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Nel sud della Striscia Israele ad alto rischio

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Bombardamenti sulla Striscia per il secondo giorno consecutivo dopo la rottura della tregua, e quasi 200 persone uccise. Cimitero di guerra: oltre 16mila morti e circa 36mila feriti a Gaza dopo i 1.200 morti e quasi 5.500 feriti in Israele. Le immagini del primo giorno di bombardamenti dopo tregua, diffusi dagli stessi israeliani, e rilanciate dalla Rai (https://www.rainews.it/video/2023/12/lesercito-israeliano-pubblica-un-video-che-mostra-attacchi-aerei-su-gaza-dopo-la-fine-della-tregua-01a1f86d-fbf4-484c-9223-34284fccff38.html)

Tra pulizia etnica e sterminio

L’elevata concentrazione di civili e le difficoltà operative possono rivelarsi devastanti per gli invasori, avvertono gli analisti di cose militari. Servirà davvero aver ripreso a combattere? E quali sono gli obiettivi di Israele? Il ministro della difesa Yoav Gallant è lapidario ma anche un po’ bugiardo: «La guerra è ripresa. Combattiamo ma faremo l’impossibile per riportare gli ostaggi a casa», azzarda il ministro per tenere buone le famiglie disperate degli ostaggi che speravano in una vicina liberazione.

Millantato credito

Il ministro della Difesa Yoav Gallant, è da metà novembre che vanta i successi di Tsahal, ipertecnologica e perfettamente coordinata: «Hamas ha perso il controllo di Gaza», ha detto due settimane fa. Ma i bollettini delle forze armate e le inchieste del magazine +972 lo smentiscono: «l’86% dei 14mila morti di Gaza è rappresentato da ‘non-combattenti’», un eufemismo per non dire vecchi, donne e bambini, denuncia Francesco Palmas su Avvenire. Ed anche Emerson T. Brooking, che lavora da decenni all’Atlantic Council, è severo: «Nella guerra del 2014, la percentuale di civili non superava il 60% dei caduti».

«Oggi dove sono proporzionalità e discriminazione, cardini dello ‘jus in bello’ occidentale?». E dove sono i risultati contro Hamas dopo due mesi di vendette sulla popolazione?

Uccisi 2-3 mila guerriglieri

«Abbiamo ucciso 2-3mila guerriglieri», sostiene la Difesa israeliana, ed ammettendo che sia vero, significa aver fatto un buco nell’acqua e quasi 10 morti innocenti, bimbi e donne compresi, per ogni presunto colpevole. Oltre ad aver arato città e il futuro di milioni di civili. «Hamas, pur privata di alcuni comandanti, è ancora integra, intaccata secondo Patrick Auvergne in 10 dei 24 battaglioni disponibili. I terroristi palestinesi sono forze di guerriglia: ‘Non ingaggiano battaglie frontali, né scontri diretti di fanteria’, privilegiano invece imboscate e asimmetria»

Guerriglia e peggio, guerriglia urbana

Ancora Hamas. «Non seguendo logiche lineari rinnovano leadership e organici in poco tempo, sanno combattere anche senza direttive dall’alto, essendo sciami autonomi più che falangi eterodirette. Sono sfuggenti». Pietro Batacchi (direttore della Rivista Italiana di Difesa) ricorda che a «Gaza tutto sa di trappola per l’attaccante». Si parla di guerriglia urbana, senza lo strapotere di bombe aeree e cannoni, dove un fucile vale un fucile.

Quadrilatero urbano trappola

Non ancora impegnate in battaglie casa per case nelle viuzze di Gaza City e del quadrilatero urbano circostante, le truppe israeliane piangono perdite comunque alte, superiori a quelle del 2006 in Libano contro Hezbollah, in una campagna definita come «un mezzo fallimento». La prima sconfitta non ammessa apertamente dal più potente esercito mediorientale contro bande armate di guerriglieri straccioni.

Le bugie su Hamas sconfitta

Laure Foucher, analista della Fondazione per la ricerca strategica, non ha dubbi: «A Gaza non esistono soluzioni militari». Valutazioni di intelligence occidentali dicono che Israele non è riuscita a eliminare nessuno dei massimi dirigenti di Hamas. «Hanno i giorni contati», aveva giurato Netanyahu il 22 novembre riferendosi a Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Marwari Issa. «La loro eliminazione permetterebbe a Netanhyau di vendere un successo all’opinione pubblica interna», sottolinea Francesco Palmas.

Metastasi Hamas e finale incerto

L’«end state», il finale di questa guerra è un mistero per tutti, forse anche per il gabinetto di guerra israeliano (e peggio ancora per la Casa Bianca). Con ciò che hanno subito e stanno subendo i palestinesi e se anche Hamas fosse annientata a Gaza –analisi politico militare elementare-, risorgerebbe altrove, nella stessa Cisgiordania o in Libano. «La metastasi è solo questione di tempo», osserva l’esperto di controterrorismo Jean-Marc Lafon.

Ostaggi e Hamas in Cisgiordania

Il negoziato sugli ostaggi interrotto dopo una sola settimana è stato un’avvisaglia, avverte Palmas: «Hamas ha scambiato i prigionieri con cittadini cisgiordani detenuti nelle carceri israeliane, lanciando un’Opa, una ‘offerta politica’ sulla regione. Ha gettato le basi per darsi un futuro oltre Gaza». Un piano che l’ex capo del Mossad Efraim Halevy ha definito «mal consigliato» e che potrebbe ulteriormente radicalizzare Gaza e la Cisgiordania con scenari ancora peggiori degli attuali, avverte Alberto Negri sul Manifesto.

Biden&Blinken impotenti

Gli americani Biden e Blinken stanno provando contenere Netanyhau ma con scarso successo. Per il leader oltranzista, questione di sopravvivenza anche personale, e non solo politica. Ma per il mondo, sono americane le bombe da 900 chili che stanno spianando Gaza, «quattro volte più potenti di quelle sganciate da Washington e dai loro alleati su Mosul assediata contro l’Isis», sempre la memoria di Negri.

La guerra moderna più feroce

Che aggiunge: «Il numero di donne e bambini uccisi a Gaza dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre ha superato quello di qualunque altra guerra recente: in 20 anni di conflitto in Afghanistan americani e Paesi Nato non hanno ammazzato in proporzione così tanti civili come in questi due mesi nella Striscia. Gaza è diventata un poligono di tiro per la vendetta israeliana».

02/12/2023

da Remocontro

Ennio Remondino