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UN GOVERNO TUTTO DI DESTRA

08.06.2018

Leonardo Becheri

 

Un governo pienamente di destra, una destra “furba”che fa pienamente il suo mestiere, ma introducendo nel “contratto di governo” qua e là misure che simbolicamente correggano alcune dei simboli della politica dell’austerity, senza modificare ma anzi drammaticamente peggiorare la condizione della stragrande maggioranza dei cittadini e le disuguaglianze di questi anni.

 

Insomma pienamente rispettata – si può dire, adesso che l’esecutivo è pienamente in carica e la pantomima degli ultimi due mesi chiusa – una opzione assolutamente tragica per la politica: la scelta fra destra razzista e anche tecnicamente “populista” (un presentazione anti “sistema” che sulle grandi scelte sia in realtà pienamente nel quadro delle compatibilità) e un cosiddetto centro sinistra che dell’austerity e delle misure più inique si è fatto in questi anni fiero promotore e sostenitore. Una condizione inaccettabile, a cui non ci possiamo rassegnare.

Dov’è la lotta alle disuguaglianze, una partecipazione vera e non plebiscitaria, un idea di Europa sociale e non razzista o monetarista, dov’è un opzione politica che permetta un futuro di sicurezze per tutti e non per pochi?

Dov’è la lotta ad ogni diversità come principio fondante della convivenza civile? Nelle opzioni che la politica nazionale offre oggi tutto questo non c’è?

Non c’è nel contratto di governo 5 stelle e lega, non c’è nell’”opposizione” del centro sinistra, tutto teso a difendere quanto fatto e a chiedere conto degli equilibri di bilancio al nuovo governo, o a litigarsi su quale sia la miglior politica per condannare milioni di persone ai lager africani piuttosto che vederli sbarcare sulle nostre coste.

Sulle questioni che ci riguardano più direttamente nel “contratto” ci pare vi sia molta aria fritta, certamente non si chiederà l’abolizione del fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione, e soprattutto si daranno molti più oneri agli enti locali – un combinato disposto micidiale il ritorno al “regionalismo” e l’esaltazione della “sussidiarietà” – senza dare risorse, senza mettere in discussione il patto di stabilità, senza maggiore autonomia d’imposizione e di decisione (insomma pseudo democrazia dal basso solo con i click ma non certo nuovi strumenti per rafforzare la democrazia partecipata municipale) e su temi di grande rilevanza: dalla sanità alla scuola, al welfare (inteso per altro in senso prettamente familistico), senza contare il manifesto della disuguaglianza come la flat tax (palesemente incostituzionale, non ci sono detrazioni che tengano).

Mentre, sul tema sicurezza, non poteva mancare la direzione che porta a una polizia locale verso funzioni di pubblica sicurezza, la pistola per tutti, i daspo ecc. Insomma una continuità con le precedenti politiche, e un accelerazione sulle misure più inumane e ingiuste (si pensi alle espulsioni facili, ai centri di identificazione in ogni regione) ai lager suddetti nei paesi di provenienza o transito potenziati ecc) sul tema migranti.

La vera cifra di questo governo, in una logica di governare la paura indirizzando la rabbia popolare verso il migrante, allontanarla dai responsabili delle disuguaglianze, e promettere qualche obolo al popolo che deve anche ringraziare.

Come e più di prima lavoreremo per proporre – a partire dal lavoro locale ma non localistico – alternative concrete a questa barbarie imperante, avendo una idea attiva della democrazia.

E proveremo a contribuire percorsi che permettano di non espungere anche dal senso comune un alternativa ai signori della clava o a quelli delle banche.

Che molto spesso sono gli stessi, tutti tesi a allontanare da sé i riflettori per continuare a perpetrare le ingiustizie sociali.

Ecco il governo del “cambiamento”, novello principe di Salina.