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Ucraina: problemi di democrazia e di Ue a rischio di essere ‘putiniani’

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L’Ucraina e la democrazia. Argomento spinosissimo, perché il suo Presidente, Volodymyr Zelensky, è ormai un celebrato eroe internazionale, almeno in Occidente, e a mettere allo scoperto alcune magagne del suo Paese, è pronta l’accusa di ‘amici di Putin’.
Fermo restando che gli ucraini sono le vittime e i russi sono gli invasori, questo può essere motivo per spiegare la legittimità dell’aiuto, offerto da Stati Uniti ed Europa. Ma non copre tutte le ‘corsie privilegiate’ offerte a Kiev per entrare, ad esempio, nell’UE.

Le rivendidazioni di più democrazia ai tempi di Maidan

L’Ucraina usata in casa e fuori

L’ABC dello Stato democratico come lo abbiamo condiviso nel creare l’Unione europea. Trasparenza nella cosa pubblica, indipendenza della magistratura, rispetto dei diritti politici. In Ucraina è in corso una guerra sanguinosa e, soprattutto, una legge marziale. Tragiche emergenze che possono diventare anche cortina fumogena se chi esercita il potere lo fa in maniera antidemocratica se non addirittura autoritaria. 

Zelensky e il mandato presidenziale

Al centro di molte critiche anche interne, quelle che riescono ad emergere dalla cortina di ‘silenzio solidale’ che copre i problemi reali di un Paese in sofferenza, le mancate elezioni presidenziali. Zelensky ha finito il suo mandato presidenziale, ma resta al comando alla legge marziale. Mentre le elezioni sono state ‘congelate’ e rimandate a guerra finita. Cioè, di questo passo, si terranno tra qualche lustro. Spetterà agli «scienziati politici» di Bruxelles, conciliare le oggettive condizioni di un Paese in stato d’assedio, con i ‘parametri’ di democrazia richiesti dall’Unione Europea.

Esiste ancora l’opposizione in Ucraina?

Che fine ha fatto l’opposizione politica in Ucraina? Non è una questione di poco conto, anche perché l’impressione di molti analisti ‘super partes’ è che alcuni vecchi vizi nazionali, a cominciare dalla corruzione dilagante, siano rimasti quelli della vecchia Ucraina non ancora vittima e poi eroica. A fronte, però, della montagna di miliardi di dollari che mensilmente arriva nel Paese sotto forma di aiuti. E interrogarsi su questo non è «propaganda russa». Un espediente col quale le autorità di Kiev ‘bollano’ tutte le critiche che non sono gradite.

La libertà politica reale

Qual è, realmente, il grado di libertà politica esistente oggi in Ucraina? Se lo chiede anche uno dei giornali ‘non allineati’, il Kiev Indipendent. «Le lezioni sono e la legge marziale ha concesso nuovi poteri in tempo di guerra al Presidente. Il più grande partito di opposizione in Parlamento è stato bandito dopo l’invasione. Sebbene Zelensky e il suo partito controllino il Parlamento, gli ‘esterni’ hanno ancora una certa influenza sulle posizioni pubbliche e internazionali». Ma ora ne vogliono di più. In sostanza, spiega il prof. Olexiy Haran, dell’Università di Kiev, il patto politico che all’inizio della guerra aveva portato al voto unanime sulla legge marziale, due anni sta sgretolandosi

Democrazia sospesa a tempo indeterminato?

Ma ora sono passati più di due anni e il dibattito politico si sta risvegliando. E, probabilmente, la legge marziale comincia a essere percepita come una camicia di forza. Se la democrazia ‘piena’ in Ucraina e interrotta a causa della guerra, e se la guerra di logoramento dovrà durare indefinitamente, allora Kiev è destinata a restare sospesa in un limbo istituzionale dove tutti i diritti democratici, saranno sempre subordinati al principio dell’interesse nazionale di un Paese in perenne emergenza?
All’inizio, con i russi alle porte, tutta la società ucraina si era compattata in un unico fronte di unità nazionale. Passato il rischio più grosso, lo scontro politico riemerse.

Zalensky e il quasi accordo con Putin

Da quella fase di guerra che appariva vincente, la popolarità di Zelensky, da un tonante 90% risulta calata al 60%. È sempre molto, ma non è più un plebiscito. Politicamente, il suo principale avversario resta Petro Poroshenko, l’ex Presidente, che ha guidato il Paese dopo la rivoluzione di Maidan, ma che nel 2019 è stato sconfitto a sorpresa dall’allora comico televisivo. Il lato paradossale di tutta la vicenda, spiega il Kiev Indipendent, è che Zelensky, dopo la sua elezione, aveva quasi raggiunto un accordo di massima con Vladimir Putin. E a quanto pare, l’intesa fu sabotata proprio da Poroshenko. E, molto probabilmente, da qualche ‘suggeritore’ internazionale che contava di poter mettere alle corde la sempre nemica Russia.

Solidarietà europea, quale e a chi?

Il partito di Poroshenko si chiama, un po’ ruffianamente, «Solidarietà Europea». Un altro personaggio da tenere in considerazione è Yulia Timoshenko, ex Primo ministro e leader del partito populista Patria. Yulia è stata l’anima della cosiddetta ‘rivoluzione arancione’ nel 2004. I liberali anticorruzione di Holos erano già pochi, ma poi si sono anche scissi. Una parte è confluita in ‘Giustizia’. Comunque, si attribuiscono una funzione di ‘controllo’ per quanto riguarda gli atti parlamentari della maggioranza. Specie quelli dove circolarono miliardi di dollari.

L’ultima annotazione va riservata ai partiti filo-russi, che dopo l’invasione Zelensky aveva messo fuorilegge. Oleksandr Salizhenko, politologo del gruppo Chesno, così descrive la loro situazione: «Nel nostro Paese, cambiare rapidamente la propria posizione, si dice ‘cambiare le scarpe’. Beh, loro se le sono cambiate di corsa».

27/06/2024

da Remocontro

Piero Orteca

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