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Ucraina, ‘no’ di Trump ai missili Usa a lungo raggio

Ucraina, ‘no’ di Trump ai missili Usa a lungo raggio

Politica estera

26/08/2025

da Remocontro

Piero Orteca

Trump parla con Putin e attacca Zelensky, ‘il più grande venditore del mondo’ e avverte che per l’Ucraina non spenderà più ‘neppure un soldo’. Tanto paga Pantalone Europa, ma con armi Usa -ora missili a medio raggio- il cui uso comunque lo controlla il Pentagono.

 

Pantalone Europa

Le armi di fabbricazione americana che l’Europa fornisce in modo sempre più massiccio all’Ucraina, nella sua lotta contro la Russia, vengono pagate direttamente agli Usa e poi ‘girate’ a Kiev. E questo lo sapevamo già. Quelle che però non si conoscevano erano le loro clausole di utilizzo: per i sistemi a lunga gittata, in grado di penetrare in profondità (puntando infrastrutture strategiche), occorre sempre ottenere una speciale autorizzazione preventiva del Pentagono. Che il Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, finora ha sempre negato. Anche per quei missili che fossero eventualmente pagati con i soldi dei contribuenti europei, che ai soldati di Zelensky si impedisce di utilizzare. Lo rivela con un report in esclusiva il Wall Street Journal, spiegando che la scelta è dettata dal timore di un’escalation incontrollabile del conflitto, che potrebbe rendere inutili gli sforzi per arrivare a una soluzione negoziata. «Elbridge Colby, Sottosegretario del Pentagono – scrive il WSJ – ha sviluppato il ‘meccanismo di revisione’ per decidere sulle richieste di Kiev di utilizzare armi a lungo raggio di fabbricazione statunitense. Nonché su quelle fornite all’Ucraina dagli alleati europei, che fanno affidamento sull’intelligence e sui componenti americani. La ‘revisione’ dà al Segretario alla Difesa Hegseth l’ultima parola sulla possibilità che l’Ucraina utilizzi gli Atacm, che hanno una gittata di quasi 190 miglia, per colpire la Russia». In realtà il divieto esisteva anche ai tempi di Joe Biden, ma allora la situazione sul campo di battaglia era diversa e Washington sperava che gli ucraini riuscissero a contrattaccare efficacemente, dal Donbass al Mar Nero. Per cui, l’utilizzo del tiro in profondità nel territorio nemico non sembrava così urgente.

Rischio sconfitta imminente

Una necessità strategica che invece, per Kiev, si è presentata, in maniera sempre più acuta, con la stabilizzazione del fronte e i mutamenti nello sviluppo dei combattimenti. A quel punto tutto è cambiato. Quando le brigate ucraine hanno passato il confine per invadere la regione di Kursk, dopo i successi iniziali non sono riusciti ad allargare l’ampia testa di ponte. Alla fine si sono ritrovati di fronte i battaglioni nordcoreani, fatti arrivare in soccorso di Putin dall’alleato Kim Jong-Un. A novembre del 2024, Biden ha revocato il divieto di utilizzare missili a lungo raggio per colpire il territorio russo, consentendone l’uso contro le forze russe e nordcoreane nella regione di Kursk. In quell’occasione, il Presidente degli Stati Uniti ha permesso l’impiego degli ‘Atacm’ di fabbricazione statunitense, con gittata di 300 km (190 miglia), una decisione giustificata proprio dalla presenza di truppe nordcoreane. I russi, infatti, hanno cominciato a bersagliare dall’aria, con droni e missili di tutti i tipi, le infrastrutture energetiche e trasportistiche ucraine, cercando di demolire il ‘fronte interno’. L’Ucraina ha cercato di rispondere in qualche modo, ma ha potuto utilizzare solo ondate di droni ‘fai-da-te’. In particolare, a novembre la Russia ha lanciato più di 200 missili e droni contro la rete energetica ucraina, in un pesante attacco su larga scala, costringendo il governo di Kiev ad annunciare il razionamento dell’elettricità a livello nazionale.

