Le sorti dell’Ucraina sono collegate a tre fattori che alcuni analisti hanno denominato “le 3 M”. Uomini (men) da inviare al fronte, materiali (materiel) sotto forma di armamenti, e soldi (money) per sostenere l’economia del Paese. Ciò che sappiamo per certo sul fattore soldi è che, tecnicamente, l’Ucraina è un paese sull’orlo del default, della bancarotta.
I fallimenti statali storici
‘Default’ per dirla all’americana, la bancarotta che uno Stato è costretto a dichiarare nell’impossibilità di ripagare il debito pubblico. Ricordiamo in passato i default di Argentina, Grecia, Ecquador e quello della Russia di Boris Yeltsin del 1998. Nel caso ucraino l’alta posta in gioco non è solo finanziaria, motivo per cui i creditori sono decisi e diciamo pure costretti a restare al tavolo. Ma fino a quando?
Debito scontato, ma sino a quando?
Kiev ‘brucia’ quasi 40 miliardi di dollari all’anno per difendersi e combattere la Russia. USA e UE hanno finanziato questi costi fin dall’inizio del conflitto, ma ora iniziano ad essere sempre più riluttanti nel proseguire a pagare il conto. L’Europa, innanzitutto, che si trova alle prese con un indebolimento delle propria economia, dovuta alla crisi conclamata dell’industria tedesca e a quelle traballanti di Francia e Italia, entrambe costrette da vincoli di bilancio per contenere una spesa pubblica sempre più difficile da programmare (per l’Italia citofonare al Ministero della Salute, per la Francia a quello del Lavoro). È presumibile che i 50 miliardi promessi a Kiev da Bruxelles complicheranno non poco la vita della coalizione guidata da Ursula Von der Leyen.
Altri 60 miliardi americani traballano sull’esito incerto delle elezioni di novembre. Infine ci sono i 40 miliardi congelati ai beni russi in Occidente, che di per sé rappresentano una variabile fondamentale per ogni futura trattativa di pace(se li rubi non tratti).
FMI: ‘incertezza eccezionalmente elevata’
La realtà dimostra che la situazione economica ucraina è grave. Tanto più se collocata in una prospettiva di continuazione della guerra, così come indicato nell’ultimo rapporto del FMI di giugno 2024 che conclude l’analisi con toni perentori: «Le prospettive per il resto dell’anno e nel 2025 sono peggiorate dalla Terza Revisione, in gran parte a causa di attacchi devastanti alle infrastrutture energetiche ucraine e all’incertezza sulla durata della guerra della Russia contro l’Ucraina; nel complesso, le prospettive rimangono soggette a un’incertezza eccezionalmente elevata».
Debito mostro al 97 per cento del Pil
La guerra ha pressochè raddoppiato il debito pubblico dell’Ucraina, passando dal 48,9% del Pil alla fine del 2021 al 97,6% di fine 2024, come stimato dal think tank del Wilson Center. Infatti un numero maggiore di donatori, in particolare americani, è passato dalle sovvenzioni (che sono a fondo perduto) ai prestiti (che devono essere rimborsati). Nel biennio 2022-23 parte del rimborso sui prestiti ricevuti era stato sospeso come agevolazione finanziaria concessa all’Ucraina. Ma nel 2024 si sono riattivati i piani di rimborso che Kiev deve ai propri creditori. Per alleggerire il peso sul bilancio statale, tra maggio e giugno 2024 il Ministero delle Finanze ucraino e i suoi creditori stanno discutendo sulla ristrutturazione di 20 miliardi di dollari di debito (Eurobond) e sulla modifica di altre forme di finanziamento in corso. Finora i colloqui non hanno portato ad una decisione finale.
Entro fine anno impegni sui soldi o il crack
La dilazione di 3,75 miliardi di dollari di Eurobond in scadenza 1° agosto 2024 e concordata in extremis con i creditori, ha salvato l’Ucraina da un possibile crack. Il problema delle scadenze però si riproporrà a fine dell’anno con il rimborso di altre quote e di un servizio del debito, ovvero gli interessi. I grandi investitori internazionali ( Black Rock in testa) non sono più disponibili a ritardarne l’incasso. A quel punto e senza altri accordi, l’Ucraina avrà due opzioni. La prima è di concordare di estendere la moratoria, come è stato fatto in questi giorni. Concessione che come abbiamo visto dall’ultima negoaziazione è sempre più difficile. L’altra opzione è quella di dichiarare default. L’improponibilità di quest’ultima opzione si fonderà solo sulla volontà politica di USA ed Europa di non cedere alla Russia di Vladimir Putin e di mantenere le proprie posizioni nello scontro geopolitico con la Cina.
Fermezza ad ‘ogni costo’?
Ma se da un lato i governi occidentali restano fermi nel sostenere l’Ucraina “a qualsiasi costo“, dall’altro devono accellerare le manovre per chiudere la voragine finanziaria che si è aperta. Una soluzione senza alternative e che si chiama ‘fine della guerra’ in tutte le sue declinazioni: tregua, trattativa, negoziato, accordo di pace.
Si sa che dove scorrono fiumi di denaro il ritorno dell’investimento non può essere solo politico, ma anche finanziario. Ogni guerra per ‘staccare i suoi dividendi’ impone il pagamento dei debiti che ha accumulato.
La cambiale della ricostruzione
All’Ucraina resta in mano la sempre valida ‘cambiale’ della ricostruzione. Un rapporto pubblicato dal Center for European Policy Analysis (CEPA) stima i danni totali della guerra in Ucraina tra 485 e 1000 miliardi di dollari. Nel prossimo decennio occorreranno sia fondi pubblici che privati per l’edilizia abitativa, i trasporti, il commercio e l’industria, l’agricoltura, l’energia, la protezione sociale e la gestione dei rischi esplosivi. L’Ucraina resta una superpotenza agricola mondiale e una terra ricca di minerali e metalli che ne fanno un’economia da rilanciare. La malferma economia europea ha notevoli prospettive sulla ricostruzione post-bellica, ma sarà schiacciata tra gli appetiti di USA ed ora anche della Cina che è uscita da dietro le quinte, pronta a giocare la sua parte nella ricostruzione.
Torta grande ma appetiti ancora di più
La torta è grande, ma la fetta rischia di diventare piccola per un Europa nel ruolo di gregario. A parte la remota possibilità di far pagare alla Russia i danni di guerra, l’unica certezza è che la politica economica ucraina avrà margini di autonomia prossimi allo zero per gli anni a venire.
01/08/2024
da Remocontro