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Ucraina, accenni d’accordo con il Pentagono ad Abu Dhabi

Ucraina, accenni d’accordo con il Pentagono ad Abu Dhabi

Politica estera

26/11/2025

da Remocontro

Piero orteca 

Trump invia emissari a Mosca e Kiev: ‘Vicini all’accordo’. Sì di Zelensky al piano in 19 punti.  Gli Stati Uniti soffiano il vento dell’ottimismo sui colloqui per la pace in Ucraina: “Stiamo facendo progressi”, ha proclamato il presidente alla Casa Bianca, mentre il presidente ucraino ha annunciato ai Volenterosi di essere ‘pronto ad andare avanti’ . Ma cosa è accaduto? Tanti retroscena, e ancora tanto deve accedere per poter parlare veramente di un accenno di pace.

Le Monde avverte

  • Mentre a Bruxelles si cerca di gettare tonnellate d’acqua fredda sul fuoco delle polemiche, che divampano sotto traccia coinvolgendo pezzi del governo ucraino, per i ripetuti scandali finanziari, la confusione diplomatica sulle trattative di pace regna sovrana. L’Europa o, meglio, il ‘direttorio’ noto come ‘E3’ (Francia, Regno Unito e Germania) si è messo di traverso. Come fa notare acutamente Le Monde, l’E3 non rappresenta sempre gli interessi di tutti e c’è anzi il rischio che l’ostilità dimostrata dalla ‘triade’ verso il Piano Trump possa contribuire a creare ulteriori divisioni. Merz in particolare, ma anche Starmer e Macron stanno facendo di tutto per convincere Zelensky a non mollare di un millimetro. E, di fatto, a continuare la guerra. Ma Trump ha preso le sue contromisure.

Pieni poteri al Segretario Usa Driscoll

La particolare natura dell’accordo auspicato tra Russia e Ucraina, che dovrà fondere questioni di diplomazia e clausole di salvaguardia per la sicurezza, rende la materia di cui si discute oggetto di interesse sia geopolitico che militare. Proprio per questo, il Presidente degli Stati Uniti ha conferito l’incarico di mediazione più delicato al Segretario dell’esercito Dan Driscoll. La tesi esposta dal Wall Street Journal è che il vero terreno per le trattative lo stia preparando proprio Driscoll, un plenipotenziario con doppia competenza (diplomatica e militare) che in questa fase sta dialogando direttamente con i russi ad Abu Dhabi. È dunque nel Golfo Persico la sede più o meno defilata dei colloqui che contano di più, quelli che dovrebbero sciogliere i nodi più scottanti. Soprattutto alla luce del Piano europeo in 19 punti, che rivede profondamente i 28 paragrafi dell’originario Piano Trump. Driscoll ha già incontrato più volte la delegazione russa ad Abu Dhabi.
«Il Segretario – scrive il Wall Street Journal – è reduce dai colloqui di pace a Kiev e Ginevra con i funzionari ucraini, è atterrato ad Abu Dhabi lunedì per incontrare i russi, secondo quanto riportato da funzionari statunitensi. Dopo i primi incontri, ha pianificato di avviare impegni più concreti con la delegazione martedì, hanno affermato i funzionari. Secondo i funzionari – prosegue il WSJ – la decisione del presidente Trump di rivolgersi al capo civile dell’esercito, il cui compito è normalmente incentrato sull’addestramento e l’equipaggiamento dei soldati, per cercare di rilanciare i colloqui in stallo è stata motivata dalla convinzione che Kiev e Mosca potrebbero essere più aperte a negoziati mediati dai militari. Gli alti vertici dell’esercito statunitense hanno mantenuto stretti rapporti con le controparti ucraine durante i quattro anni di guerra; nel frattempo, i funzionari statunitensi ritengono che Mosca potrebbe nutrire maggiore rispetto per i leader militari statunitensi. ‘Il Presidente Trump apprezza gli sforzi del Segretario Driscoll nel raccogliere contributi sia dai russi che dagli ucraini per elaborare un accordo che garantisca una pace duratura e applicabile’, ha affermato la portavoce della Casa Bianca Anna Kell».