‘Ukranergo’ al buio

Ukrenergo, il principale fornitore di energia del Paese, ha dovuto introdurre blackout e restrizioni sui consumi in tutte le regioni. La prima vera rappresaglia ucraina è stata un attacco missilistico contro un deposito di munizioni a Bryansk, nel Kursk, pochi giorni dopo la liberatoria di Biden. Mossa che ha sollevato una durissima reazione di Mosca. La Russia aveva messo tutti sull’avviso, comunicando che l’uso di missili a lungo raggio contro il suo territorio sarebbe stato equiparato a un attacco della Nato, con le conseguenze del caso. Non è stata però specificata la natura della risposta. Anche se, tanto per chiarire le cose, quasi contestualmente Putin ha firmato gli emendamenti alla dottrina nucleare russa. Un atto largamente dimostrativo, per ricordare, a chi è corto di memoria in Occidente, che comunque si sta combattendo contro una potenza stipata di bombe atomiche. Probabilmente, a parte le speranze di dialogo, l’Amministrazione Trump è più sensibile di quella precedente a questa catastrofica spada di Damocle. E, al di là di tutte le prese di posizione più o meno ‘di facciata’, ci va con i piedi di piombo. «Da Presidente eletto sostiene il WSJ – Trump ha definito ‘stupido’ da parte di Biden permettere all’Ucraina di attaccare all’interno della Russia. ‘Stiamo solo intensificando questa guerra e peggiorandola’, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Time a dicembre. Gli Atacm statunitensi e altre armi a lungo raggio, come il missile da crociera britannico Storm Shadow, non hanno cambiato le carte in tavola per l’Ucraina. Ma le hanno permesso di minacciare i quartieri generali di comando e controllo e gli aeroporti russi lontani dalle linee del fronte, mentre Mosca sfrutta i suoi vantaggi in termini di personale, armamenti e risorse. Secondo due funzionari statunitensi e un funzionario britannico – conclude il WSJ – la procedura di revisione del Pentagono si applica anche all’uso dello Storm Shadow da parte dell’Ucraina, poiché si basa sui dati di targeting statunitensi. Il governo britannico ha rifiutato di commentare».

Soldi europei per armi Usa a loro comando

Armi Usa acquistate dagli europei e ‘girate’ agli ucraini passibili di ‘autorizzazione’ sono i sistemi di difesa aerea e il sistema di lancio multiplo guidato (Guided Multiple Launch Rocket System), con una gittata di 90 miglia. La Casa Bianca ha approvato anche la vendita di 3.350 missili aviolanciati Extended Range Attack Munition, o ERAM, che dovrebbero arrivare in Ucraina tra circa sei settimane. Il pacchetto di armi da 850 milioni di dollari è finanziato principalmente da nazioni europee. Ma i ‘paletti’ posti dal Pentagono, all’invio di nuovi rifornimenti per l’esercito di Zelensky, non riguardano solo la preoccupazione per un’escalation con la Russia. Il problema è paradossalmente più immediato: l’Amministrazione Biden ha saccheggiato i magazzini e ora pure gli Stati Uniti sono a corto di scorte. «Oltre a richiedere l’approvazione per gli attacchi missilistici, Colby, il terzo funzionario del Pentagono da tempo preoccupato per l’uso razionale delle risorse del Pentagono per scoraggiare la Cina – spiega il quotidiano di Wall Street – ha rafforzato il controllo sulle munizioni aggiuntive per l’Ucraina».

Verde giallo e rosso

In un promemoria di giugno ha stabilito tre categorie – verde, giallo e rosso –  per valutare se le scorte di armi statunitensi fossero adeguate a consentirne la condivisione con Kiev. La categoria verde comprendeva sistemi di cui gli Stati Uniti disponevano in abbondanza e che potevano essere facilmente forniti all’Ucraina, mentre i sistemi gialli e rossi erano in quantità minore. Ciò conferisce a Hegseth l’autorità di rivendicare i sistemi d’arma destinati all’Ucraina che rientrano nelle categorie ‘gialla e rossa’.

  • L’ultima chicca riguarda una ‘trumpata’. Il Presidente giovedì ha pubblicato un post (ambiguo) che parla della situazione sul campo di battaglia, «Non si può vincere senza attaccare il Paese che ti ha invaso». Lapidario. Che vuol dire? Che presto toglierà il ‘blocco’ ai missili a lungo raggio degli ucraini? Gli ‘sherpa’ della Casa Bianca per ora smentiscono.
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