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Guerra assoluta per salvare Israele o una classe politica fallimentare?

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Per il primo ministro Netanyahu, la guerra contro Hamas costituisce «una lotta per l’esistenza dello Stato ebraico», e la violenza della rappresaglia su Gaza l’esibizione della forza di Tsahal dopo l’umiliazione del 7 ottobre. Salvare Israele e la credibilità della sua forza militare, o cercare di nascondere il fallimento di una politica pluri decennale di prevaricazione anti palestinese dissennata e irresponsabile?
Secondo il Lazar Institute, l’80% degli israeliani, compreso il 69% che ha votato per il Likud, ritiene che Netanyahu sia il colpevole per l’attacco subito da Hamas.
Alcuni spunti di riflessione disordinati

                                              

Per il primo ministro Netanyahu, la guerra contro Hamas costituisce «una lotta per l’esistenza dello Stato ebraico», e la violenza della rappresaglia su Gaza l’esibizione della forza di Tsahal dopo l’umiliazione del 7 ottobre. Salvare Israele e la credibilità della sua forza militare, o cercare di nascondere il fallimento di una politica pluri decennale di prevaricazione anti palestinese dissennata e irresponsabile? Secondo il Lazar Institute, l’80% degli israeliani, compreso il 69% che ha votato per il Likud, ritiene che Netanyahu sia il colpevole per l’attacco subito da Hamas. Alcuni spunti di riflessione disordinati

Quei 25 mila di Hamas

Rinvio d’attacco anche ad uso militare statunitense a difesa delle sue molte basi militarti nell’area, ma comunque un’operazione militare israeliana all’interno della Striscia di Gaza lunga e sanguinosa nel difficile obiettivo di eliminare i circa 25 mila combattenti di Hamas, Jihad Islamica Palestinese e altre milizie minori palestinesi.

Lazar Institute

Da un sondaggio del Lazar Institute il 65% degli israeliani si dice d’accordo su un’operazione di terra nella Striscia di Gaza (contrario il 21%). E il 51% delle persone interpellate, riferisce Analisi Difesa, è favorevole a un’operazione su vasta scala contro Hezbollah sul confine libanese (il 30% vorrebbe un’operazione ‘contenuta’). Infine il 49% ritiene che il miglior premier sarebbe Benny Gantz contro il 28% di Netanyahu.

Dove Hamas ha già vinto

La reazione dello Stato Ebraico ha già bloccato il processo di pacificazione e riavvicinamento tra Israele e molte nazioni arabe, e Israele sta chiudendo diverse ambasciate in Medio Oriente, incluse quelle in Turchia, Bahrein, Giordania, Marocco ed Egitto, ma sarebbero almeno 20 le sedi diplomatiche destinate a chiudere o ridurre al minimo organici e attività.

Schieramenti internazionali

Europa politica e i suoi media appiattiti su posizioni filo-israeliane mentre nel mondo arabo e tra i non allineati reazioni opposte. Stati Uniti ed Europa mediatori non credibili e impedire l’allargamento del conflitto a Siria e Libano. E c’è già chi, lungimirante, immagina un vicino disastro energetico per l’Europa, che dopo aver chiuso col gas russo, conta sulle le forniture nordafricane schierate tutte con la causa palestinese.

Meno Gaza, più prigione, e ANP

Pessimi intenti. Il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen: «Alla fine di questa guerra, non solo Hamas non sarà più a Gaza, ma anche il territorio di Gaza diminuirà». Mentre il leader dell’opposizione, Yair Lapid, propone il ritorno nella Striscia dell’Autorità Nazionale Palestinese. Forse un po’ meno corrotta e un po’ più efficiente.

Usa appiattiti su Israele

Stati Uniti appiattiti sulla difesa di Israele, mentre il presidente Biden mette sullo stesso piano Hamas e la Russia come ‘minacce alla democrazia’. Tensioni interne Usa, sino alle dimissioni di Josh Paul, diplomatico responsabile del Bureau of Political-Military Affairs del dipartimento di Stato per l’ulteriore sostegno militare ad Israele.

Ue di Von der Nato

Europa politica, media e opinione pubblica si stanno spaccando tra quanti sostengono ogni iniziativa di Israele e quelli che ritengono sbilanciata la risposta militare dello Stato Ebraico. Lo sostengono  843 funzionari della Commissione e di altre istituzioni dell’Ue. Con Ursula von der Leyen che come Biden ha messo sullo stesso piano Russia e Hamas.

La Russia in MO (o la Cina)

Rientra in scena in Medio Oriente una Russia in realtà mai scomparsa. «La Russia ha mantenuto ottime relazioni con tutto il mondo arabo e con Israele al punto che l’ambasciatore israeliano a Mosca ha dovuto smentire le illazioni ìin Europa e USA circa l’appoggio della Russia ad Hamas», sottolinea Giandomenico Gaiani. O Mosca o la Cina, già artefice di uno storico accordo tra Iran e monarchie sunnite del Golfo.

Economist e l’orologio

Scrive l’Economist, che «Ogni guerra israeliana viene combattuta guardando l’orologio». Il tempo breve dell’azione di forza rispetto al consenso internazionale.

La maggioranza nel mondo estremamente critica, e il dissenso anche sociale americano potrebbe ulteriormente spaccare il fronte interno al governo israeliano, già soggetto a una divisione nell’establishment militare oltre che politica oltre le micidiali durezze di Netanyahu, coloni in terra altrui e teocrazia di casa.

28/10/2023

da Remocontro

Ennio Remondino