L’E3 rilancia. Anzi, no.

Dunque, attenzione ai facili entusiasmi. Trump ha un suo disegno strategico, nel quale punta la Cina come nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti. Quindi: deve assolutamente svincolare risorse e uomini dall’Europa, per destinarli all’Indo-Pacifico. Non solo. Sta anche cercando di rompere la saldatura tra le due autarchie, dopo che Biden ha finito di gettare Putin nelle braccia di Pechino. E viceversa. Questo vuol dire che l’Europa è sostanzialmente con le spalle al muro. Se vuole sostenere (da sola) il gioco che fa da tre anni in Ucraina ha bisogno di bruciare ancora più risorse, fino a rischiare lo scoppio di una guerra contro una potenza che possiede oltre 5 mila testate nucleari. Alzi la mano chi pensa di poter vincere un conflitto simile. Per questo, nelle segrete stanze delle Cancellerie, aumentano le perplessità. Scrive Le Monde: «Il piano in 28 punti non ha sorpreso né tedeschi, né francesi, né britannici, i cosiddetti paesi del ‘gruppo E3’. Consapevoli da settimane delle intenzioni di Trump di raggiungere la pace in Ucraina il più rapidamente possibile, anche a costo di sacrificarne la sovranità, gli E3 stavano lavorando a un proprio piano di pace. Questo piano europeo rispettava i valori democratici e specificava le garanzie di sicurezza necessarie per dissuadere la Russia da ulteriori aggressioni. Ma dopo la fuga di notizie del testo di Trump, queste controproposte sono state dimenticate. Perché? ‘Ci sono stati molti miti attorno a questa controproposta europea’, minimizza una fonte vicina al Presidente del Consiglio europeo, António Costa. La realtà è che gli europei erano in disaccordo tra loro, sia sulla sostanza che sul formato. Il fatto che l’E3, un formato considerato – soprattutto a Parigi – più agile dell’UE-27 nel rispondere alle emergenze, abbia preso il sopravvento ha scontentato alcuni Stati membri, l’Italia in testa. ‘C’è stata molta frustrazione per il metodo’, ammette una fonte di Bruxelles».

Le Monde e la Disunione Europea

‘Se non riesci a camminare bene, non migliorerai correndo’, dice un proverbio arabo. Una saggezza che però spesso manca agli attuali statisti del Vecchio continente. Così la reazione al Piano Trump, anche se sostanzialmente motivata, è stato ben sopra le righe e soprattutto ‘di facciata’. «Venerdì, mentre gli europei si organizzavano in una cellula di crisi, moltiplicando telefonate e videoconferenze – spiega Le Monde – l’E3 si rese conto che la sua controproposta non poteva essere presentata senza irritare alcuni dei suoi alleati. Il giorno seguente, a margine del G20 di Johannesburg, gli europei, riuniti in formato allargato, hanno concordato di smettere definitivamente di parlare di ‘controproposta’. Il piano americano sarebbe servito da ’base di lavoro’ , anche se tutto avrebbe dovuto essere riscritto. ‘Non si tratta di fare una controproposta, ma di avviare negoziati ‘, ha spiegato sabato un diplomatico francese in Sudafrica.

  • Usare il piano di Trump come punto di partenza avrebbe dovuto evitare di alienarsi gli americani riconoscendo la validità del loro lavoro. Ma ha dato l’impressione che gli europei fossero dei seguaci, colti di sorpresa e rassegnati a prendere in considerazione un testo che sembrava essere stato dettato dalla Russia. Sebbene non palesi – conclude sconsolato Le Monde – i disaccordi tra gli europei sono stati evidenti in ogni fase dei negoziati».
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