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Una “fabbrica di uccisioni di massa”: come Israele usa l’intelligenza artificiale nei bombardamenti su Gaza

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Prima di ogni raid, Israele è a conoscenza di quanti saranno i cosiddetti “danni collaterali”, ossia il numero di vittime civili che resteranno uccise in quell’operazione.

È quanto rivela un’inchiesta realizzata dal magazine +972 insieme a Local Call, che si basa sulle testimonianze anonime di attuali ed ex membri dell'intelligence militare israeliana, ma anche su dati e documenti provenienti dalla Striscia di Gaza. “Nulla accade per caso”, ha spiegato una fonte che ha preferito rimanere anonima. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema, che era un prezzo da pagare per colpire un altro obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente ‘quanti danni’ collaterali ci sono in ogni casa”.

Tutto questo è possibile grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale che permette di “generare” target da colpire a un ritmo molto più veloce di quello che era possibile fare in precedenza. Il programma si chiama Habsora, “il Vangelo”: un ex ufficiale dei servizi segreti ha dichiarato che questo sistema contribuisce a creare a Gaza una “fabbrica di uccisioni di massa”, in cui il focus “è sulla quantità e non sulla qualità”.

Prima di ogni bombardamento, l’esercito israeliano disporrebbe già di informazioni precise sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi: questo permetterebbe di calcolare con una certa esattezza il numero di civili da sacrificare in quell’attacco. In un caso, addirittura, il comando militare israeliano avrebbe consapevolmente proceduto all’uccisione di centinaia di palestinesi nel tentativo di assassinare un singolo membro di Hamas, parte dell’alto comando militare. “I numeri sono aumentati: si è passati da decine di vittime civili, considerate un ‘danno collaterale’ accettabile quando si cerca di uccidere un alto funzionario, a centinaia di persone uccise”, ha rivelato un’altra fonte.

Dal 2019 l’esercito israeliano ha creato una nuova divisione che mira a utilizzare l'intelligenza artificiale per accelerare la generazione di target da colpire. “È un'unità che comprende centinaia di ufficiali e soldati e si basa sulle capacità dell'IA”, ha dichiarato l’ex capo di Stato maggiore delle Forza di difesa israeliane Aviv Kochavi in un’intervista con la testata israeliana Ynet lo scorso giugno. “Si tratta di una macchina che, con l'aiuto dell'intelligenza artificiale, elabora molti dati meglio e più velocemente di qualsiasi essere umano, e li traduce in obiettivi da attaccare”, ha aggiunto Kochavi. "Il risultato è stato che, nell’operazione Guardian of the walls [nel 2021], dal momento in cui questo software è stato attivato, ha generato 100 nuovi target al giorno. in passato a Gaza c’erano periodi in cui si individuavano 50 target in un anno”.

Secondo alcune fonti interne all’esercito, i sistemi basati sull'IA permetterebbero una maggiore precisione nel colpire gli obiettivi individuati, riducendo così i danni ai civili. Un ex militare israeliano ha dichiarato al Guardian che esiste una misurazione “molto accurata” del numero di persone che evacuano un edificio poco prima di un attacco: “Usiamo un algoritmo per valutare quanti civili sono rimasti dentro. Ci dà un indicatore verde, giallo o rosso, come un segnale stradale”. Tuttavia, diversi esperti di intelligenza artificiale applicata ai conflitti armati sono scettici. “Osservate il paesaggio fisico di Gaza”, ha detto al Guardian Richard Moyes, ricercatore che coordina Article 36, un'organizzazione che si batte per ridurre i danni causati dalle armi. “Stiamo assistendo all’annientamento diffuso di un'area urbana con armi pesanti: la rivendicazione della precisione e della ristrettezza della forza esercitata non viene confermata dai fatti”.

È grazie ad Habsora che l’esercito israeliano riesce oggi ad effettuare attacchi su larga scala contro le case dove vivono i membri di Hamas. Secondo i dati diffusi dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a novembre, nei primi 35 giorni di guerra Israele ha attaccato 15.000 obiettivi a Gaza, un numero notevolmente superiore alle precedenti operazioni militari nella Striscia. Per fare un confronto, nella guerra del 2014, durata 51 giorni, l'IDF aveva colpito tra i 5.000 e i 6.000 obiettivi.

L’inchiesta di +972 e Local Call evidenzia però come i raid aerei colpiscano anche altre abitazioni in cui non abitano i militanti, uccidendo intere famiglie di civili. Questo è possibile anche grazie al fatto che l’esercito è stato autorizzato a bombardare obiettivi non militari e sono stati allentati i vincoli relativi alle vittime civili del conflitto. Il risultato è che in questa guerra sono aumentati i bombardamenti di case, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, target che l’esercito israeliano definisce matarot otzem, “obiettivi di potere”. 

