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Ancora uno schiaffo ai poveri

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Anche la più piccola politica di redistribuzione delle risorse, come l’aumento a nove euro l’ora per chi lavora, è stata cassata. 

Un passo per volta, il Paese sta tornando all’economia del passato, nostalgico degli errori che dodici anni fa ci portarono sull’orlo del default. L’ultimo dietrofront ce l’ha regalato ieri il presidente del Cnel, Brunetta, messo su quella poltrona dalla politica di sempre, che pensa solo ai fatti suoi e non certo ad aiutare i lavoratori fragili con un salario minimo per legge.

Dopo la stagione di politiche espansive dei governi Conte, che hanno messo in circolo decine di miliardi per sostenere i consumi e le fasce più povere, salvando dal fallimento l’edilizia col Superbonus e introducendo la svolta Green nella mobilità e nelle costruzioni, si torna dunque alle formule più antiche. Compresa quell’austerità che le destre hanno sempre condannato, arrivando a demonizzare l’Europa matrigna e i sacerdoti del rigore. Adesso che però governano, Meloni e Salvini stanno facendo le stesse cose di Monti e Fornero.

Anche la più piccola politica di redistribuzione delle risorse, come l’aumento a nove euro l’ora per chi lavora, è cassata, alla pari del Reddito di cittadinanza, delle detassazioni promesse su tutto – dalle accise agli stipendi – e realizzate su niente. I mercati ci guardano e chi c’era prima ha speso troppo, è l’alibi di chi non vuole scucire un soldo per i cittadini che soffrono, ma poi i miliardi li trovano per le armi, la Tim, il Monte Paschi e tutte le madonne che interessano ai soliti noti dei salotti finanziari. Gente per cui questo ritorno al passato va benissimo. Tanto il conto tocca sempre ad altri, a compreso chi lavora per tre euro l’ora. 

13/10/2023

da La Notizia

Gaetano Pedullà