Sir Keir Starmer, il Primo ministro del Regno Unito straparla. Con un Paese che arranca sommerso dai debiti e con servizi pubblici che collassano, avvisa i suoi compatrioti «che bisogna prepararsi alla guerra mondiale». La geniale percezione, gli è venuta visitando un cantiere navale a Glasgow, dove ha affermato «che il Regno Unito deve modernizzare rapidamente le sue forze armate, per scoraggiare i conflitti, perché non si può ignorare la minaccia rappresentata dalla Russia».
‘Era instabile’ o leader politici inadeguati?
«Il mondo è cambiato e stiamo entrando in una nuova era di instabilità. Per cui, se si vuole prevenire un conflitto, il modo migliore è prepararsi». Parole di fuoco, molto pericolose, perché hanno un indirizzo preciso (la Russia) e, soprattutto, perché sono strategicamente contraddittorie. Parlano di ‘difesa’, ma in effetti, come vedremo, mascherano altri interessi, mirati su scacchieri abbastanza lontani dalle isole britanniche. Certo, una volta gli statisti venivano scelti per il loro equilibrio, e quando nell’aria soffiava vento di burrasca (politica), avevano almeno il buonsenso di stare zitti. Lui, no. Ha una situazione sociale e finanziaria decisamente compromessa in casa, ma pensa a una politica estera ‘muscolare’, per la quale bisognerà spendere e spandere.
Ruolo sovranazionale del complesso militare-industriale
Pazzo, o ha i suoi motivi? Il ruolo sovranazionale del complesso militare-industriale. Solo che nel Regno Unito non ci sono sterline sufficienti, per poter giocare ai soldatini. Così, l’erede di quella che fu la grande tradizione socialdemocratica britannica, si è messo a ragionare come il più improvvisato dei piazzisti: vende «sicurezza». Ci spieghiamo. A Mr. Starmer gli inglesi hanno offerto il potere su un piatto d’argento. I conservatori, da Boris Johnson in poi (ma anche prima), hanno gestito il potere nel peggiore dei modi e la Brexit (a nostro giudizio) è stato il colpo finale. Un’Inghilterra in mutande, dunque, con la crisi ‘perfetta’ scaturita dalla combinazione di pandemia, guerra in Ucraina (sanzioni e crisi energetica) e inflazione alle stelle, si è rivolta elettoralmente ai laburisti, per risollevarsi. E Starmer ha schiacciato i Tories come un bulldozer. Da quando è arrivato a Downing Street, però, sono anche cominciati i suoi guai. I conti dello Stato non vanno quasi mai d’accordo con le promesse elettorali. Ma Starmer ha fatto di peggio, cominciando a tagliare il welfare e studiando nuove tasse. Insomma, oggi si ritrova, lui socialista, sullo stesso scalcinato caicco di Trump.
Financial Times
Sentite cosa riporta, a tal proposito, il Financial Times in un articolo che sembra fatto apposta per sbugiardare la socialdemocrazia ‘riveduta e corretta’ di Starmer: «La Nato ha invitato i membri ad aumentare la spesa al 3,5% del Pil. Starmer ha insistito sul fatto che il ‘primo dovere’ del Primo ministro è garantire la sicurezza del Paese. Ma il governo – aggiunge FT – si trova ad affrontare pressioni contrastanti, con la popolarità del Partito laburista in forte calo nei sondaggi, mentre si prepara a tagliare i fondi per l’assistenza sociale. Intervenuto a Glasgow, Starmer ha dichiarato di essere ‘sicuro al 100% che questo obiettivo può essere raggiunto’, quando gli è stato chiesto dell’obiettivo del 3%, ma ha comunque rifiutato di fornire una data precisa. ‘Ci impegniamo a spendere quanto necessario per realizzare questa revisione’. Starmer – sottolinea sempre il Financial Times – ha affermato che coloro che, come il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hanno criticato lo squilibrio tra la spesa per la difesa statunitense ed europea nella Nato ‘avevano ragione’. E ha aggiunto che ‘dobbiamo tutti fare un passo avanti’».
Un passo avanti sulle spalle di chi?
Lui l’ha fatto, pensando, in un primo momento, di tagliare i sussidi ai pensionati e agli invalidi. Poi ci ha ripensato. Molti commentatori hanno parlato di una vera e propria rivolta, dentro la base del Partito laburista. Altri, hanno guardato alle recenti elezioni comunali, dove i ‘populisti’ di Farage hanno sbaragliato la concorrenza. Starmer deve fare molta attenzione, a casa e all’estero. In Inghilterra, se continua nella sua ‘politica dello struzzo’, spianerà la strada a UK Reform di Farage. Cos’è questa politica? Fare finta di niente e scaricare tutto il peso delle controversie contabili sulle fragili spalle del Cancelliere dello Scacchiere, la “ministra” Reeves, che deve coprire i buchi creati dalle spese militari di Starmer. Un esborso gravoso, perché si tratta di programmi poliennali, che una volta cominciati non si possono lasciare a metà. E che con la ‘sicurezza’ c’entrano molto di striscio.
Strategic Defense Review britannica
La nuova Strategic Defense Review britannica (marzo 2025), sottoscritta dal governo, chiarisce che gli interessi nazionali ora si spostano fino al Polo Nord e, comunque, nelle aree (Groenlandia?) ricche di risorse naturali. Ma non scordano l’Indo-Pacifico, dove gli interessi commerciali del Commonwealth sono sempre prioritari. E infatti, una delle alleanze militari di cui si parla poco è l’Aukus, con Stati Uniti e Australia. Dunque, ci chiarisce il Financial Times, «secondo il piano SDR 2025, la Gran Bretagna costruirà circa una dozzina di nuovi sottomarini d’attacco e ha affermato di aver avviato un importante programma di riarmo. Si prevede che il governo prometta ingenti investimenti in sottomarini, missili a lungo raggio, difesa informatica e 1,5 miliardi di sterline per almeno sei nuove fabbriche di munizioni. Lunedì – fa notare il FT – le azioni delle aziende britanniche (ma guarda! n.d.r.) che si occupano della difesa sono aumentate, con Babcock International, che si occupa della manutenzione della flotta sottomarina della Royal Navy, che ha registrato un rialzo di oltre il 7,5%, raggiungendo il massimo degli ultimi otto anni».
Iperboliche spese militari, fantasie irresponsabili
In totale, sono 62 le ‘raccomandazioni’ della Strategic Defense Review, accettate dal governo. Si va, dai 15 miliardi di sterline in nuove testate nucleari, ai 12 nuovi sottomarini atomici d’attacco sviluppati entro 10 anni con la partnership Aukus. Secondo Sid Kaushal, esperto di guerra navale, ogni unità potrebbe costare circa 2,6 miliardi di sterline. L’SDR ha inoltre indicato l’acquisto di nuovi caccia stealth F-35 e del Global Combat Aircraft Programme, un caccia di ultima generazione che sarà prodotto da Regno Unito, Italia e Giappone. L’impegno britannico dovrebbe essere di 10-12 miliardi di sterline. Quello italiano e giapponese leggermente inferiore (10 miliardi di euro?). Gli F-35l, in dotazione anche all’Italia, in assetto da combattimento (full optional) arrivano a 100 milioni di dollari cadauno. Mentre per i sommergibili nucleari d’attacco, da cominciare a fabbricare mentre taglia i sussidi ai pensionati, Starmer se la caverà con quasi 3 miliardi di dollari. L’uno. Sarà contento Trump. Ma saranno felici pure i populisti inglesi: alle prossime elezioni.
04/06/2025
da Remocontro