ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Ue-Ucraina: 90 miliardi di debito senza soldi russi. Italia: «12 pacchetti di armi»

Ue-Ucraina: 90 miliardi di debito senza soldi russi. Italia: «12 pacchetti di armi»

Politica estera 

19/12/2025

da Remocontro

Ennio Remondino

L’Ue sceglie il debito comune per dare 90 miliardi a Kiev, senza rubare i soldi russi nelle banche Europee. Mosca: ‘È prevalsa la legge’. Italia: dal 2022 ad oggi quattro decreti legge e l’invio di ‘dodici pacchetti di aiuti militari secretati’ per sostenere militarmente Kiev. Papa Leone sulla corsa al riarmo e a difesa del pacifismo deprecato. 

90 miliardi di debito Ue per Kiev senza rubare i soldi russi

Ha prevalso la volontà di sostenere l’Ucraina, ma non a qualsiasi costo. Sconfitta la linea che Ursula von der Leyen e Friedrich Merz avevano indicato da giorni sull’uso degli asset russi. Al termine di uno dei suoi vertici più lunghi e delicati, l’Europa ha trovato una soluzione per sostenere Kiev per il 2026 e 2027 con un prestito da 90 miliardi, attraverso un ‘debito comune’, su cui avremo presto di cui discutere. Tra i 27 ha vinto il piano B, un prestito finanziato sul mercato dei capitali con garanzia del bilancio comunitario. Prossimi guai in vista, ma intanto è l’unanimità di Babbo Natale.  

Succo politico interno Ue

La decisione di non ricorrere all’uso dei beni russi congelati per finanziare l’Ucraina è una sconfitta per Von der Leyen, Merz «e gli altri guerrafondai europei» scrive il capo del Fondo del Cremlino. «Un colpo fatale per la presidente della Commissione e il cancelliere tedesco che a questo punto dovrebbero dimettersi. Hanno speso capitale politico in azioni illegali contro le riserve russe e hanno fallito». Zelensky incassa ma non tace. «Si tratta di un sostegno significativo che rafforza la nostra resilienza». Di trattiva di pace nessun accenno sia da parte ucraina che -peggio-, europea.

Papa Leone e la corsa al riarmo della politica

  • Papa Leone nella sintesi di Alberto Bobbio sull’Eco di Bergamo: «Il disarmo come prospettiva sincera per l’intera umanità è considerato nel migliore dei casi una stravaganza e nel peggiore, una colpa». Dalla ‘Pacem in terris’ nel Messaggio di ieri, parlando di ‘psicosi bellica’: «L’unico senso di urgenza è per tutti di fare acquisti militari e perfino di ristrutturare l’identità europea come comunità bellica». E il Papa aggiunge anche con l’aiuto dei «media che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e sicurezza».

Segreto solo italiano

Armi italiane all’Ucraina. «Il sistema di difesa aerea Samp-T, armato con missili Aster, è tra i pochi elementi confermati dal governo all’interno di quei pacchetti di forniture, sempre secretati», avvertono Paola Lo Mele e Paolo Cappelleri sull’agenzia ANSA. «Ma in questi anni dovrebbero essere stati inclusi anche veicoli per il trasporto truppe come i vecchi M130, blindati Lince, missili spalleggiabili Stinger e Milan, mortai anti-carro, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, elmetti, razioni k e proiettili in grande quantità, oltre a gruppi elettrogeni e generatori».

Le rivelazioni di fatto

Secondo gli ultimi dati del Kiel Institute, sarebbe di 1,7 miliardi il sostegno militare dell’Italia, da quando il governo Draghi il 25 febbraio 2022, all’indomani dell’offensiva russa, approva la prima autorizzazione all’invio, con cessione a titolo gratuito, di «mezzi e materiali di equipaggiamento militari non letali», per una spesa di 12 milioni di euro. Un primo assaggio «per fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica, nonché – informando il Parlamento e in coordinamento con gli altri Paesi Ue e alleati – la cessione di apparati e strumenti militari che consentano di esercitare il diritto alla legittima difesa».

Le armi nascoste

Dai primi 12 milioni 2022 Draghi ai mille 680 milioni Meloni a ottobre 2025. Ma cosa rappresentino in armi quei quasi due miliardi italiani, non ci è concesso saperlo. Decreti interministeriali (Difesa, Esteri ed Economia) che dispone l’invio di armi ‘a titolo non oneroso’ a Kiev il cui contenuto, di cui viene informato solo il Copasir (senza la necessità di altri passaggi parlamentari), ed è secretato. Una formula che si ripeterà per gli altri 11 pacchetti di aiuti militari (l’ultimo il primo dicembre scorso), grazie a tre decreti legge di proroga dell’autorizzazione originaria.

Di proroga in proroga, di segreto in segreto

Il governo Meloni conferma la linea di quello Draghi col succedersi di proroghe e decreti legge del Consiglio dei ministri, e da una risoluzione della maggioranza di centrodestra sulle comunicazioni del ministro della Difesa. Proroga su proroga, l’ultimo fissa al 31 dicembre di quest’anno la validità dell’autorizzazione. Quindi, attesa di armi di Natale per Kiev. Per ora vale una risoluzione del centrodestra del 21 gennaio 2025 per «continuare a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito Nato e Ue, nei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari».

Nato e Ue cosa vogliono davvero fare?

Peccato sia decisamente controverso cosa Nato e Ue vorrebbero fare, divisi su quasi tutto, gli Stati Uniti ormai in aperto contrato con l’Europa, l’attuale governo ucraino sempre meno rappresentativo della volontà popolare. Ed ecco che la proroga aiuti sembra modificare dizione e volontà politica italiana. Indicate «attività, aree e progetti infrastrutturali per la realizzazione, l’ampliamento, la conversione, la gestione, lo sviluppo delle capacità industriali della difesa». Ma intanto esplode la polemica anche interna al governo sulla manovra economica modificata a colpi di emendamenti e rinviata al 30 dicembre verso un poco festoso e pacifico Capodanno.

Botti governativi di fine anno

La Lega contro la ‘manina del Ministero economia e finanza’. Spunta un emendamento nella manovra a conferma di quanto sopra. «Tutelare gli interessi essenziali della sicurezza dello Stato e rafforzare le capacità industriali della difesa riferite alla produzione e al commercio di armi, di materiale bellico e sistemi d’arma». Le opposizioni all’attacco. «Il blitz del governo che punta a trasformare le fabbriche italiane in luoghi di produzione di armi, è gravissimo», denuncia Avs.

  • «Siamo di fronte alla trasformazione dell’economia italiana in un’economia di guerra che paga a Trump il prezzo di una scelta irresponsabile: destinare il 5% del Pil alla spesa militare, circa 100 miliardi di euro l’anno, mentre si continuano a tagliare risorse a pensioni, scuola, sanità e trasporto pubblico. La risposta del governo Meloni non è l’innovazione, la riconversione ecologica e il lavoro di qualità, ma la conversione delle fabbriche in luoghi di produzione di armi».
share