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Turismo dell’orrore: morofilia al confine con Gaza

Turismo dell’orrore: morofilia al confine con Gaza

C’è una parola che descrive esattamente questo scempio: morofilia. È l’attrazione morbosa per la morte e la sofferenza altrui.

Non è una categoria psicologica, è una pulsione sociale, è uno dei molti mostri che la guerra a Gaza ha risvegliato. Il “tour del 7 ottobre” documentato da Pablo Trincia promette ai visitatori un’escursione nei luoghi dell’attacco di Hamas, con una comoda sosta su una collina da cui “ammirare” i bombardamenti israeliani sulla Striscia. È tutto vero: 162,87 euro a persona, caffè, pasticcini, aria condizionata, acqua in bottiglia e magari qualche piantina da un vivaio “vicino a Gaza”, per sentirsi anche buoni. Tutto prenotabile su TripAdvisor.

Le recensioni sono entusiaste, il tono è da agenzia turistica, ma il contesto è quello di un genocidio in corso. Non una parola sulle migliaia di civili palestinesi uccisi, sulle famiglie cancellate dalle mappe, sulle case rase al suolo, sugli ospedali assediati. Tutto si riduce a un’esperienza immersiva da raccontare agli amici, tra selfie e souvenir.

La morofilia non nasce nei campi di battaglia, ma negli occhi di chi guarda. E oggi trova forma nei pacchetti turistici confezionati come un safari etico, condita da un folklore militare che trasforma l’orrore in una narrazione di eroismo. È il trionfo della disumanizzazione: la guerra vista come spettacolo, le vittime ridotte a sfondo.

Si può davvero assistere a tutto questo sorseggiando caffè? Evidentemente sì. Si può sorseggiare un caffè guardando un bambino morire sotto le macerie, se è incluso nel prezzo. Il genocidio, dopotutto, è più digeribile con un pasticcino.

12/05/2025

da La Notizia

 

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