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SE SALVARE LA VITA DI UNA DONNA INCINTA DIVENTA UN REATO

22.03.2018 

 

Benoit Ducos, in foto, rischia 5 anni di galera. 

La vicenda risale a sabato 10 marzo, quando la guida alpina e volontario dell’associazione francese Refuge solidaire, Benoît Ducos, ha soccorso quattro membri di una famiglia nigeriana al confine tra Italia e Francia, persi a circa 1.900 metri d’altezza nel dipartimento di Hautes-Alpes, tra il Monginevro e Claviere. Oltre al padre e ai due figli (di due e quattro anni), a compiere la traversata alpina c’era anche la mamma incinta di 8 mesi. L’intera famiglia rischiava di morire assiderata.

 

Cosa ci faceva lì una famiglia nigeriana? Purtroppo, dopo che i tentativi sul versante costiero, a Ventimiglia, sono stati quasi del tutto bloccati, da tempo i migranti cercano di passare in Francia attraverso i valichi di montagna, partendo dalla zona di Bardonecchia.

Dall’altra parte del confine, quello francese, esiste da un anno a Briançon un centro di accoglienza privato, che il governo di Parigi ha cercato di far chiudere a più riprese. Succede allora, che i migranti raggiungano l’ultimo paese italiano prima del confine, Claviere, in bus oppure accompagnati da passeur. Una volta al confine, si incamminano lungo le piste da sci che portano al di là del confine.

 

La guida alpina, dunque, individuata la famiglia nigeriana sulla neve e accortosi, insieme a un altro volontario, della situazione disperata della donna che non riusciva più a camminare per le doglie, ha deciso di accompagnare la famiglia in macchina in un ospedale di Briançon per le cure necessarie e il parto.

Come ha raccontato lo stesso Ducos al giornale Libération, la Gendarmerie, alle porte di Briançon, ha bloccato l’auto con a bordo la famiglia e ha contestato la mancanza di documenti: Ducos implorava invano i poliziotti di poter raggiungere un posto sicuro per il parto, ottenendo solo un fermo diniego. Intanto la donna cominciava ad avere dolori più forti e da lì a poco partoriva.


In che mondo, precisamente, viviamo?