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Xi Jinping a Mosca per la Parata del 9 Maggio: Pechino sfida gli avvertimenti di Kiev

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Nonostante le minacce e gli allarmi su possibili attacchi o false flag, nessun leader ha ritirato la partecipazione. L’evento si trasforma in un banco di prova per l’asse Russia-Cina e l’influenza diplomatica di Zelensky.

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping si recherà a Mosca per le celebrazioni del 9 maggio, nonostante gli avvertimenti di Kiev. Lo ha confermato domenica mattina il Cremlino con una nota ufficiale, nella quale comunica che il leader cinese compirà una visita ufficiale nella Federazione Russa dal 7 al 10 maggio.

Oltre alla partecipazione alle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della vittoria sul nazismo, sono in agenda colloqui bilaterali sulle “principali questioni relative all'ulteriore sviluppo delle relazioni di partenariato globale e di interazione strategica, nonché le questioni di attualità dell'agenda internazionale e regionale” tra Russia e Cina.

Inoltre si prevede la firma di una serie di documenti bilaterali intergovernativi e interdipartimentali, riferisce la nota.

Chi sarà presente alla parata della Vittoria

Il primo ministro slovacco Robert Fico e il presidente serbo Aleksandr Vucic saranno a Mosca per le celebrazioni del 9 maggio. Ieri la loro presenza era stata messa in dubbio dalle condizioni di salute dei due leader, che negli scorsi giorni avevano annullato all’ improvviso di importanti attività politiche. Questa mattina entrambi hanno ufficialmente confermato la partecipazione.

Oltre a loro e a Xi, saranno a Mosca il presidente della Bielorussa Lukashenko, il presidente del Brasile Lula, il presidente del Venezuela Maduro, il presidente di Cuba Diaz-Canel, il presidente dell’autorità palestinese Mahmoud Abbas, il primo ministro armeno Pashinian, il capo di stato azero Aliyev. Prevista inoltre la partecipazione dell’ambasciatrice di Israele e dei leader di Indonesia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Laos e Guinea-Bissau. L’India ha ritirato la partecipazione a causa della situazione critica con il vicino Pakistan.

Le minacce di Zelensky

Alla proposta del Cremlino di una tregua di tre giorni, a partire dalla mezzanotte dell’8 maggio, Bankova ha risposto rilanciando un cessate il fuoco immediato e incondizionato per 30 giorni, in linea con la necessità della Casa Bianca di una rapida svolta nelle trattative. Una condizione già definita inaccettabile da Mosca, che teme di ridurre il proprio vantaggio militare sul campo di battaglia.

Alla vigilia della firma dell’accordo minerario, Zelensky aveva annunciato in un video-discorso il riallineamento con Washington, per fare pressione su “quei punti critici in Russia” che incoraggeranno Mosca a “impegnarsi nella diplomazia”, al fine di un cessate il fuoco incondizionato e completo.

“La Russia deve farlo. Adesso temono che la loro parata venga messa in discussione, e hanno ragione a preoccuparsi”.

Queste inquietanti parole di Zelensky appaiono come un avvertimento per i leader che parteciperanno alle celebrazioni in Russia, tra cui il presidente della Cina, una potenza nucleare. In realtà sono un tentativo di aumentare la pressione internazionale su Mosca, in particolare dei suoi più stretti alleati, al fine di spingerla a concordare prima dell’8 maggio il cessate il fuoco chiesto da Kiev.

Un tentativo mal riuscito. Nessun leader, infatti si è lasciato condizionare dall’avvertimento del presidente ucraino, rilanciato anche da altre personalità politiche.

La stampa ucraina ha valutato da un punto di vista militare la possibilità di un attacco di Kiev contro Mosca durante le celebrazioni del 9 maggio. In effetti le Forze Armate Ucraine avrebbero le capacità militari per compierlo. Politicamente Zelensky però non può farlo. Se desse l’ok per colpire Mosca e dunque i leader e i rappresentanti di quasi venti Paesi, creerebbe un gigantesco incidente diplomatico. L’attacco potrebbe essere addirittura inteso come una dichiarazione di guerra nei loro confronti.

Contrariamente a quanto afferma il presidente ucraino, Mosca non ha bisogno di nessuna tregua per poter svolgere la parata della Vittoria. Kiev non può attaccare, a meno di non voler aumentare il numero dei propri nemici, tra cui una potenza nucleare come la Cina e una potenza militare come l’Azerbaijan.

Zelensky si è reso conto ed ha corretto il tiro, trasformando l’intimidazione in un avviso di “rischio false flag”. Ieri ha ufficialmente respinto la tregua di Putin, avanzando la controproposta di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni a partire dal 7 maggio, un giorno prima la data annunciata dalla parte russa.

Poi ha lanciato un messaggio inquietante ai leader che il 9 maggio parteciperanno alla parata della Vittoria in Piazza Rossa, tra cui Xi Jinping, Lula, Diaz-Canel, Maduro e altri incluso alcuni europei.

