All’ultimo vertice di Kazan del 22 e 23 ottobre scorsi, i Brics hanno annunciato che stanno lavorando per dar vita ad un sistema di scambi monetari internazionali che non utilizzi il dollaro e che quindi ne metta in discussione il monopolio e il potere.
Questa prospettiva rivoluzionaria mina la possibilità degli Stati Uniti di continuare a vivere sulle spalle del resto del mondo e di esercitare – attraverso le sanzioni – un enorme potere dispotico su quasi tutti i paesi del globo.
Di fronte a questo scenario, a fine ottobre il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense Vedant Patel ha dichiarato: “Minare il ruolo del dollaro e sviluppare alternative allo Swift è una minaccia diretta alla democrazia nel mondo. Gli Stati Uniti, ovviamente, non possono permettere che ciò accada”. Da parte sua, lo scorso weekend Donald Trump ha attaccato i Brics dichiarando: “Chiediamo a questi Paesi l’impegno di non creare una nuova valuta Brics, né di sostenere qualsiasi altra valuta per sostituire il potente dollaro americano, altrimenti dovranno affrontare dazi al 100% e aspettarsi di dire addio alle vendite nella splendida economia statunitense” per poi concludere “L’idea che i Paesi Brics stiano cercando di allontanarsi dal dollaro mentre noi restiamo a guardare it’s over“.
Le elites statunitensi non sono quindi disponibili a nessuna forma di democratizzazione dei rapporti economici internazionali e non sono disponibili a perdere la posizione di rendita che hanno e che gli permette di vivere al di sopra dei loro mezzi e di esercitare un potere enorme su tutto il globo. Questa chiara intenzione aiuta a capire anche alcuni fatti militari che stanno accadendo in questi giorni.
Ucraina
In Ucraina l’amministrazione statunitense ha deciso di utilizzare i missili a medio raggio contro la Russia – cioè di colpire nel territorio russo in profondità – sapendo che questo avrebbe determinato una reazione russa assai pesante, fino all’utilizzo di armi atomiche. Parallelamente l’amministrazione statunitense ha chiesto al governo ucraino di abbassare l’età della leva da 25 a 18 anni, in modo da poter rimpiazzare con carne fresca le centinaia di migliaia di soldati mandati a morire in questi due anni.
La Nato, dopo aver fatto di tutto per portare la Russia alla guerra con l’Ucraina, adesso che sta perdendo la guerra da un lato alza l’asticella dello scontro portandolo al limite della guerra atomica e dall’altra vuole mandare al massacro qualche altra centinaia di migliaia di giovani ucraini. Il tutto non per vincere la guerra – che tutti sanno che è persa – ma per tenere impigliata la Russia il più a lungo possibile nel conflitto, sperando che questo possa minare la stabilità del sistema politico russo e far cadere Putin.
Georgia
In Georgia, a maggio, il parlamento ha approvato a larga maggioranza una legge che obbliga le organizzazioni non governative e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come organizzazioni che promuovono gli interessi di una potenza straniera. Contro quella legge – di puro buonsenso – si è pronunciata duramente l’Unione Europea e la Presidente della repubblica georgiana – una ex ambasciatrice francese con doppia cittadinanza eletta negli anni scorsi a presidente – si è rifiutata di promulgarla. In quell’occasione il Parlamento georgiano è stato preso d’assalto dai manifestanti sostenuti dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, ma nonostante questo la legge è entrata in vigore dopo la terza lettura parlamentare.
Qualche settimana fa le elezioni in Georgia sono state vinte dal partito “Sogno georgiano” di ispirazione filorussa: la Presidente della repubblica ne ha contestato la legittimità – senza portare prove alle sue affermazioni – e adesso ha annunciato che non avrebbe abbandonato la sua carica al termine del suo mandato che scade tra un paio di settimane. Nell’annunciare il suo colpo di stato ha chiamato il popolo georgiano a ribellarsi contro il governo e il parlamento. Prontamente sono iniziate le manifestazioni violente contro il parlamento, condite da bombe molotov e dall’appoggio dell’Unione Europea e del governo degli Stati Uniti. Le stesse bande paramilitari georgiane, che fino a ieri hanno combattuto in Ucraina a fianco delle truppe di Zelensky, hanno annunciato il loro ritorno in patria per dare il loro “contributo” al colpo di stato in corso in Georgia finalizzato allo scioglimento del parlamento e al rovesciamento del governo legittimo.
In pratica in Georgia, con l’appoggio dell’Unione Europea e degli Usa, sta avvenendo un tentativo di colpo di stato gestito da bande paramilitari che prova a replicare la “rivoluzione colorata” avvenuta in Ucraina nel 2014 che ha spostato l’Ucraina in orbita Nato ed è all’origine dell’attuale guerra nel Donbass.
Siria
Sempre in questi giorni, in Siria, i terroristi islamici hanno ripreso la guerra e l’esercito degli Stati Uniti – che occupa illegalmente una parte del paese – li ha appoggiati, bombardando le milizie irachene che stavano intervenendo a favore del governo siriano. La Ue, gli Usa e Israele, invece di prendere posizione contro le organizzazioni terroristiche islamiche – quelle degli attentati alle Torri gemelle e contro cui è stata motivata l’invasione dell’Afghanistan – le stanno appoggiando al fine di ottenere in Siria un cambio di regime e quindi di togliere la Siria dall’orbita russa.
Morale della fiaba: non vado avanti oltre. Segnalo semplicemente che gli Stati Uniti e i loro servi scemi – l’Unione Europea – stanno appiccando incendi in varie parti del mondo per cercare di destabilizzare la Russia – e domani la Cina – al fine di impedire che il dominio unipolare dell’imperialismo statunitense sul mondo venga messo in discussione per via pacifica. Perché questo è il nodo: i Brics propongono di cambiare pacificamente le relazioni mondiali in una direzione maggiormente egualitaria e le classi dominanti degli Usa si oppongono con la guerra e il terrorismo alla perdita dei loro privilegi.
Da registrare che in Italia Meloni e Schlein sostengono convintamente l’azione guerrafondaia dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, quella stessa azione che accetta senza battere ciglio il genocidio del popolo palestinese senza nemmeno riconoscerlo e nominarlo. Un degrado morale prima ancora che politico.
02/12/2024
da Il Fatto Quotidiano