivamente fungere da alternativa per la maggior parte delle sue forniture se le consegne russe attraverso l’oleodotto Druzhba via Ucraina dovessero essere interrotte.