Prima di ogni raid, Israele è a conoscenza di quanti saranno i cosiddetti “danni collaterali”, ossia il numero di vittime civili che resteranno uccise in quell’operazione. È quanto rivela un’inchiesta realizzata dal magazine +972 insieme a Local Call, che si basa sulle testimonianze anonime di attuali ed ex membri dell'intelligence militare israeliana, ma anche su dati e documenti provenienti dalla Striscia di Gaza. “Nulla accade per caso”, ha spiegato una fonte che ha preferito rimanere anonima. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema, che era un prezzo da pagare per colpire un altro obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente ‘quanti danni’ collaterali ci sono in ogni casa”.

Tutto questo è possibile grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale che permette di “generare” target da colpire a un ritmo molto più veloce di quello che era possibile fare in precedenza. Il programma si chiama Habsora, “il Vangelo”: un ex ufficiale dei servizi segreti ha dichiarato che questo sistema contribuisce a creare a Gaza una “fabbrica di uccisioni di massa”, in cui il focus “è sulla quantità e non sulla qualità”.

Prima di ogni bombardamento, l’esercito israeliano disporrebbe già di informazioni precise sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi: questo permetterebbe di calcolare con una certa esattezza il numero di civili da sacrificare in quell’attacco. In un caso, addirittura, il comando militare israeliano avrebbe consapevolmente proceduto all’uccisione di centinaia di palestinesi nel tentativo di assassinare un singolo membro di Hamas, parte dell’alto comando militare. “I numeri sono aumentati: si è passati da decine di vittime civili, considerate un ‘danno collaterale’ accettabile quando si cerca di uccidere un alto funzionario, a centinaia di persone uccise”, ha rivelato un’altra fonte.

Dal 2019 l’esercito israeliano ha creato una nuova divisione che mira a utilizzare l'intelligenza artificiale per accelerare la generazione di target da colpire. “È un'unità che comprende centinaia di ufficiali e soldati e si basa sulle capacità dell'IA”, ha dichiarato l’ex capo di Stato maggiore delle Forza di difesa israeliane Aviv Kochavi in un’intervista con la testata israeliana Ynet lo scorso giugno. “Si tratta di una macchina che, con l'aiuto dell'intelligenza artificiale, elabora molti dati meglio e più velocemente di qualsiasi essere umano, e li traduce in obiettivi da attaccare”, ha aggiunto Kochavi. "Il risultato è stato che, nell’operazione Guardian of the walls [nel 2021], dal momento in cui questo software è stato attivato, ha generato 100 nuovi target al giorno. in passato a Gaza c’erano periodi in cui si individuavano 50 target in un anno”.

Secondo alcune fonti interne all’esercito, i sistemi basati sull'IA permetterebbero una maggiore precisione nel colpire gli obiettivi individuati, riducendo così i danni ai civili. Un ex militare israeliano ha dichiarato al Guardian che esiste una misurazione “molto accurata” del numero di persone che evacuano un edificio poco prima di un attacco: “Usiamo un algoritmo per valutare quanti civili sono rimasti dentro. Ci dà un indicatore verde, giallo o rosso, come un segnale stradale”. Tuttavia, diversi esperti di intelligenza artificiale applicata ai conflitti armati sono scettici. “Osservate il paesaggio fisico di Gaza”, ha detto al Guardian Richard Moyes, ricercatore che coordina Article 36, un'organizzazione che si batte per ridurre i danni causati dalle armi. “Stiamo assistendo all’annientamento diffuso di un'area urbana con armi pesanti: la rivendicazione della precisione e della ristrettezza della forza esercitata non viene confermata dai fatti”.

È grazie ad Habsora che l’esercito israeliano riesce oggi ad effettuare attacchi su larga scala contro le case dove vivono i membri di Hamas. Secondo i dati diffusi dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a novembre, nei primi 35 giorni di guerra Israele ha attaccato 15.000 obiettivi a Gaza, un numero notevolmente superiore alle precedenti operazioni militari nella Striscia. Per fare un confronto, nella guerra del 2014, durata 51 giorni, l'IDF aveva colpito tra i 5.000 e i 6.000 obiettivi.

L’inchiesta di +972 e Local Call evidenzia però come i raid aerei colpiscano anche altre abitazioni in cui non abitano i militanti, uccidendo intere famiglie di civili. Questo è possibile anche grazie al fatto che l’esercito è stato autorizzato a bombardare obiettivi non militari e sono stati allentati i vincoli relativi alle vittime civili del conflitto. Il risultato è che in questa guerra sono aumentati i bombardamenti di case, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, target che l’esercito israeliano definisce matarot otzem, “obiettivi di potere”.