16/10/2025
da Remocontro
Dobbiamo sperare che l’euforia seguita agli accordi per Gaza influenzi in qualche modo anche il corso della guerra in Ucraina. Il presidente Trump playmaker indiscusso, al di là dei metodi discutibili, concede il Corriere. Venerdì Zelensky alla Casa Bianca. Per più armi o per convincerlo a cedere qualche cosa alla Russia, si chiede Massimo Nava. La direzione del conflitto passa per Washington, mentre al di qua dell’Atlantico si propone un insensato proseguimento dei combattimenti senza margini di sbocco.
Lo stallo della sconfitta Ue
La Russia prosegue i terribili bombardamenti di infrastrutture civili, ma avanza a rilento sul terreno. Intanto l’economia riconvertita alla guerra annaspa fra sanzioni e recessione. L’Ucraina si difende come può e tenta improbabili controffensive. Intanto il morale è fiaccato da diserzioni e contestazioni del potere centrale. Fra i due contendenti, l’Unione europea rinnova il sostegno militare e finanziario a Kiev e minaccia ulteriori sanzioni contro Mosca, quali il sequestro degli asset finanziari, ma i fatti seguono lentamente e in ordine sparso gli annunci. L’unica decisione concreta, da Varsavia a Berlino, è l’investimento nella propria industria bellica, mentre il coordinamento per la difesa europea è ancora una chimera. Sebbene diverse organizzazioni nei Paesi della Nato si dedichino a raccogliere insegnamenti dalla guerra, i progressi sono irregolari e frammentari. Gli sforzi di questi organismi non hanno ancora modificato in modo completo i piani di approvvigionamento, i programmi di addestramento o i concetti operativi dei diversi Paesi.
Bancarotta della diplomazia
Sulla bancarotta della diplomazia, scarso rilievo è stato dato a recentissime dichiarazioni di Angela Merkel a proposito della insensata rinuncia a un approccio diplomatico con il nemico prima che la crisi ucraina degenerasse. Nessun condono dell’aggressività della Russia, ma caustica analisi di una posizione europea confusa e senza sbocco. «Volevo che l’Europa parlasse con Putin con una sola voce, ma alcuni Stati non lo hanno voluto. Principalmente i Paesi baltici, ma anche la Polonia era contraria», ha dichiarato Merkel, accusata di «giustificare Putin», quando invece andrebbe analizzato e compreso. Naturalmente le dichiarazioni di Merkel hanno suscitato una valanga di critiche a Varsavia e nelle capitali baltiche.
La vittoria di nessuno
Si potrebbe concludere che tre perdenti non fanno la vittoria di nessuno, ma un drammatico stallo. Appunto in attesa che qualche cosa si muova a Washington. Piaccia o meno, Trump e il peso politico degli Usa sono ancora i soli soggetti in grado di imporre un cessate il fuoco e avviare un processo di pace o almeno offrire ancora qualche carta alla diplomazia. Per ora, Washington ha sostanzialmente imposto che l’Europa si riarmi a proprie spese e che se vuole sostenere l’Ucraina si rifornisca sul mercato americano. «Imporre» significa anche convincere Putin che non può impunemente scherzare con il fuoco e convincere Zelensky che al punto in cui è arrivata la guerra il futuro dell’Ucraina passa per qualche concessione territoriale alla Russia, in cambio di un deciso avvicinamento alla Ue e di una montagna di soldi per la ricostruzione.
Sangue e corruzione per l’Ucraina
L’alternativa è un lento dissanguamento in attesa di un improbabile rovesciamento delle sorti della guerra. Questo nonostante l’Ucraina abbia portato avanti una formidabile rivoluzione industriale in ambito militare, aumentando in modo esponenziale le proprie capacità produttive e tecnologiche. L’Ucraina produce migliaia di proiettili di artiglieria, veicoli blindati e droni in una gamma importante di modelli e capacità. Tuttavia, secondo un rapporto reso noto dal New York Times, mentre miliardi di dollari affluiscono dall’esercito ucraino ai produttori di armi nazionali, con l’assistenza finanziaria dei donatori europei, gran parte della spesa militare è avvolta dal segreto di guerra. Ciò preoccupa gli analisti, secondo i quali l’Ucraina ha fatto pochi progressi nel frenare la lunga storia di corruzione negli appalti militari. Secondo l’ultima revisione, «la differenza tra le offerte più basse e i contratti effettivamente assegnati dall’agenzia per gli appalti ammontava ad almeno 5,4 miliardi di grivna, ovvero 129 milioni di dollari». «Pagano più del dovuto per ragioni sconosciute e senza giustificazione», ha affermato Tamerlan Vahabov, ex consigliere dell’agenzia, una divisione del Ministero della Difesa. Secondo quanto rivela il New York Times, una parte degli approvvigionamenti della difesa è controllata da trafficanti d’armi. All’inizio dell’invasione russa, l’Ucraina dovette fronteggiare un drammatico esaurimento delle scorte. Di conseguenza, i trafficanti d’armi hanno preso piede nel sistema di approvvigionamento.
