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Una colonizzazione senza precedenti: Cisgiordania a brandelli

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Politica estera

02/11/2025

da Il manifesto

Michele Giorgio

Terra rimossa Sotto l’attuale governo israeliano 50mila nuovi alloggi per coloni. Confiscati 2.600 ettari di terra palestinese e Gerusalemme sempre più isolata. Il ministro Katz proroga l'operazione «Muro di Ferro» e Ben Gvir torna a umiliare i prigionieri palestinesi.

Non solo per ragioni ideologiche, anche per ricompattare l’elettorato di destra deluso dalla mancata «sconfitta totale» di Hamas a Gaza, Benyamin Netanyahu e i suoi alleati ultranazionalisti attuano politiche del pugno di ferro e spingono sull’acceleratore della colonizzazione dei Territori palestinesi occupati.

Nelle ultime ore si è appreso dal governatorato palestinese di Gerusalemme (non riconosciuto da Israele) che le autorità di occupazione hanno ordinato la confisca di altre terre nel villaggio di Anata, a nord-est della città. L’area interessata ammonta a circa 585 ettari, che saranno destinati a «necessità militari». Dei 3.400 ettari complessivi di Anata, 1.600 sono già stati confiscati negli anni passati.

QUEST’ULTIMA DECISIONE è solo la punta dell’iceberg. Il giornale israeliano Yedioth Ahronoth riferiva qualche giorno fa che il governo Netanyahu sta portando avanti un piano di colonizzazione «massiccio e senza precedenti», concepito «per consolidare la presenza israeliana prima delle elezioni politiche» del prossimo anno.

Dalla fine del 2022, quando si è formato l’attuale esecutivo guidato da Netanyahu, sono stati costruiti o approvati circa 48mila alloggi negli insediamenti. Il numero dovrebbe raggiungere quota 50mila entro la fine dell’anno. Parallelamente, sono stati confiscati 2.600 ettari di terra palestinese.

Il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, che controlla anche il dossier sugli insediamenti coloniali, guida in prima persona questa campagna di espansione con l’obiettivo dichiarato di «seppellire» l’idea di uno Stato palestinese. «Il governo Netanyahu porta avanti di fatto l’annessione della Cisgiordania aggirando le limitazioni poste da Donald Trump alla sovranità israeliana», ha commentato Yonathan Mizrahi di Peace Now, responsabile del monitoraggio delle colonie.

Tra i progetti approvati spiccano i 3.400 nuovi alloggi nell’area strategica E1, tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim, che isoleranno ulteriormente la parte orientale della città dal resto della Cisgiordania. A ciò si aggiungono i 22 avamposti coloniali «legalizzati» lo scorso maggio e un vasto piano infrastrutturale per collegare 80 insediamenti israeliani alle reti idriche, elettriche e stradali israeliane. Yedioth Ahronoth sottolinea che la creazione di una Direzione ministeriale incaricata della «legalizzazione» degli avamposti rappresenta un salto di qualità decisivo nel programma di colonizzazione.

La Cisgiordania però è anche teatro di operazioni militari su larga scala. Israel Katz, ministro della difesa, ha prorogato fino al 31 gennaio 2026 l’offensiva «Muro di Ferro» lanciata a inizio 2025 contro le città di Jenin e Tulkarem e i campi profughi locali, che ha distrutto infrastrutture e abitazioni e provocato lo sfollamento di decine di migliaia di abitanti.

COME A GAZA, anche a Jenin e Tulkarem gli sfollati, nelle aree distanti dalle postazioni israeliane, si adattano a vivere tra le macerie, senza acqua né corrente elettrica. Le forze israeliane, ha detto Katz, resteranno allo scopo di «impedire qualsiasi tentativo di ricostruire infrastrutture terroristiche».

Forza parallela all’esercito sono i coloni, in particolare quelli degli avamposti, che proseguono le aggressioni a villaggi e comunità palestinesi nella fascia orientale del territorio cisgiordano. Dopo il pesante attacco a Deir Dibwan, ieri i settler hanno preso di mira agricoltori palestinesi e volontari internazionali mentre raccoglievano le olive nella città di Beita, a sud di Nablus. Sotto lo sguardo dei soldati, hanno appiccato il fuoco agli ulivi e rubato sacchi di olive già raccolte.

Altri coloni hanno invaso la comunità beduina di Khirbet al Makhoul, aggirandosi armati tra tende, case di legno e ricoveri per le pecore, seminando il panico tra donne e bambini. A suscitare timori è anche un altro ministro ultranazionalista, Itamar Ben Gvir, responsabile per la sicurezza nazionale.

IN UN VIDEO pubblicato sul suo canale Telegram, Ben Gvir si mostra accanto a una fila di prigionieri palestinesi faccia a terra con le mani legate e li indica dicendo: «Questi sono i Nukhba che (il 7 ottobre 2023) sono venuti a uccidere bambini, donne, i nostri bebè; guardateli oggi». Poi aggiunge: «Ma serve qualcos’altro che deve essere fatto: la pena di morte per i terroristi».

A inizio settimana la maggioranza di governo ha fissato il calendario parlamentare per il dibattito sul disegno di legge sulla condanna a morte: oggi la Commissione per la Sicurezza ne discuterà i dettagli e mercoledì il testo sarà votato in prima lettura alla Knesset. La maggioranza di governo, nonostante le sue politiche, non se la passa bene nei sondaggi. In quello pubblicato due giorni fa dal giornale Maariv, l’opposizione ha ottenuto 61 seggi, la maggioranza alla Knesset, contro i 48 dei partiti della coalizione guidata da Netanyahu.

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