28/06/2025
da Il Manifesto
Terra rimossa. Nell'inchiesta choc di Haaretz la testimonianza dei soldati israeliani: «uccidere civili innocenti è la norma»
«Gaza è un campo di sterminio. E sparare è la nostra forma di comunicazione». Il male è ancora una volta banale, l’orrore quotidiano si spiega come fosse una prassi da seguire, senza domande da porsi. L’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz ci guida negli abissi della disumanizzazione, calandoci tra le atrocità che subisce un popolo la cui esistenza, per i suoi aguzzini, non ha alcun tipo di valore.
I GIORNALISTI HANNO RACCOLTO le testimonianze di riservisti e generali israeliani che hanno partecipato alle stragi di civili palestinesi in fila per il cibo. È la conferma di ciò che ripetono da almeno un mese Onu, organizzazioni umanitarie, medici e testimoni: l’esercito spara sulla folla nei pressi dei centri di distribuzione della fondazione israelo-americana (Ghf). E lo fa anche se non esiste nessuna minaccia.
Non si tratta solo di guerra ma di qualcosa che è radicato in profondità. «La mia più grande paura – ha spiegato un alto ufficiale – è che le sparatorie e i danni ai civili a Gaza non siano il risultato di una necessità operativa o di uno scarso giudizio, piuttosto il prodotto dell’ideologia che guida i comandanti sul campo, e che viene trasmessa alle truppe come piano operativo».
UN SOLDATO HA RACCONTATO che la sua missione nei pressi di un centro di distribuzione della Ghf si chiama «Operazione pesce salato». È il nome ebraico del gioco «Un, due, tre, stella!» Si spara a chi si muove, a chi esce dalla fila, a chi arriva troppo presto, a chi si attarda cercando qualcosa tra le scatole già svuotate. «La perdita della vita umana non significa nulla» ha detto un riservista. Un altro ufficiale d’altro grado ha dichiarato: «Questa cosa di uccidere persone innocenti è stata normalizzata. Ci è stato costantemente detto che non ci sono civili a Gaza, e a quanto pare quel messaggio è stato interiorizzato dalle truppe». Una volta a un riservista è stato ordinato di sparare un colpo di avvertimento. Le persone hanno cominciato ad allontanarsi ma dall’altro lato sparavano su chi fuggiva. Sono accerchiati e non possono disperdersi. «Sai che non è giusto. Senti che non è giusto. La verità è che la maggior parte delle persone non si ferma nemmeno a pensarci», ha detto un altro soldato ad Haaretz.
ESISTE PERÒ UN ASPETTO della vicenda che per i militari rappresenta un problema. È l’immagine di Israele: «Ciò che preoccupa tutti è che le operazioni a Gaza potrebbero danneggiare la nostra legittimità. L’aspetto morale è praticamente inesistente». E come se non bastasse, ci sono altri attori sul campo. Fonti militari dichiarano che alcune delle vittime nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti sono provocate dagli spari delle milizie di Abu Shabab. È il gruppo di mercenari ed ex contrabbandieri che Israele sostiene in contrapposizione ad Hamas.
Ma le stragi avvengono spesso anche a causa della presenza degli appaltatori privati che hanno il compito di demolire abitazioni e strutture. Ricevono 5.000 shekel (1.500 euro) per ogni casa distrutta. Qualsiasi luogo di Gaza diventa una potenziale miniera d’oro. I mezzi si muovono dappertutto e arrivano anche vicino ai punti di distribuzione o lungo i percorsi utilizzati dai camion umanitari.
«GLI APPALTATORI, che si comportano come sceriffi, demoliscono dove vogliono lungo l’intero fronte – ha raccontato un veterano – Stanno facendo una fortuna». Quando arrivano nelle aree dove ci sono i civili in attesa del cibo, le compagnie di sicurezza che li accompagnano si comportano come i soldati e sparano sulla folla. «Sono aree in cui ai civili è concessa la presenza – ha aggiunto l’ex soldato – siamo noi quelli che si sono avvicinati, e abbiamo deciso che ci hanno messo in pericolo. Quindi, affinché un appaltatore guadagni altri 5.000 shekel distruggendo una casa, è ritenuto accettabile uccidere le persone che cercano solo cibo».
549 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime quattro settimane mentre cercavano di accedere agli aiuti umanitari. 4.066 sono stati feriti. Dall’alba al tramonto di ieri, 72 persone sono state uccise nella Striscia. Almeno otto sono morte nel bombardamento alla scuola Osama bin Zayed, nel nord di Gaza, che ospitava decine di famiglie sfollate. Le persone sono state avvolte dalle fiamme, bambini e adulti sono stati portati fuori come corpi carbonizzati. Bombe sono state sganciate sui campi e sulle tende dei profughi.
IERI TEL AVIV HA UCCISO il 50esimo medico della Mezzaluna rossa palestinese dal 7 ottobre 2023. Haitham Bassam Abu Issa era un infermiere ed è stato ammazzato mentre si trovava a lavoro. Così come Mohammed Hussein e Obada Abu Issa di 20 e 30 anni, operatori umanitari di Azione contro la fame. Uccisi da un bombardamento israeliano su una zona densamente popolata e non sotto ordine di evacuazione.