"L'Ucraina non è responsabile per gli eventi che potrebbero verificarsi in Russia il 9 maggio. Loro vi garantiscono la sicurezza e quindi non vi daremo alcuna garanzia" alludendo a ipotetiche false flag russe,  attentati o incendi dolosi compiuti da Mosca per far ricadere la colpa all'Ucraina.

"Come presidente, e ne ho parlato anche con il ministro degli Esteri, credo che dovremmo dire a chi ci contatta: 'Per una questione di sicurezza, non vi consigliamo di visitare la Russia'. E se lo fate, poi non rivolgetevi a noi. Si tratta di una decisione personale", ha sottolineato.

Kiev dunque annuncia che accadrà qualcosa ma mette le mani avanti: non saremo stati noi ma la Russia accusarci. C’è un precedente, un missile caduto in territorio polacco. Kiev aveva accusato Mosca e invocava l’articolo 5 della NATO, ma il missile si rivelò ucraino.

Che l’Ucraina abbia intenzione di attaccare, però, è stato rivelato scioccamente dal consigliere capo presidenziale Yermak, che domenica mattina ha pubblicato l’immagine del Cremlino in fiamme sotto il volto di Zelensky e gli aerei ucraini. Una rivendicazione preventiva.

Nessun leader internazionale ha ritirato finora la partecipazione, dimostrando l’incapacità di Zelensky di interferire negli affari interni dei loro Paesi. Dura risposta dal premier slovacco Fico:

"È inaudito. Respingo simili minacce... Zelensky sbaglia nel dire che le delegazioni straniere non verranno a Mosca. Andrò alle celebrazioni dell'80° anniversario della vittoria a Mosca. Punto”.

Al momento non ci sono altre reazioni.

La reazione della Russia

Mosca mantiene un atteggiamento di apertura ai negoziati. Non sembra un caso che l’indomani mattina la televisione russa abbia trasmesso un’intervista di Pavel Zarubin in cui Putin parla di “inevitabile riconciliazione con l’Ucraina”: “nonostante la tragedia che stiamo vivendo, sarà una questione di tempo”, ha detto. Inoltre ha assicurato che la Russia non utilizzerà le armi nucleari contro l’Ucraina, perché non ne ha di bisogno.

La posizione del presidente russo è molto distante da quella dell’ex primo ministro Medvedev che sabato ha avvisato l’Ucraina che, in caso di attacco il 9 maggio, non sarebbe arrivata al 10 maggio. Ciò dimostra all’opinione pubblica russa che la Russia è in vantaggio e mantiene il pieno controllo della situazione, alla parte ucraina di non prendere in considerazione gli avvertimenti di Kiev.   

A prova di ciò, il Cremlino sabato ha reagito molto diplomaticamente alle dichiarazioni di Zelensky:

“La Russia si aspetta che l'Ucraina adotti misure concrete per ridurre l'escalation durante le festività. Lo scopo dei cessate il fuoco proposti dalla Federazione Russa è quello di testare la disponibilità di Kiev a trovare soluzioni per raggiungere una pace sostenibile”, ha affermato sabato Peskov, senza rispondere direttamente alle ipotesi di Zelensky sulla possibilità di un “auto-attentato”.

“Le dichiarazioni di Kiev dimostrano che per loro la vittoria sul nazismo non è una festa e che il neonazismo è al centro del moderno regime di Kiev”, ha aggiunto.

È evidente che Mosca preferisce continuare la propria partita a scacchi con Washington piuttosto che giocare a braccio di ferro con Kiev.


La beffa per Trump

La giornata della Vittoria sarà dunque anche un’occasione per rafforzare l’asse Mosca-Pechino nell’ambito dell’”amicizia infinita” fra i due Paesi, in un momento cruciale nello scenario internazionale.

Gli Stati Uniti hanno appena firmato l’accordo per terre rare e minerali con l’Ucraina, una delle condizioni imposte da Washington per il cessate il fuoco, in base al piano in sette punti di Trump. La firma però sembra aver sortito l’effetto opposto di allontanare la pace, dal momento che la Casa Bianca ha ripreso l’assistenza militare, seppur centellinata rispetto alla precedente amministrazione Biden. Mosca non ha reagito ma l’intero processo negoziale rischia il naufragio, se la proposta russa di tre giorni di tregua per la giornata della Vittoria non sarà sostenuta dall’America.

Dall’altro lato la politica tariffaria degli USA, con la conseguente guerra commerciale contro la Cina, rischia di interrompere il commercio fra i due Paesi. Come le sanzioni di Biden avevano spinto Mosca tra le braccia di Pechino, adesso i dazi di Trump stringono l’abbraccio fra le due potenze nucleari. Con buona pace dei disperati tentativi di decoupling condotti dalla Casa Bianca.

04/05/2025

da L'Antidiplomatico

Clara Statello

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