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Ucraina-Usa a Gedda: un possibile inizio di tregua

Ucraina-Usa a Gedda: un possibile inizio di tregua

Basta passi falsi, e Zelensky incontra il saudita padrone di casa ma non tratterà con gli americani. Delegazione tecnica per convincere gli Stati Uniti a tornare a fornire armi e intelligence e la Casa Bianca che «vuole conoscere quali siano le intenzioni dell’Ucraina, e se questa sia pronta a fare cose anche difficili, come faranno i russi». Terre Rare in pagamento Usa, pezzi di Ucraina a Putin, la sintesi brutale. Poi i problemi americani nascosti svelati da Vittorio Da Rold

I tre dossier da affrontare

Obiettivo chiave la tregua con il difficile percorso da seguire. Il supporto militare statunitense a Kiev e l’accordo sulle terre rare ucraina da dare in cambio dell’oneroso trascorso. Trump aveva fatto avvertire Zelensky che gli Usa avrebbero accettato un incontro solo a condizione dell’avvio di una discussione vera sulla tregua. Ieri il presidente statunitense duro, «l’Ucraina non ha le carte per procrastinare e che quindi deve essere ‘seria’ nel percorso verso i negoziati». E Kiev è stata costretta a cedere, perché gli effetti della interruzione di intelligence e armi da oltreoceano iniziano a creare problemi al fronte. Oltre alla minaccia di sospendere il sistema satellitare Starlink, rilanciata da quel noto galantuomo di Elon Musk.

Assaggi di disponibilità ucraina

Delegazione ‘alta’: il capo di gabinetto, Andriy Yermak, con il suo vice Pavlo Palisa, per la presidenza, il ministro degli Esteri, Andriy Sybiga, e il ministro della Difesa Rustem Umerov. Di fronte il ministro esteri Usa Rubio e al Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz. Proposta di partenza -nulla di ufficiale sinora-, la sospensione degli attacchi con droni e missili a lungo raggio (su Mosca), e delle operazioni di sabotaggio nel Mar Nero (Crimea). Nel frattempo dovrebbe iniziare la restituzione dei prigionieri di guerra. Assaggio di disponibilità che gli Stati Uniti dovranno poi veicolare verso Mosca, che potrebbe ritenerli inadeguati nel momento che le sue truppe si stanno prendendo tutto il territorio che vogliono.

Prime valutazioni Usa

Il Segretario di stato ha definito il piano di Kiev ‘promettente’ e ha chiarito che se gli Usa saranno soddisfatti del summit «saranno prese decisioni riguardo alla pausa delle forniture», precisando che gli ucraini al momento «stanno comunque ricevendo tutte le informazioni di intelligence difensiva». Gli uomini di Zelensky, secondo quanto riportato dal Guardian ieri, sarebbero invece già pronti a firmare. L’obiettivo evidente -rileva Sabato Angieri sul Manifesto-, è quello di tornare in patria con una serie di risultati positivi da presentare all’opinione pubblica interna, che dopo una prima fase di solidarietà con Zelensky e dopo le sfuriate di Trump, Musk e Vance, ora inizia a preoccuparsi seriamente di essere abbandonata a Putin.

Problemi statunitensi finora sottovalutati

Importante la considerazione di Vittorio Da Rold sul Domani. «E se alla fine avesse ragione lo storico Niall Ferguson? Ritiene che gli Stati Uniti non siano più in grado di reggere le esposizioni finanziarie di un impegno planetario, troppo oneroso per il debito pubblico dei T-Bill, i titoli del debito pubblico statunitense di breve termine, e che si stanno preparando a una ritirata strategica dall’Europa per concentrarsi sull’Indo-Pacifico in funzione anti-cinese. Si spiegherebbe così la serie continua di attacchi alla Nato, alla Ue e l’abbandono della causa ucraina, in un arretramento che assomiglia sempre più alla disastrosa fuga da Kabul che secondo molti analisti ha dato il coraggio a Vladimir Putin di osare l’attacco a Kiev».

11/03/2025

da Remocontro

Rem

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