Diserzioni e fughe all’estero
Un altro fattore di vulnerabilità è l’alto numero di diserzioni e di fughe all’estero di giovani in età di leva. La stima, secondo varie fonti, è fra i 150 e i 200 mila casi. Alcuni prendono un congedo medico e non tornano più, perseguitati dai traumi della guerra e demoralizzati dalle scarse prospettive di vittoria. «Questo problema è critico – ha dichiarato Oleksandr Kovalenko, analista militare di Kiev -. Questo è il terzo anno di guerra e il problema è destinato a crescere». Oltre 100 mila sarebbero gli ucraini incriminati per aver disertato l’esercito. «Tacere su un problema enorme non fa altro che danneggiare il nostro Paese», ha dichiarato Serhii Hnezdilov, uno dei pochi soldati a parlare pubblicamente della sua scelta di disertare. È stato incriminato poco dopo che l’Ap lo ha intervistato a settembre.
- La premier Svyrydenko, di recente nomina, aveva fra i suoi compiti la lotta alla corruzione, ma si è subito trovata in difficoltà per le iniziative di Zelensky finalizzate alla concentrazione del potere e al controllo delle agenzie governative.
Russia, avanza ma pagando alti prezzi umani
Quanto alla Russia, è difficile sostenere che le cose vadano meglio. Le controffensive ucraine hanno provocato pesanti perdite al fronte. E le sanzioni hanno colpito diversi settori, costringendo il Paese a rafforzare sempre più la dipendenza dalla Cina, in particolare in ambito tecnologico. La riconversione industriale a un’economia di guerra rischia di essere un processo permanente che alimenta la guerra stessa. La Russia ha avviato uno sforzo sistematico per correggere l’esperienza negativa di all’inizio dell’invasione. Mosca ha sviluppato nuovi modi di utilizzare i droni per colpire i soldati ucraini e distruggere le risorse ucraine. Ha prodotto missili e creato sistemi corazzati più robusti e capaci.
Molto peggio per l’Ucraina
Secondo un ampio resoconto di Dara Massicot per Foreign Affairs, con il contributo di esperti e analisi, «l’Ucraina rischia di affrontare una distruzione ancora maggiore nei mesi a venire. Dovrà affrontare attacchi con droni russi più rapidi e numerosi, con conseguenti danni maggiori alle città, ai civili e alle infrastrutture critiche. Questi cambiamenti significano che Mosca può continuare a sacrificare la vita dei suoi soldati per ottenere lenti progressi nel Donbass, sperando che la Nato si stanchi del conflitto». Inoltre, insieme alla Cina e all’Iran, la Russia è parte di un impero energetico che commercia materie prime e costruisce catene di approvvigionamento di materie prime per almeno metà del mondo. Sia la Russia che la Cina hanno messo le mani sull’Africa. L’isolamento causato dalle sanzioni e un’economia quasi mono settoriale rendono la Russia fortemente dipendente dalla Cina. Un aspetto poco sottolineato è che il rapporto debito/Pil della Russia è del 20%, il che significa almeno che non è vincolata da un enorme peso del debito, a differenza di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Italia e Giappone. In futuro, l’indebitamento e la forza militare saranno correlati.
Conseguenze della guerra sulla Nato
- Se così stanno le cose, mentre si teme che il conflitto possa allargarsi ai Paesi Nato, siamo appunto allo stallo di una guerra che si prolunga senza vinti né vincitori. Putin non è Hamas e non può essere né disarmato né messo fuori gioco. Gli ucraini non sono i palestinesi, hanno uno Stato che intendono difendere ad ogni costo. L’Ue, spettatrice in Medio Oriente, attende segnali da Washington.