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La realtà parallela di Trump: «È Joe Biden la minaccia per gli Usa»

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STATI UNITI. L’ex presidente a un comizio in Iowa definisce «ostaggi» i rivoltosi in prigione per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021

Alcune ore dopo il discorso elettorale di Joe Biden, in cui ha attaccato Donald Trump descrivendolo come una minaccia antidemocratica agli ideali fondanti degli Stati uniti, il tycoon ha risposto con un comizio dall’Iowa, accusando il presidente di «patetico allarmismo». Nel suo discorso Trump non ha fatto menzione della data che segnava il terzo anniversario del tentato golpe del 6 gennaio 2021, ma si è concentrato sul trattamento, a suo giudizio, ingiusto riservato ai militanti che hanno partecipato all’assalto al Campidoglio, e che sono stati incarcerati per aver partecipato alla rivolta.

PER QUEI FATTI più di 1.230 persone sono state accusate di crimini federali, fra cui compaiono reati come «aggressione a agenti di polizia» e «cospirazione sediziosa», ma nella narrazione parallela dell’ex presidente vengono definiti «ostaggi», e le loro incarcerazioni «verranno considerate una delle cose più tristi nella storia del nostro Paese. Nessuno è mai stato trattato così male come queste persone».
A un certo punto del discorso Trump si è spinto a chiedere al pubblico presente se ci fosse qualcuno nella sala che non avesse intenzione di votare per lui, ma poi li ha subito avvertiti ridendo di non alzare la mano: «Se lo farete diranno che ho incitato un’insurrezione».

A metà comizio Trump ha nuovamente messo in dubbio i risultati delle elezioni del 2020, suggerendo che i circa 75 milioni di voti espressi per lui fossero in realtà un numero impreciso, e che il totale fosse in realtà molto più alto, tanto da accreditargli una vittoria schiacciante, questo nonostante tutti ricorsi in tribunale presentati dai suoi alleati nel 2020 per contestare i risultati delle elezioni siano stati respinti da più giudici, sia repubblicani che democratici, in tutto il Paese.

Giudicando da questo primo comizio, la campagna elettorale di Trump si concentrerà su questa narrazione parallela, ripetendo le stesse bugie che avevano motivato i rivoltosi nel 2021: che le ultime elezioni sono state una truffa, che gli è stata rubata la vittoria e che è il momento di vendicarsi. A questo si aggiunge la retorica per cui la classe politica di Washington non ha a cuore e non capisce i bisogni del popolo. Biden «non può parlare di una singola questione che importi agli americani che lavorano duramente. Lui vi ha deluso e vi ha tradito», ha detto Trump, aggiungendo che tutto quel parlare di insurrezione e tentato golpe in realtà è solo un espediente retorico per distrarre gli americani da questioni come l’economia e il confine meridionale con il Messico che nelle descrizioni dell’ex presidente è sempre preso d’assalto da orde di migranti inferociti.

«I RISULTATI di Joe Biden sono una serie ininterrotta di debolezza, incompetenza, corruzione e fallimento. Date un’occhiata a cosa sta facendo per il confine, o all’inflazione, o per i nostri militari, pensate a quell’orribile giorno in Afghanistan, guardate cosa ha fatto con l’energia. In tutto il mondo, siamo motivo di imbarazzo come Paese».
Trump, la cui retorica autoritaria e i piani radicali per un potenziale secondo mandato sono noti, è poi passato ad accusare il presidente in carica di utilizzare il dipartimento di Giustizia per attaccarlo in quanto suo oppositore politico, sebbene, anche per questo, non esistano prove che Biden sia coinvolto nei quattro procedimenti penali che pendono sul tycoon. «Hanno armato il governo e Biden dice che sono io la minaccia per la democrazia», ha detto Trump, enfatizzando un’espressione incredula.

MA GLI ATTACCHI non si sono limitati alla sfera politica: Trump ha anche deriso il discorso di Biden dicendo che l’ex presidente aveva balbettato tutto il tempo, nonostante ciò non sia accaduto, ma basandosi sul fatto che è nota la balbuzie con cui il presidente ha combattuto da bambino.
Trump resta comunque il favorito per la nomination repubblicana: quello di venerdì è stato il primo di tutta una serie di eventi in programma in vista del voto dei caucus del 15 gennaio, dove il tycoon ha buone probabilità che i suoi sostenitori lo portino a una vittoria che cancellerà ogni potenziale speranza elettorale per l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley e il governatore della Florida Ron DeSantis.