Le parole di Flavio Tosi sono gravissime, degne di un fascista come lo definì una volta Umberto Bossi. D’altronde lo stesso Mauro Tosi pare che si sia autodefinito in una trasmissione radio “un po’ stronzo e un po’ fascista” secondo quanto leggiamo su Wikipedia. Non troviamo migliore definizione per un personaggio che con le sue parole disonora le istituzioni e dimostra che questa destra – anche Forza Italia! – non ha nulla di liberale e di garantista.
Tosi non si limita a dire che bisogna attendere la sentenza ma giustifica gli agenti e rilancia la proposta delle destre di abolire il reato di tortura.
Le dichiarazioni dell’ex sindaco di Verona ci confermano che le violenze scoperchiate dall’inchiesta sono avvenute in un contesto ambientale di xenofobia e pulsioni neofasciste che caratterizzano le destre cittadine. Sorge il sospetto che tra gli accusati ci siano elettori o amici di Tosi ma è certo che rilascia certe dichiarazioni chi cerca voti nelle forze dell’ordine garantendo impunità. Picchiare immigrati, tossicodipendenti, ubriachi secondo Tosi rientrerebbe nella normalità di un fermo.
Tosi ha la spudoratezza di rilanciare la richiesta dell’abolizione del reato di tortura che è stata un cavallo di battaglia di Salvini e Meloni.
Il reato di tortura non è una stranezza italiana come sostiene Tosi, ma è stato introdotto dopo anni di dibattito e sulla base di convenzioni internazionali, in particolare dalla Convenzione ONU del 1984 contro la tortura ed altri trattamenti e pene crudeli, inumani e degradanti che prevede l’obbligo degli stati aderenti di legiferare in materia.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Paolo Benvegnù, segretario regionale, Renato Peretti, segretario di Verona del Partito della Rifondazione Comunista